Chapter 15: What are you waiting for?

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Michael

«Merda», borbotto, quando arrivo a tamponare un livido particolarmente viola. Sussulto sentendo il dolore propagarsi per tutta la guancia e chiudo gli occhi, desiderando solo uccidere quel bastardo con le mie stesse mani. Poco importa se mia madre lo ama; il loro è un amore totalmente malato.

È tornato da poco più di mezz'ora, ubriaco come sempre, e sono già cosparso di lividi. Ma se invece di mia madre deve sfogare la frustrazione della sua schifosa vita su di me, allora ben venga. Mia madre ne ha passate troppe per poter sopportare altro dolore. Lo vedo ogni giorno quanto la sua stanchezza la sta divorando. È entrata in un baratro e io non so come farla uscire, se non mettendomi tra lei e quell'uomo quando i loro litigi si fanno troppo violenti.

E quindi eccomi qua, a medicarmi da solo i tagli e cercare un modo per coprire i lividi. È quasi soddisfacente.

Faccio silenzio quando cammino per il corridoio. Dormono entrambi e tiro un sospiro di sollievo, chiudendomi la porta della mia camera alle spalle.
Ho davvero voglia di uscire da qui, ma solo il pensiero di poter incontrare Luke mi fa contorcere lo stomaco. Non voglio vederlo, sono passati due giorni da quella notte e quarantasei ore dal nostro bacio.
Forse sono un po' ossessivo.

Luke non mi parla, a scuola ci evitiamo e quando sono vicino ai nostri armadietti aspetta che me ne vada per avvicinarsi. Il problema è che mi sono iscritto al corso extrascolastico di recitazione senza sapere che lo frequentavano anche lui e Aurora.
Lei mi ha chiesto cosa stesse succedendo, tra l'altro. L'ho sempre liquidata con una risposta delle mie per poi allontanarmi. Luke evita anche lei.
Li ho visti baciarsi, due giorni fa, e la cosa che mi fa incazzare è che l'ha illusa. Luke sapeva che quel bacio avrebbe significato qualcosa per lei, come lo ha fatto con me.

Improvvisamente arrabbiato, afferro il notebook su cui stavo scrivendo prima che arrivasse il mio patrigno e lo scaglio contro il muro, facendo cadere alcuni libri dalla mensola.

E i pensieri tornano, tanti e prepotenti, a darmi fastidio. Va a finire sempre così; io che mi arrabbio, quelli che vengono a darmi la caccia e io che tiro fuori le pasticche dal cassetto della scrivania.
Ma di solito, quando sto per buttarle giù, non sento qualcuno bussare alla mia finestra.
E, soprattutto, non vedo mai Luke Hemmings osservarmi con gli occhi arrossati e le guance umide, illuminate dalla flebile luce che filtra dalla mia camera.

Il mio cuore perde un battito.

«Ti prego» accenna alla finestra chiusa davanti al suo volto e alzo gli occhi al cielo. Ripongo le pasticche al loro posto e mi avvicino, rimanendo peró ad osservare il volto del biondo.
«Perchè mai dovrei farti entrare?»
«Perchè mi dispiace»
«Per cosa?»
«Per tutto».

Il suo tono implorante mi provoca una risata. Apro la finestra e lo lascio passare, dandogli le spalle per raccogliere i libri caduti a terra. Già questa camera è un bordello, se Luke rischia di inciampare e ammazzarsi potrei dire addio anche alla mia vita.

Peró la prospettiva sembra interessante.

«Senti, Luke» mi decido a dire qualcosa anch'io «Dispiace anche a me per quel bac-»
Ma questa volta è lui a non lasciarmi il tempo di terminare la frase, perchè mi afferra per il polso, voltandomi, per poi far coincidere le nostre labbra.

Rimango immobile, completamente, totalmente e interamente destabilizzato dalla situazione. I brividi si propagano per tutto il mio corpo e le mani fredde di Luke si posano sulle mie guance e non accennano a lasciarmi andare, neanche quando tento di allontanarlo perchè il suo alito puzza davvero di alcool e sì, forse questa volta potrebbe essere davvero ubriaco.
Ma le sue labbra sono ancora sulle mie, la sua lingua passa sopra i miei denti e tutta la rabbia che provo verso di lui si riversa in questo bacio, improvvisamente reso quasi violento proprio dal sottoscritto.

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