Urla di gioia, passi frettolosi e rumore di armi che venivano gettate a terra con noncuranza. Questi furono i fattori causa del mal risveglio della Mezzelfa.
Sentì i suoi compagni ridere gioiosi e festosi.
Le arrivò anche la voce profonda di Thorin, quella fina di Ori e le risate di Bombur e Bofur e di Balin.
Per un istante credette davvero di star ancora sognando, ma quando aprì gli occhi definitivamente e vide tutto quel trambusto le salì automaticamente il sorriso alle labbra.
Si alzò di corsa e andò incontro al gruppo.
"Keira, ragazza mia, state tutti bene!" Le disse il vecchio Balin, abbracciandola.
"Questo dovrei dirlo io a voi. Ci avete fatto preoccupare! Perché tutto questo tempo?"
Pian piano le voci si quietarono e Thorin si fece vanti.
"Attendevamo un messaggio." Disse serio.
"Il nostro cugino dei Colli Ferrosi, Dàin, sta radunando un esercito. Presto-"
Thorin, con un gesto della mano, bloccò le parole di Fili, e tutti si voltarono nella direzione del suo sguardo.
"Cosa ci fanno loro qui?" Domandò severo. Tilda e Sigrid si fecero piccolissime sotto lo sguardo del Nano.
"Le ho portate io con noi." Disse Keira.
"Come hai osato portare due figlie degli Uomini nella nostra casa?" Thorin uscì fuori di sé. Solo ora, la Mezzelfa notò che qualcosa in lui era cambiato. Nei suoi occhi il gelo era aumentato e le sue parole serbavano un rancore immotivato.
"Calmati Thorin, non potevo lasciarle morire là fuori."
"Avresti dovuto" Ribatté lui.
Keira gli rivolse uno sguardo stranito, ma prima che potesse dire qualcos'altro, Balin intervenne.
"Thorin, ma che stai dicendo? Sono solo due bambine."
Anche Bilbo si fece avanti: "Thorin, io credo che forse... come dire... magari... no, no, no."
"Cosa stai blaterando, Scassinatore?"
"Niente, Thorin, niente."
"Zio..." Fili e Kili lo guardavano spaesati.
Il Re non disse più nulla, rivolse un ultimo sguardo alle due ragazze e si incamminò, sparendo imboccando un corridoio.
Un silenzio gelido calò nella sala di pietra.
"Chiediamo scusa. Noi... non volevamo creare disordini, ci dispiace." Disse d'un tratto Sigrid, facendo un passo avanti.
La Compagnia le guardò. Facevano tenerezza.
"State tranquille, non è colpa vostra. È solo un momento difficile, perciò vi chiedo di scusare Thorin per le sue parole." Disse loro Balin, sorridendo bonario.
Keira, Bofur e Kili si avvicinarono a Fili e Balin. La frase del biondo che era stata sospesa a metà risuonava ancora nella testa della Mezzelfa. Cosa ci sarebbe stato presto? Era forse...
"Fili."
"Mh?"
"Cosa stavi dicendo prima che Thorin ti interrompesse?" Chiese diretta.
"Ah, sì! Vedete, Roäc, figlio di Carc, della stirpe dei Corvi Imperiali, è venuto a cercarci da parte di suo padre per avvertirci: Uomini ed Elfi si sono riuniti e stanno venendo in direzione di Erebor. Thorin allora ha mandato Roäc ai Colli Ferrosi e abbiamo aspettato la risposta di Dàin... preparerà un esercito e al più presto sarà qui."
"Perché mai gli Elfi e gli Uomini dovrebbero venire qui?" Domandò lei.
"Perché quest'oro non è tutto nostro." Disse Balin. "Smaug ha distrutto Dale e portato nella Montagna le ricchezze degli Uomini. Con la scomparsa della minaccia di Smaug, staranno venendo per riprendersi ciò che è loro." Sospirò. "Spero solo che Thorin sia ragionevole."
Bofur e gli altri si scambiarono un'occhiata, mentre Keira rimaneva fissa con gli occhi in quelli del vecchio Nano.
"Balin, devo dirvi una cosa."
"Keira..." Il vecchio Nano era sconvolto. Non si aspettava della profezia. Nessuno se lo aspettava.
"Vi prego, non dite nulla, non ce ne è bisogno. È il mio destino. Ma ora c'è qualcosa di più importante a cui pensare: le parole che Manwë ha affidato a mia madre e quelle di Roäc più o meno coincidono. Ci sarà una guerra! Dobbiamo prepararci."
"Il grande Signore Manwë ha anche detto che il trono sarà riconquistato e il popolo dei Nani salvato. La guerra è già vinta." Disse Nori.
Bofur scosse la testa.
"Oh no..." Mormorò lo Hobbit.
"La guerra sarà vinta solo quando Keira morirà." Disse il Nano, guardando la sua Keira.
Thorin aveva passato via un bel po' di tempo con il Tesoro, probabilmente a cercare l'Arkengemma.
Quando era tornato, la Compagnia gli aveva raccontato la vicenda di Keira e trovando anch'egli dei riscontri con le parole di Roäc, aveva ordinato che la porta principale fosse sigillata con un muro.
"Usate tutto, qualsiasi cosa vi capiti a tiro, ma sigillate quella porta." Aveva detto.
Bilbo aveva storto il viso in una smorfia.
Se Thorin si comportava in maniera strana, però, lo Hobbit aveva un atteggiamento ancora più bizzarro: era sempre agitato, si guardava spesso intorno e quando qualcuno gli parlava all'inizio sussultava, come spaventato; solo dopo che quello aveva esposto l'argomento si placava, riprendendo ad essere il solito signor Baggins.
"Tutto bene, mastro Baggins?" Gli chiese la Mezzelfa, e come previsto, lo Hobbit sussultò.
"S-si, grazie."
I Nani si misero subito al lavoro e in poco più di quattro ore, l'impalcatura era già pronta.
Kili e Fili erano stati posti nella parte più alta della struttura, mentre in basso stavano Balin, Oin e Bifur.
Le figlie di Bard e lo Hobbit si erano appostati in un angolino in disparte. Le due ragazzine tenevano sempre indosso la giacca di Keira. Faceva molto freddo nella Montagna.
"Sapete, da dove vengo io non fa tutto questo freddo. Non vi è nemmeno un alito di vento gelido. Sembra sempre estate. He, he!" Disse Bilbo, ammiccando in direzione delle due.
"Da dove viene lei?" Chiese Tilda, sorridendo al Mezzuomo.
"Un posto molto lontano. Sottocolle è la mia zona, Hobiton la mia città." Rispose lui con orgoglio.
"Ma non è a di là delle Montagne Nebbiose?" Domandò Sigrid, corrugando la fronte.
"Si."
"Avete fatto molta strada."
"Già, davvero tanta."
"E, se posso domandarvi, cosa ci fa uno come voi, che sembrate tanto per bene, con un gruppo di Nani?"
"Oh, mia cara ragazza, è tutta colpa di uno stregone. Gandalf, è il suo nome." Rispose Bilbo.
"Avete conosciuto uno stregone?!" Chiese Tilda con stupore.
"Un grande stregone. È il secondo del suo ordine. Sicuramente vi piacerebbe." Sorrise lui.
Un tonfo li distolse dal discorso, facendoli voltare verso i lavori: un pezzo di pietra era scivolato dalle mani del giovane Ori ed era finito a terra.
"M-mi dispiace..." Gridò il giovane Nano, guardando in basso per assicurarsi di non aver ucciso nessuno.
"Stai più attento, ragazzo!" Lo riprese Dwalin, che per qualche centimetro non era diventato la vittima dell'incidente.
I lavori ripresero subito dopo, e si prolungarono per un paio di giorni.
Giusto il tempo per Elfi e Uomini di arrivare.
A grandi passi, Thorin si avvicinò al muro e guardò attraverso la fessura che avevano lasciato appositamente ad altezza Nano. Davanti alla porta stavano Bard, il chiattaiolo di Esgaroth, Thranduil, il Re degli Elfi Silvani, il principe Legolas e l'elfa rossa, Tauriel.
Vi era silenzio nella valle e Thorin li scrutò attentamente.
"Thorin, figlio di Thrain, figlio di Thor, rispondi al nostro appello. Mostrati." Gridò Thranduil.
"Parlate, io vi ascolterò." Gridò a sua volta Thorin.
"Siamo venuti a contrattare per la nostra parte di Tesoro." Rispose l'Elfo.
"Quanto coraggio hai, Thranduil, a venir qui reclamando il mio oro dopo che hai tenuto me e i miei compagni prigionieri nella tua dimora per quasi un mese. Non ti sembra una richiesta presuntuosa, la tua?"
"Così mi offendi, Re sotto la Montagna; mi fai sembrare un ladro. Ciò che vengo a reclamare io sono le pietre bianche che rilucono della luce delle stelle. Pietre che tuo nonno non mi ha consegnato, venendo meno ai patti decenni fa." Ribatté il Silvano.
"Da un Re ad un altro, ti consiglio di andartene e di portarti dietro anche tutti gli altri. Da questa soglia non passerà una sola minuscola pietra preziosa del mio Tesoro."Esclamò Thorin. I suoi occhi erano pozze chiare come il cielo nuvoloso e fredde come l'inverno.
"Thorin..." Provò Balin, ma venne fulminato a vista.
"Re sotto la Montagna, dove sono le mie figlie?" Chiese allora Bard.
"Sono qui."
"Ti prego, lascia almeno che loro si ricongiungano con il loro padre e il loro fratello."
Keira si avvicinò a Thorin.
"Ho promesso a quelle bambine che le avrei riportate dal loro padre. Devo mantenere la mia parola." Sussurrò al Nano.
Quello la guardò male e poi sputò le parole con disprezzo: "Nessuno lascerà questa Montagna. Né noi, né loro."
"Non puoi tenerle prigioniere! Credi che così facendo tu sia migliore di Thranduil? Ed è questo il ringraziamento che offrirai a Bard per la sua ospitalità? Ci ha salvati da morte certa. È così che vuoi ricambiare il suo gesto?!"
"Zitta, femmina!"
Calò il gelo.
Ora anche gli occhi azzurri di Keira erano diventati freddi come il ghiaccio.
Nessuno osò intervenire. Sapevano fin troppo bene che le cose sarebbero andate solo peggiorando. Speravano solo che Keira non avrebbe fatto qualche passo falso.
"Bene." Disse infine lei, voltandosi e avviandosi verso le sue cose iniziò ad armeggiare con l'arco, le frecce e la spada, che legò alla cintola.
"Che hai intenzione di fare?" Le chiese Bofur, preoccupato.
"Me ne vado, semplice."
"Ma, Keira, ragiona!"
"Ragionare? Bofur, davvero tu credi che si possa ragionare adesso? Questa non è la causa per cui mi sono unita a voi. Non vale la pena di restare, mi dispiace." Le pizzicavano gli angoli degli occhi all'idea di lasciarlo, di lasciare tutti quanti. Ma era inevitabile.
Lo sguardo che il Nano le rivolse disse ogni cosa.
Keira gli diede un bacio su una guancia e sussurrò qualcosa al suo orecchio.
Poi andò dalle ragazze e le prese per mano.
Sotto lo sguardo di tutti, le tre arrivarono davanti alla porta. Davanti a Thorin.
"Lasciaci passare."
"No."
Avanti, facci passate, Thorin."
"Ho detto che nessuno lascerà Erebor. Sapevo fin dall'inizio che non avrei dovuto fidarmi di te."
"Stai mettendo in dubbio la mia lealtà solo perché sto rispettando una promessa?"
Da fuori, la voce insistente di Bard che chiedeva una risposta arrivò attutita dalla pietra.
"Avanti, lasciami passare."
"Ho detto di no. Non costringermi ad usare le armi." Disse Thorin.
Ci fu un movimento collettivo da parte della Compagnia. Volavano sguardi, silenziosi interrogativi. Cosa avrebbero dovuto fare? Andare contro il loro Re per una singola persona?
Keira valutava intanto la situazione.
Nonostante fosse in grado si sostenere uno scontro con Thorin, non era certo quello un bel modo per porre fine alla sua vita – ammesso che avrebbe perso e che la follia del Nano fosse a livelli stratosferici. Come seconda cosa pensò alle ragazze. Non poteva permettersi di metterle in pericolo.
"Va bene, hai vinto. Resteremo tutti qui dentro." Disse infine, stringendo le mani delle due giovani umane.
Un'idea le era balenata nella mente e intendeva portarla a termine. Solo in quel modo avrebbe mantenuto fede alla parola data.
Bard fu ricacciato indietro insieme agli Elfi e la giornata finì in quel modo.
Una pesante giornata con una fine pesante.
Thorin era completamente uscito di senno.
La domanda che tutti si ponevano ora era: cosa ne sarebbe stato di loro, adesso?
Quella notte, Keira la passò interamente sveglia. Aspettava con ansia un determinato evento. E quello, fortunatamente, non tardò.
Thorin si alzò e si diresse verso la sala del Tesoro. Il resto della Compagnia russava profondamente. Era il momento.
Si alzò e si preparò per partire.
Si avvicinò silenziosamente ad Ori e gli sfilò da sotto al braccio la matita e il suo blocco da disegno.
Strappò un foglio e scrisse un biglietto in lingua corrente – unica che sapeva scrivere oltre l'elfico.
Poggiò lentamente ogni cosa al suo posto e lasciò il foglietto nella mano del suo amato.
Successivamente svegliò le due ragazzine e, con Tilda in braccio, si avviò verso la porta.
Finalmente lasciarono Erebor.
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Non sempre si combatte per ciò che è giusto
FanfictionAveva impiegato più tempo del previsto a giungere nella Contea. Non era stato difficile trovare la piccola e tonda porta verde. Lo stregone la stava attendendo, ma per quale motivo proprio in quel luogo così distante? Trasse un sospiro e fece sbatte...