CAPITOLO 5 "I primi fervori letterari"

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D'improvviso la fortuna arrise a Jo, facendole piovere addosso un gruzzoletto di soldi completamente inaspettato. Non si trattava di una gran somma, a dir la verità, ma per il modo in cui le giunse neppure un milione sarebbe riuscito a procurarle tanta felicità.

Di tanto in tanto, a intervalli di due, tre settimane, Jo si chiudeva nella sua stanA, indossava il vestito di "scribacchina" e si "tuffava nel vortice", come amava esprimersi, vale a dire so dedicava corpo e anima al suo romanzo buttando giù una pagina dopo l'altra. Non avrebbe avuto pace finché non fosse finito.

Il vestito da scribacchina, come lei lo chiamava, consisteva in un vecchio spolverino di lana nera, senza maniche, sul quale poteva pulire il pennino senza problemi, e in un berretto della stessa stoffa, ornato di un bel nastro rosso, in cui raccoglieva i capelli prima di affrontare le sue fatiche letterarie. Quel berretto funzionava anche come segnale per la famiglia, che capiva subito quando era meglio tenersi alla larga da lei. Qualcuno di loro provava ogni tanto a far capolino dalla porta e a domandarle premurosamente: "Jo, arde la fiamma del genio?". Se il cappello scendeva a coprire la fronte, era segno che tutto filava liscio, se pendava da un lato, invece, significava che il momento era burrascoso; se giaceva abbandonato per terra, voleva dire dhe c'era in atto una grave crisi creativa.

Allora, l'intrusi si ritirava silenziosamente, in punta di piedi, e finché il nastro rosso non si ergeva di nuovo ben eretto, nessuno osava rivolgere la parola a Jo.

Non che Jo credesse di essere un genio, tutt'altro, ma quando arrivava l'ispirazione, si lasciava trasportare, felice, insensibile alla fame, alle preoccupazioni, al cattivo tempo, immersa in un mondo meraviglioso e immaginario dove si sentiva protetta e sicura, un mondo pieno di amici inventati che le erano cari quanto quelli in carne e ossa. Non toccava cibo, non sentiva il bisogno di dormire, e le ventiquattro ore di una giornata non le bastavano per gustare fino in fondo la felicità che in quei momenti le veniva concessa. Questo stato di grazia durava di regola una settimana o due, poi Jo emergeva da vortice affamata, assonnata, stanca e intrattabile.

Stava giusto uscendo da uno di questi periodi quando si lasciò persuadere ad accompagnare Miss Crocker a una conferenza, e di tanta generosità fu compensata ampiamente, perché fu in quell'occasione che le balenò in testa un'idea geniale.

La conferenza faceva parte di un corso, e l'argomento verteva sulle Piramidi e l'antico Egitto. Jo lo trovò un po' inconsueto per un genere di pubblico interessato ai prezzi della farina o del carbone che alla grandezza dei faraoni o agli enigmi della Sfinge.

Arrivarono che era ancora presto, e mentre Miss Crocker ingannava l'attesa sferruzzando, Jo si divertì a osservare le facce della gente che occupava i posti vicini al loro. Alla sua sinistra c'erano due imponenti matrone con altrettanto imponenti cappelli, che lavoravano all'uncinetto e intanto discutevano dei Diritti della Donna. Più in là due timidi innamorati si tenevano per mano, una tetra zitella pescava mentine da un sacchetto di carta e un vecchio signore con un gran fazzoletto giallo intorno al collo sonnecchiava dignitosamente. Alla sua destra c'era solo un giovanotto occhialuto assorto nella lettura di un giornale illustrato, e Jo dette un'occhiata di sfuggita alla pagina. Che genere di racconto era quello, corredato da disegni a dir poco inconsueti? Un indiano in assetto di guerra che precipitava in un abisso con un lupo che gli azzannava la gola, due giovani gentiluomini infuriati, con piedi troppo piccoli e occhi troppo grandi che lottavano furiosamente avvinghiati, una domma scarmigliata che fuggiva con la bocca aperta quasi stesse urlando.

Il giovane interruppe la lettura per voltar pagina, vide che Jo stava sbirciando di sottecchi, e con un sorriso le porse metà del giornale dicendo:

- È la prima puntata di un nuovo romanzo, vuole leggerlo?

Jo accettò volentieri, e subito si immerse in un guazzabuglio di amore, mistero e morte, perché il romanzo apparteneva a quel genere di romanzi a forti tinte in cui predominano le passioni e quando l'autore non sa più che cosa inventare elimina con una bella catastrofe una mezza dozzina di personaggi lasciando i superstiti liberi e felici della loro scomparsa.

PICCOLE DONNE CRESCONODove le storie prendono vita. Scoprilo ora