Capitolo 4.2: La Bottiglia

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"Sono rimasta da sola con Lauren, ma che abbiamo fatto? Io so di essere andata a letto alle sei. Che è successo in quell'arco di tempo di un'ora? Pensa, Carmen, pensa!". E fu così che la siciliana riprese a guardarsi intorno. "Beh, la bottiglia, chiaro! Allora siamo state io e Lauren a berla, che cretine...", pensò scuotendo la testa. "Non dovevano vederci, non dovevano vederci, non dovevano vederci...Per che cosa? Distruggere la casetta? Non l'abbiamo distrutta. AH! E' VERO! FAI QUALCOSA CHE NON AVRESTI FATTO, FAI QUALCOSA CHE NON AVRESTI FATTO!". A Carmen venne improvvisamente in mente di come le due, anche senza distruggere la casa, avessero deciso comunque di infrangere qualche regola, o, per lo meno, era stato proposto.

"Che vuoi fare, bellezza?" aveva chiesto la cantante alla ballerina. Lauren non si reggeva davvero in piedi: forse era quella che aveva bevuto di più fra tutti, un po' anche per recuperare tutte quelle volte in cui in passato non lo aveva potuto fare per mantenere la propria forma fisica e per non alterare la propria condizione di salute, fondamentale per la sua professione. Anche Carmen comunque non era messa tanto meglio. "Possiamo anche noi saltare sul divano, ma penso che cadremmo subito a terra!", disse ridendo da sola per diverso tempo, nonostante quella frase non facesse per niente ridere.

"Oppure, no! Idea: possiamo dire parolacce alla telecamera spenta, ti piace come idea?" disse spalancando gli occhi, credendo che sarebbe stata una trasgressione estrema. "Dai, Lauren! Di' una parolaccia!" al che la ballerina si avvicinò alla telecamera, ed esclamò un bel "Cavolo!", facendo la linguaccia e mettendosi a braccia conserte. "No, ma dobbiamo fare qualcosa di più, e poi Lorella, cavolo mica è una parolaccia...Dai! Dimmi qualcosa che non avresti fatto con le telecamere accese...".

Lauren non aveva proprio idee, anche lei continuava a ridere, anche se non molto di più rispetto a quanto non facesse da sobria. "La prima cosa che ti viene in mente!" esclamò Carmen. "Bere!" rispose allora la ballerina, facendo una piroetta ed andando verso il frigorifero. "Carmela, do me a favour?" chiese. "Mi aiuti ad aprire la bottiglia di Einar? Ho promesso a mia mamma che le avrei portato del buon vino italiano in America so I don't want to use mine!".

Carmen non esitò a rimproverarla, come spesso aveva fatto in precedenza: "Einar?! E perché quella di Einar? E no! Non provare ad aprire neanche quella di Irama, eh?! Tieni, prendi, prendi la mia" le propose, mettendo da parte il fatto che anche a suo padre avrebbe fatto piacere ricevere quella bottiglia di vino; in quel momento, però, le importava di più di accontentare Lauren. "Grazie Carmela" esclamò mentre la cantante era intenta ad aprirgliela.

Carmen interruppe nuovamente il flashback. Era sempre più difficile ricordarsi cos'era successo, visto che, dopo aver aperto l'ennesima bottiglia, la possibilità che l'alcool avesse annebbiato i ricordi era ancora più alta. "Allora, le ho dato la mia bottiglia. Va bene. Poi? L'abbiamo sicuramente bevuta e l'ho buttata nel cassonetto in strada, ma dove l'abbiamo bevuta? E cosa è successo nel frattempo?". Carmen non smetteva di interrogarsi, ma sentiva di essere sempre più vicina alla soluzione dell'enigma. Aveva ancora due indizi: il piccolo pezzo di vetro e il tovagliolo-asciugamano...

La cantante riprese a camminare nella zona cucina, soprattutto intorno al tavolo, finchè non ritenne fosse meglio spostarsi esattamente dove aveva trovato il vetrino, ovvero tra il divano e la televisione. Si inginocchiò per terra, proprio nel punto dove un po' di tempo prima si era tagliata. Chiuse gli occhi, e tornò con la mente alla notte prima, e le sembrò di avere Lauren davanti, ovvero le venne in mente che lei e la ballerina finirono sicuramente in quel punto lì. Passavano i minuti, ma Carmen non riusciva a trovare il più grande pezzo del puzzle.

"Io e Lauren abbiamo bevuto qui, il vetro è della bottiglia. Se c'è un vetro della bottiglia è perché la bottiglia ad un certo punto è cad-".

Fu come se interruppe il proprio ragionamento di colpo. Non poteva essere. Sentì un brivido che le salì lungo la schiena e che arrivò fino al collo. Non poteva essere. Aprì gli occhi, guardò a destra e a sinistra un paio di volte velocemente, per poi passarsi la mano sulla fronte in segno quasi di disperazione. Si sollevò poi da terra, andandosi a sedere sul divano. "Non può essere", pronunciò un'ultima volta e ora ad alta voce. Aveva finalmente capito tutto...


Laurmen: DON'TDove le storie prendono vita. Scoprilo ora