Capitolo 17

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Sabrina's Pow
Finisco di scrivere le ultime parole della tesina di Chiara e metto in cartella gli ultimi quaderni.
Finalmente è finita questa tortura.
Scendo giu alla svelta per preparare i panini per quei tra bulli del cazzo.
Arrivo in cucina ma noto una cosa strana: i panini e le bottiglie di the già pronti.
"Ma cosa.....".
Sento due braccia stringermi i fianchi e due labbra sul collo lasciarmi un bacio a stampo
"Sascha..." mormoro
"Già,è tutto fatto,ma fatti valere,ti prego"
"No...non ho il coraggio...."
"Si che ce l'hai invece,e anche tanto".
Respiro a fondo e annuisco: prendo i panini,lo bacio a stampo ed esco da casa.
Arrivo a scuola e quelle tre mi circondano subito
"Finito?"
Consegno a tutte compiti e tesine
"Brava!"
"E la foto?"
Le tre si guardano e annuiscono.
Diana prende la foto e me la fa vedere
"Beh,io credo che alla fine non ci serva più....."
Sorrido,finalmente,libera almeno da questo fardello
".....nasconderla" dice con cattiveria.
Mi cade il mondo addosso e la vedo premere il tasto di condivisione
"Ciao ciao Sabrina!" dicono in coro e se ne vanno sculettando.
Sento la notifica arrivare a tutte le persone che mi circondano e chiude istintivamente gli occhi.
In un secondo mi sento ridere dietro e tutti gli occhi fissi su di me
"Troiaaa!" sento gridare
"Puttana!" sento dire da un altro che poi scoppia a ridere
"Sfascia famiglie!" ecco,mi mancava questa.
Basta.
Basta,basta,basta!
Scappo da scuola e vado nel mio posto felice,per ammazzarmi.
Avevo rubato un coltello a mio padre settimana scorsa.
Faccio partite In my blood,almeno voglio una canzone che rimane in testa a tutti e che faccia capire perché mi sono uccisa.
La metto in loop,non riuscirò ad uccidermi in tre minuti.
Mi punto il coltello al cuore,ma poi penso,voglio morire con tutte le ferite che questa vita mi ha dato.
Mi levo il giacchetto e la maglia rimanendo in top,quello che avevo per fare ginnastica.
Lascia vedere perfettamente tagli e frustate.
Tolgo i pantaloni,rimango in shorts facendo scoprire i lividi sulle gambe.
Con l'aiuto dell'acqua e di un fazzoletto tolgo il fard che mi ero messa per nascondere menate e un occhio nero.
Ecco,ora sono pronta a morire.
Prendo il coltello mentre sento ripartire la canzone.
Me lo punto al cuore e inizio a piangere.
Sono pronta.
"Ti amo Sascha....." mormoro.
E.....

Sascha's pow

~qualche minuto prima~
Sto tranquillamente editando il video, quando il mio telefono comincia a squillare e, sul display, compare il numero della segreteria della scuola di Sabrina.
Accetto subito la chiamata, lasciando che la registrazione continuasse.
Ma era più importante Sabrina.
"Pronto?"
"Sa', sono Marina, Sabrina, Sabrina, la foto, coltello e... "
"Marina calmati e respira!"
"Hanno pubblicato la foto, tutti le hanno riso e preso in giro, lei è scappata!"
Non sento l'ultima parola, avendola già capita, lascio tutto, non dò ascolto alle parole di Violet che mi vede scappare fuori di casa, ma è meglio così, non le è mai importato di mia figlia.
Mentre guido, penso a tutti i posti in cui potrebbe essere, ma ripensandoci con scarsi risultati.
Faccio inversione immediatamente, appena la mia mente mi mette davanti l'immagine del parco.
Passo con il rosso a tutti i semafori, sorpasso tutti, supero i limiti della velocità e le precedenze: alle multe ci penserò dopo.

Narratore's pow
Il viso di lei era ormai coperto dalle lacrime, le mani le tremavano e la mente si colorava di nero, riemergendo tutti i momenti felici della ragazza.
Ma a lei non importava più nulla. Aveva deciso.
Lui continuava a correre verso la direzione di lei.
Pregava, pregava che resistesse un altro po, giusto il tempo di raggiungerla, pregava che, arrivando troppo tardi, il suo mondo non diventava polvere vedendola.
Pregava perché dopo anni aveva ritrovato la sensazione dell'amore solo grazie a lei.
E si sarebbe preso tutte le colpe.
Dal tragitto casa-parco, aveva chiamato il suo avvocato, per confermare che qualunque cosa gli fosse successa, la ragazza dovrai essere affidata ai suoi colleghi.
Perché se lo sentiva, che con quel taglio nel cuore, non solo moriva la ragazza, ma anche lui.
Finalmente, i due si separavano di pochi metri e il coltello di lei, era sempre più vicino alla sua pelle.
A quella vista, sulle spalle dell'uomo si formò come una grossa massa di pietra e faceva fatica a raggiungere la ragazza.
Urlò il suo nome e lei, girandosi verso di lui, prese coraggio e allontanò il coltello, pronta a farlo trapassare.
Chiuse gli occhi, si fece forza e fece il grande passo fatale per la sua vita.
Riaprì gli occhi, incuriosita di non aver sentito dolore ma quello che si ritrovò davanti era peggio di quello che voleva farsi.
Lui, appena in tempo, si mise davanti a lei per coprirla.
Spaventata si allontanò con le lacrime agli occhi urlando, e il padre cadde all'indietro.
Egli, nel frattempo, sorrideva.
Perché era felice, che la lama avesse trafitto il suo di cuore e non quello della ragazza.

My daughter-SaschinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora