Capitolo 23

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Sono due settimane che passo in ospedale. Filippo non si è svegliato. È ancora allo stato di quindici giorno fa. Io, sto da schifo e mi faccio schifo. Non mangio. Non bevo. Non rido. Non esco da queste mura.
Piango e prego. Sì, prego e vi dico che penso di aver pregato più in queste settimane che in tutta la mia vita!
Anche se i miei sentimenti per lui sono... beh... strani(?), mi manca. Nonostante tutto, per me è e sarà sempre una persona davvero importante.
Arriva Irama che mi interrompe nei miei pensieri e si siede accanto a me.
Guardo dritto la finestra della stanza di Fil.
I: Ei
Non rispondo.
I: Come stai?
C: Puoi evitare questa domanda...
I: Scusa
I: Carmen reagisci diamine! È dura ma non così tanto... è un vegetale che si può svegliare da un momento all'altro. Poi il dottore ha detto che le probabilità del risveglio superano il 25℅ che non è tanto ma qualche speranza c'è. Non essere pessimista, non è morto! Non piangere, non è stata colpa tua!
C: Invece si. È tutta colpa mia.
I: Ma cosa dici? Oh, andiamo. Ti incolpi pure?
Si alza.
C: Tentato suicidio..
I: Appunto non-lo guardo e smette di parlare- ok, ok. Continua.
Torno a guardare davanti a me.
C: Ha sempre sospettato di me. Ha sempre sospettato in una cotta da parte mia nei tuoi confronti ma non ha mai voluto avere conferme fin quando sono arrivate da sole.
Ogni sabato si faceva 2 ore di macchina, spendeva soldi per il viaggio e per la stanza d'hotel. Veniva in studio. Veniva per me.
L'ultima settimana è stato impegnato in palestra dove lavora lui e non ha seguito il daytime, tranne lunedì della finale, giorno in cui è venuto a Roma e... è venuto qui, in questo ospedale, in quella chiesetta infondo al corridoio e ha pregato per me perché tutto andasse bene. Per me.
Poi ha visto la diretta di Michele prima della puntata e durante essa. Ha notato certa confidenza.
Lui è lì ora e io sono qui. Lui è lì per me.
I: Oh. Chi te l'ha detto?
C: Il prete della chiesa. Sono amici. Si conoscono da sempre. Da quando sua cugina è stata operata qua.
I: Perché non me lo hai detto? È anche colpa mia.
C: Non fare l'eroe ora.
I: Antipatica. Sei diventata insopportabile.
C: Mi manca.
I: A me manca la Carmen di cui sono diventato migliore amico.
C: Senti non è vero della cotta. Come se nulla fosse.
I: Lo so. Lo so che hai una cotta per me.
Non rispondo.
I: Ehi! Non mi chiedi se anche per me è lo stesso?
C: So già la risposta.
I: Sarebbe?
C: 'migliori amici' si commenta da sé.
Mi prende il volto con la mano sinistra.
I: Ti sbagli. Il 'migliori amici' è una maschera.
Si avvicina all'orecchio.
I: La verità è che sono cotto di te piccola, anch'io come te.
Mi da un bacio sulla guancia.
Sono scioccata. Non rispondo.
Arriva il dottore. Sorride.
Mi alzo di scatto.
C: Dottore...
Dr: Buongiorno Carmen.
C: Perché quel sorriso?
Dr: Beh, proprio di questo volevo parlarti.
C: Filippo! -urlo al dottore. Quel sorriso significava speranza. Ammicco un sorriso.- allora, allora, allora?!
Dr: Si è svegliato.
C: Oh, Dio! Non ci credo!
Inizio a piangere. Ma lacrime di gioia, finalmente.
I: Finalmente, sorride!
Lo abbraccio.
C: Grazie.
Guardo il dottore.
Dr: Puoi andarlo a vedere!
C: Grazie tante.
Entro in quella camera.
C: Amore mio!!
Gli vado incontro e lo abbraccio piangendo.
F: Carmen. -sussurra con un sorriso.
C: Oh, perdonami. Perdonami Fil.
F: I-io sto bene.
C: Non stai bene. Scusa.
F: Sono stato stupido io.
C: No!
F: Sì. Ai sentimenti non puoi far nulla.
C: Fil, io...
F: Niente. Sto bene. Voglio che anche tu lo sia. Ora, ti prego, va.
C: Ma-ma...
F: Carmen per favore. Non voglio ricordare nulla di tutto quello che è accaduto se no farei lo stesso errore.
C: Quale errore? Il suicidio?
F: No. Non lasciarti libera. E ora va e dimenticami.
C: Ma Fil... Va bene..
Me ne vado.
360 ore chiusa qui dentro per essere cacciata da lui. Ma stiamo scherzando?
Perché?
Esco dalla stanza e corro in chiesa.
C: Don Ernesto!
Piango e mi butto nelle sue braccia.
Don E: Si è svegliato?
C: S-sì
Don E: Ma queste non sono lacrime di gioia...
C: L-lo erano.
Don E: E ora?
Mi stacco e mi asciugo gli occhi.
C: Mi ha cacciata.
Don E: Sul serio?
Annuisco.
Don E: Accidenti! Aspetta qui figliola.

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