CAPITOLO 21 "Gli sposini"

180 2 0
                                    


«Signora mamma, potreste prestarmi mia moglie per mezz'ora? E arrivato il bagaglio e io ho messo sottosopra tutti gli abiti che Amy ha portato da Parigi nel tentativo di cercare quanto mi occorre», disse Laurie entrando il mattino dopo e trovando la signora Laurence seduta in grembo alla mamma, come quando era «bambina». «Certamente. Vai, cara. Dimentico che tu hai un'altra casa ora», disse la signora March, stringendo la mano bianca che ora portava la fede nuziale, quasi a scusarsi del suo eterno attaccamento. «Non sarei venuto, se avessi potuto farne a meno. Ma senza la mia mogliettina non so più andare avanti, come...». «Una banderuola senza il vento», suggerì Jo a Laurie che non trovava il paragone: da quando Teddy era tornato, Jo aveva ritrovato la sua antica impertinenza. «Esattamente. Amy mi tiene quasi costantemente puntato verso ovest, con qualche occasionale sbandata verso sud; dacché siamo sposati non mi sono mai volto a levante, e non so dove si trovi il nord; ma nel complesso, ci troviamo benissimo. Non è vero, mia signora?» «Fin qui, tempo ottimo. Non so quanto durerà, ma le tempeste non mi fanno paura, poiché sto imparando a guidare la mia nave. Vieni, caro, te lo troverò io il tuo cavastivali. Immagino che hai buttato all'aria la mia roba proprio in cerca di quello. Gli uomini sono così maldestri, mamma!», disse Amy con un'aria da donna vissuta che divertì suo marito. «Cosa farete quando vi sarete sistemati?», chiese Jo abbottonando il soprabito di Amy, come faceva con i grembiulini di una volta. «Abbiamo i nostri progetti. Per ora non vogliamo parlarne molto, perché siamo ancora sposini freschi freschi; ma non abbiamo l'intenzione di stare in ozio. Io ho deciso di buttarmi negli affari con una foga che renderà beato il nonno, e gli darà la prova che non mi sono guastato. Ho bisogno di qualcosa del genere per mantenermi in riga. Sono stufo di perdere del tempo e voglio lavorare da uomo». «E Amy? Cosa farà lei», domandò la signora March, molto compiaciuta per la decisione di Laurie, e l'energia con la quale ne parlava. «Dopo aver fatto tutte le visite di cortesia, e mostrato intorno il suo miglior cappello, sbalordiremo il prossimo con l'elegante ospitalità di casa nostra, la società brillante che vi riuniremo, e la benefica influenza che eserciteremo nel mondo. Non è così, Madame Récamier?», domandò Laurie gettando un'occhiata buffa a Amy. «Col tempo si vedrà. Vieni via, impertinente, e non scandalizzare la mia famiglia dandomi dei soprannomi in sua presenza», rispose Amy, decisa ad avere una casa e farvi da brava moglie, prima di avere un salone in cui regnare come regina della società. «Quanto felici sembrano quei ragazzi!», osservò il signor March, faticando a riconcentrarsi nel suo Aristotele, dopo che la giovane coppia se ne fu andata. «Certo. E credo che durerà», soggiunse la signora March con l'aria sollevata del pilota che ha portato la nave sana e salva in porto. «Io ne sono sicura. Fortunata Amy!», e Jo sospirò; ma subito dopo sorrise raggiante, vedendo il professor Bhaer aprire impaziente il cancello. Più tardi, in serata, tranquillo per la ricomparsa del suo cavastivali, Laurie disse improvvisamente alla moglie, intenta a sistemare i sui nuovi tesori artistici: «Signora Laurence!». «Signor mio». «Quell'uomo intende sposare la nostra Jo». «Lo spero, e tu no, caro?» «Bene, amor mio, per me è una persona onesta nel vero senso della parola, ma desidererei che fosse un po' più giovane e un po' più ricco». «Via, Laurie, non essere così pignolo e superficiale. Se si amano, non importa nulla che sia vecchio o povero. Le donne non si dovrebbero mai sposare per interesse», ma qui Amy si interruppe di botto; quelle parole le erano sfuggite. Guardò il marito che le rispose serissimo, con maliziosa gravità: «Certamente, sebbene talvolta si sentano delle affascinanti ragazze dire di voler proprio far così. Se la memoria non mi tradisce, una volta tu credevi fosse tuo dovere fare un matrimonio di interesse. Ciò spiega forse perché hai sposato un buono a nulla come me». «Oh, mio caro, non dire così, non dirlo. Quando ti dissi di sì non mi ricordavo nemmeno che eri ricco. Ti avrei sposato anche se non avessi avuto un soldo, e qualche volta desidererei che tu fossi povero per dimostrarti quanto bene ti voglio», e Amy che era molto dignitosa in pubblico, ma molto affettuosa in privato, gli diede una convincente prova della verità delle sue parole. «Tu non pensi seriamente, vero, che io sia quella creatura venale che volevo essere una volta? Mi si spezzerebbe il cuore se tu non credessi che sarei felice di remare nella tua stessa barca, anche se ti guadagnassi la vita facendo il barcaiolo». «Sono forse un idiota o un bruto? Come potrei pensarlo, quando hai rifiutato un uomo più ricco di me, e non mi permetti di darti nemmeno la metà di quello che desidererei ora, quando ne avrei il diritto? Si vedono tutti i giorni delle ragazze fare di questi matrimoni, poverette! A loro è stato insegnato a pensare che è l'unica salvezza, ma tu sei cresciuta a ben altra scuola. E sebbene ci sia stato un momento in cui tremai per te, non sono stato deluso, poiché la figlia si è mostrata degna degli insegnamenti della madre. Gliel'ho detto alla mamma ieri, e ne è stata contenta e riconoscente come se le avessi regalato un assegno di un milione da spendere in beneficenza. Ma voi non ascoltate le mie osservazioni morali, signora Laurence», e Laurie tacque poiché gli occhi di Amy avevano uno sguardo assente, sebbene fossero fissi sul suo volto. «No, ti ascolto, ma nello stesso tempo ammiro quella fossetta che hai nel mento. Non voglio farti diventare vanitoso, ma devo confessare che sono molto più orgogliosa del mio bel marito che di tutti i suoi soldi. Non ridere, ma il tuo naso è un tal conforto per me!», e Amy accarezzava dolcemente, con soddisfazione di artista, il naso ben modellato. In vita sua Laurie aveva ricevuto parecchi complimenti; ma mai nessuno che gli facesse tanto piacere. E lo dimostrò, sebbene ridesse del curioso gusto di sua moglie, mentre lei gli chiedeva lentamente: «Posso farti una domanda, caro?» «Naturalmente». «Sei contento se Jo sposa il signor Bhaer?» «Ah, è questo il cruccio, allora? Pensavo che nella fossetta del mento ci fosse qualcosa che non ti andasse. Non essendo un egoista, ma l'uomo più felice su questa terra, ti assicuro che danzerò alle nozze di Jo con cuore non meno leggero dei miei piedi. Puoi dubitarne, cara?». Amy gli alzò gli occhi in volto e fu completamente soddisfatta. L'ultima traccia del suo geloso timore scomparve per sempre, e lo ringraziò con un volto ch'era tutto amore e fiducia. «Desidererei che potessimo fare qualcosa per quell'ottimo vecchio professore. Non si potrebbe inventare un parente ricco, che avesse la luminosa idea di morire laggiù in Germania, lasciandogli una piccola sostanziosa eredità?», disse Laurie. Avevano preso a passeggiare su e giù per l'ampio salone, a braccetto, come amavano fare in memoria del giardino del castello. «Jo non la berrebbe e manderebbe tutto all'aria. È molto orgogliosa di lui così com'è, e anche ieri diceva che la povertà è una bella cosa». «Che Dio la benedica! Non penserà così quando avrà un marito letterato e una dozzina di piccoli professori e professorine da mantenere. Per ora non immischiamocene, ma stiamo attenti ad afferrare la buona occasione per aiutarli loro malgrado. Sono debitore a Jo di parte della mia educazione, e lei ha la ferma fiducia che le persone oneste paghino i propri debiti. Vedrai che con questo argomento riuscirò a convincerla». «Che cosa deliziosa poter essere di aiuto agli altri, non ti pare? Questo è sempre stato uno dei miei sogni; poter avere la possibilità di donare senza parsimonia. E, grazie a te, il sogno si è avverato». «Ah! Faremo molto del bene, non è vero? E c'è un genere di povertà che a me piace aiutare in modo particolare. Per i mendicanti c'è chi pensa e provvede, ma stanno assai peggio quei poveretti che non vogliono chiedere e a cui le persone non osano offrire, per quanto ci siano migliaia di modi di aiutarli, se solo si sa farlo in modo così delicato da non offendere. Devo dire che, per me, preferisco aiutare un signore decaduto che non uno strisciante mendico; può anche essere uno sbaglio, ma è così, sebbene sia anche più difficile farlo». «Perché per farlo ci vuole un altro signore», concluse l'altro membro della società di domestica mutua ammirazione. «Grazie, temo di non meritarmi questo bel complimento. Ma stavo per dirti che, mentre bighellonavo per l'Europa, ho visto un buon numero di giovanotti pieni di talento fare ogni sorta di sacrifici, e sopportare una vita veramente dura, per realizzare i loro sogni. Magnifici individui: alcuni di loro lavoravano eroicamente nella povertà e senza amici, ma erano così pieni di coraggio, pazienza e ambizione, che mi vergognavo di me stesso, e avrei desiderato poter fare per loro qualche cosa di utile. Sono queste le persone che mi piace aiutare, poiché se hanno del genio è un onore aver la possibilità di dar loro una mano, impedendo che quel genio si perda o venga ostacolato per mancanza di nutrimento; e se non sono dei geni è un piacere confortare quei poveretti, impedendo loro di disperarsi quando arrivano a rendersene conto». «Proprio così, e c'è un'altra classe di persone che non chiede e soffre in silenzio. Io ne so qualcosa perché appartenevo a quella classe, prima che tu facessi di me una principessa, come fece il re della favola con la piccola mendicante. La vita delle ragazze ambiziose è ben dura, Laurie, e spesso devono veder sfumare la giovinezza, salute e preziose occasioni, solo per la mancanza di un piccolo aiuto nel momento giusto. La gente è stata assai buona con me, e tutte le volte che vedo una ragazza lottare da sola, come facevo io, mi vien voglia di tendere la mano e aiutarla, come fui aiutata io». «E così farai, da quell'angelo che sei!», gridò Laurie, decidendo con un accesso di zelo filantropico, di fondare e sostenere un'istituzione con l'espresso compito di aiutare le giovani povere dotate di talenti artistici. «I ricchi non hanno alcun diritto di chiudersi in se stessi e godersela, e di accumulare ricchezze che verranno sperperate dagli altri. È molto meglio, anziché lasciare tanti lasciti quando si muore, usare saggiamente il proprio denaro da vivi, e trarne gioia usandolo per dare felicità agli altri. È così che noi ci divertiremo, aggiungendo gioia ai nostri piaceri, facendone partecipi gli altri. Ti piacerebbe essere una piccola Dorcas e andare in giro a vuotare il grande cesto dei benefici per riempirlo di opere buone?» «Con tutto il cuore, se tu sarai il coraggioso San Martino che si ferma, mentre galoppa glorioso per il mondo, per dividere il suo mantello con il mendicante». «Accordo concluso, e ne tireremo fuori il meglio». La giovane coppia si scambiò una stretta di mano: poi continuò a passeggiare felice su e giù, sentendo che la loro casa era in quel momento ancora più bella per la speranza che li animava di poter portare un po' di luce nelle case degli altri. I loro piedi avrebbero camminato più leggeri sul fiorito sentiero che si stendeva davanti a loro, se fossero riusciti a spianare le asperità del cammino per gli altri; e i loro cuori più strettamente uniti da un amore che riusciva a ricordarsi anche di quelli meno fortunati di loro.

PICCOLE DONNE CRESCONODove le storie prendono vita. Scoprilo ora