CAPITOLO 7 "Conseguenze inevitabili"

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La fiera di beneficenza organizzata dalla signora Chester era considerato un avvenimento di eccezionale importanza, così elegante ed esclusivo che era un grande onore per le ragazze del vicinato essere chiamate a occuparsi di un banco. Amy era stata invitata, ma non Jo, e fu una fortuna per tutti perché in quel periodo era di umore pestifero ; avrebbe dovuto subire molti di colpi prima di imparare ad essere un po' più malleabile.

La "ragazza che di dava un mucchio di arie e non era per niente interessante" fu lasciata in disparte, e Amy era felice che grazie al suo talento le fosse stato affidato proprio io banco degli oggetti d'arte. Si fece in quattro per allestirlo nel migliore dei modi e portare così a buon termine l'impresa che le era stata affidata.

Tutto andò per il verso giusto fino alla vigilia dell'inaugurazione; fu allora che ebbe luogo una scaramuccia, di quelle inevitabili quando ventiquattro donne, giovani e attempate, ciascuna con le proprie fisime e i propri pregiudizi, devono lavorare fianco a fianco.

La signora Chester era sempre stata un po' gelosa di Amy, e proprio in quei giorni diverse circostanze, seppure di poco conto, avevano rinfocolato quella gelosia. I deliziosi disegni di Amy superavano di gran lunga i vasi dipinti da sua figlia May; e questo era il primo motivo. Poi, all'ultimo ricevimento, quel gran conquistatore del giovane Tudor aveva ballato un'infinità di volte con Amy, e una soltanto con May. Ma quello che fece precipitare la situazione, e spinse la signora a comportarsi in modo scorretto, fu un pettegolezzo che qualcuno si era sentito in dovere di riferirle: le ragazze March si erano divertite alle spalle di May, in casa Lamb. Tutto il biasimo avrebbe dovuto ricadere sulle spalle di Jo per l'imitazione fatta quando si era congedata dai Lam, i quali, amanti degli scherzi com'erano, ne avevano parlato in giro. Ma niente di tutto questo giunse alle orecchie della colpevole, e si può immaginare l'imbarazzo di Amy quando, il giorno precedente alla fiera, mentre stava dando gli ultimi ritocchi al suo banco, la signora Chester, risentita per quella presa in giro della figlia, l'affrontò con voce dolce ma con lo sguardo gelido:

- Penso, mia cara, di aver sbagliato ad affidare a te questo banco invece che a una delle mie figliole. Siccome è di ottima posizione e il più bello di tutti, e siccome le mie figliole sono tra le principale artefici della fiera, mi sembra giusto che prendano il tuo posto. Mi dispiace per te, ma so che sei troppo sinceramente interessata al buon successo dell'iniziativa per trovare da ridire su questo cambiamento. Puoi sceglierti un altro banco, se vuoi.

Preparando il suo discorsetto, la signora Chester aveva creduto che non le sarebbe stato difficile pronunciarlo, ma quando lo ebbe fatto un'occhiata che Amy le indirizzò fu talmente piena di sorpresa e di dolore da confonderla.

Da parte sua, Amy intuì che c'era qualcosa dietro quella decisione, ma non riusciva a capire che cosa fosse e disse con calma ma senza nascondere di sentirsi ferita:

- Lei preferisce forse che non mi occupi di nessun banco, signora?
- Oh, mia cara, non fare la permalosa, non è il caso. È soltanto questione di opportunità, capisci? È naturale che alle mie figliole spetti questo banco, considerato il più importante. Sono d'accordo che anche tu avresti fatto il tuo meglio e che hai lavorato molto per renderlo così bello, ma bisogna pur sempre rinunciare alle ambizioni personali, e vedrò che tu abbia un altro buon posto da qualche parte. Che ne diresti di quello dei fiori? Le bambine se ne sono assunte l'impegno, ma non sanno come cavarsela. Tu potresti farne una cosa deliziosa. E poi, il banco dei fiori suscita sempre molto interesse, lo sai.

- Specialmente negli uomini – aggiunse May. Dal modo in cui la ragazza la guardava, Amy capì che era caduta in disgrazia.

Arrossì, ma finse di non aver raccolto l'insinuazione e rispose con forzata gentilezza:

PICCOLE DONNE CRESCONODove le storie prendono vita. Scoprilo ora