- Jo, sono tanto in pensiero per Beth.
- Perché, mamma? Da quando sono nati i gemelli mi sembra che stia meglio del solito.
- Non è la sua salute che mi preoccupa, in questo momento, ma piuttosto il suo stato d'animo. Sono crta che ha qualcosa, e vorrei che tu mi aiutassi a scoprire di che si tratta.
- Da che cosa ne deduci, mamma?
- Se ne sta da sola la maggior parte del tempo, non parla con uno padre come faceva d'abitudine. Ieri l'ho scoperta mentre piangeva, guardando i piccoli. Canta solo canzoni tristi e di tanto in tanto ha un'espressione che non capisco. Non è più la mia Beth, e questo mi da pensiero.
- Hai provato a chiederle qualcosa?
- Ci ho provato un paio di volte, ma lei ha eluso le mie domande o ha assunto un'aria tanto sconsolata che ho preferito non insistere. Non ho mai forzato le confidenze con le mie figliole e prima o poi le ho ottenute spontaneamente. Ma ora...
La signora March parlava scrutando il viso di Jo, ma non ci lesse niente che potesse aiutarla a sciogliere l'enigma che la tormentava. Per qualche istante Jo continuò a cucire in silenzio, poi disse:
- Io credo che Beth stai crescendo, e così comincia a sognare, a provare i primi turbamenti caratteristici della giovinezza, senza riuscire a spiegarseli. Noi continuiamo a trattarla come una bambina, mamma, ma ormai è una donna, ha diciott'anni.
- Giusto, come siete cresciute in fretta, ragazze! – rispose sua madre, con un sorriso e un sospiro.
- E tu non puoi farci niente, solo rassegnarti a vedere i tuoi uccellini volare via dal nido. Quanto a me, stai tranquilla: non volerò lontano.
- È un gran conforto, Jo. Ora che Meg se n'è andata, la tua presenza mi aiuta molto, mi ha sentire più serena. Beth è tanto fragile e Amy troppo giovane, per poter contare su di loro. Ma quando viene l'ora delle prove ci sei tu, sempre.
- Certo. A me la fatica non pesa, e ci vuole qualcuno come me, in famiglia. Amy è bravissima nei lavori raffinati, io invece mi sento a mio agio quando c'è da battere tappeti o assistere un ammalato. Amy coltiva il suo ingegno all'estero, ma sei qui a casa qualcosa non va per il verso, io sono l'uomo della situazione.
- Allora metto Beth nelle tue mani, forse con te si confiderà, ma agisci con molta diplomazia, mi raccomando: non deve avere l'impressione che la sorvegliamo, e che stiamo in pensiero per lei. La cosa che più desidero al mondo è rivederla di nuovo allegra e spensierata come una volta.
- Solo questo è il tuo desiderio, mamma? Felice te! Io ne ho tanti.
- Quali, Jo?
- Prima penserò a Beth e poi te ne parlerò. Non sono così impellenti, possono aspettare.
E Jo riprese a cucire con aria tranquilla, tanto da rassicurare su madre, almeno per il momento.
Da quel giorno, per quanto continuasse ad affaccendarsi come al solito, Jo non perse mai d'occhio Beth; faceva una congettura dopo l'altra per giustificare il suo cambiamento d'umore, ma nessuna le sembrava giusta. Finché un piccolo incidente non le offrì la chiave del mistero, o almeno così le sembrò, e la sua fantasia e il suo cuore fecero il resto.
Era il pomeriggio di un sabato; Jo fingeva di scrivere, ma di sottecchi osservava Beth che, seduta vicino alla finestra, invece di dedicarsi al suo lavoro di rammendo contemplava assorta il desolato paesaggio autunnale. D'un tratto qualcuno passò per strada fischiando un motivo d'opera e la voce gridò:
- Tutto bene! Vengo stasera!
Beth sussultò, guardò fuori sorridendo e salutò con la mano finché l'eco dei passi non si spense in lontananza, poi mormorò, come parlando a se stessa:
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PICCOLE DONNE CRESCONO
ChickLitPiccole donne crescono é il seguito naturale del primo capolavoro della Alcoot, Piccole donne.