Il giorno del saggio era finalmente arrivato, il gruppo aveva appena svolto la coreografia che aveva preparato per due lunghi mesi, ed ora era il momento per salire sul palco singolarmente.
Jimin era in ansia, sarebbe stato il penultimo ad esibirsi, dunque avrebbe dovuto aspettare come minimo un'ora prima che chiamassero il suo nome.
Gli allievi erano sedici, quindi tanto valeva andare a mangiare qualcosa.
Il ragazzo uscì dalle quinte per recarsi alle macchinette.
La madre era in mezzo alla folla, ansiosa di vedere il proprio figlio ballare, e Jimin non aveva intenzione di chiamarla per fargli compagnia, così andò da solo.
Arrivò finalmente alle macchinette ed optò per un pacchetto di wafer, così mise i soldi nell'apposita buca e li prese.
Subito aprì il pacchetto, era talmente affamato che avrebbe potuto mangiare ogni singola cosa presente in quella macchinetta.
"Occhio a mangiare troppo o ingrasserai ancora di più e rotolerai invece di ballare" rise una voce.
Jimin alzò lo sguardo.
Ovviamente era Doyun.
E ciò che aveva detto non era affatto carino da sentirsi dire.
Sentì un vuoto nel petto a quelle parole.
Odiava sentirselo dire.
Odiava dover pensare che in fondo avesse ragione.
"Non mi piace quando le persone non rispondono a ciò che dico" continuò l'altro avvicinandosi a lui.
"C-che cosa vuoi?" fece Jimin incapace di alzare lo sguardo.
"Voglio che mi guardi in faccia frocetto" disse Doyun alzando il suo viso con prepotenza. "Non vedo l'ora di vedere la tua esibizione, sembrerai ancora più frocio del normale, non è così Park?"
"Lasciami stare e tornatene dai tuoi amici" sbottò Jimin alzandosi di colpo.
"Ah, ma io sto parlando con te, non ho bisogno di loro ora" sorrise malignamente il più alto. "Allora Jimin, metterai un tutù rosa e rotolerai sul palco tra un po'?"
"S-smettila..."
Ma Doyun non smise, e lo spinse contro la macchinetta, facendolo lamentare per la botta presa alla schiena.
"Ti ho detto mille volte di non dirmi cosa devo fare, hai capito ragazzina?!" disse tra i denti.
"Direi che può bastare" fece un'altra voce.
Entrambi si girarono e Jimin sospirò sollevato vedendo Yoongi.
"Perché non vai a farti un giro invece di disturbare le persone?" si avvicinò a loro.
"Credi di farmi paura? Guardati, sei minuscolo, ma che ci trovano tutti in te?" sputò Doyun.
"Forse a differenza tua io ho un cervello, quindi per piacere Doyun" disse Yoongi, stavolta spingendo lui il più alto contro il muro. "Prima di rispondere così a un tuo hyung, impara cos'è il rispetto e soprattutto impara nuovi vocaboli, usi sempre gli stessi, è abbastanza noioso sai?"
Doyun non riuscì a rispondere e deglutì.
"Bene, ora tornatene dai tuoi amici, se così vuoi chiamarli, prima che ti prenda a calci nel culo, grazie" sorrise falsamente, per poi strattonarlo dal muro e spingerlo via.
Poi si girò verso Jimin.
"Stai bene?" chiese preoccupato, avvicinandosi a lui.
"Sì io...grazie..." fece Jimin abbassando lo sguardo.

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𝓐𝓬𝓪𝓭𝓮𝓶𝔂 [𝓶.𝔂𝓰+𝓹.𝓳𝓶]
Romance"È colpa tua se sto male...anche se ora sto bene" "E...perché?" "Tra le tue braccia sto sempre bene hyung" Dove Yoongi è un pianista che lavora all'Accademia artistica di Daegu e Park Jimin è un ballerino diciassettenne trasferitosi da poco in città...