"No!" Esclamò Keira, scansandosi da Bofur.
Il Nano la guardò spaesato. Per un lungo attimo aveva creduto che quel bacio non si sarebbe mai interrotto e ora, invece, lei era lì di spalle che si teneva il volto fra le mani.
C'era qualcosa che non andava, ma cosa?
"Credevo che-"
"Non posso, mi dispiace." Lo interruppe lei.
Keira era contenta di aver ritrovato il Nano sano e salvo; un attimo prima, aveva sentito il desiderio di avvicinarsi a lui e si era lasciata andare, ma...
"Perché no? È... è per Kili, non è così?" Chiese lui, stanco, sedendosi a terra.
Lei gli sedette a fianco e raccolse le ginocchia al petto.
"No, affatto. Non ho alcun interesse verso di lui, gli voglio solo un gran bene come fosse un fratellino. Non è per questo..."
"Allora cos'è? Io non ti vedo felice, Keira. Voglio aiutarti."
"Bofur, vorrei tanto che qualcuno potesse aiutarmi ma..." Cominciò, fermandosi un minuto per riflettere sulle parole da usare. Alla fine, optò per una via molto vicina alla verità: "...ci sono cose in questo mondo che non possiamo ignorare, come il volere dei Valar. È per questo che non posso cadere preda dei sentimenti e che non sarò mai felice."
Bofur ascoltò in silenzio, per la prima volta gli sembrava che Keira si stesse aprendo con lui e questo lo riempì di gioia, ma quando incrociò di sfuggita gli occhi della giovane tutta la gioia che aveva provato si affievolì fino a spengersi del tutto.
Keira, dal canto suo, avrebbe voluto liberarsi una volta per tutte di quel peso che portava dal giorno del colloquio con Thranduil. Le sarebbe stato utile parlarne, perché si sentiva implodere di impotenza e rabbia, ma non poteva.
"Cosa intendi per volere dei Valar?" D'un tratto, realizzando le sue parole, Bofur si accigliò guardandola incuriosito. Tutto si aspettava, tranne che gli dei avessero a che fare con l'infelicità della sua amica.
"Dimentica quello che ho detto, riposati adesso." Lei fece per alzarsi, ma il Nano le si parò davanti inchiodandola al muro.
"Che significa, Keira?"
I loro occhi erano fissi gli uni negli altri. Quelli della Mezzelfa tremolavano e dopo poco, infatti, caddero sul pavimento come calamitati dal terreno.
"Non posso dirtelo."
"Non puoi o non vuoi?"
"Ha importanza? Non posso e basta."
"Perché no?!"
"Perché tenteresti di salvarmi!" Gridò infine la giovane, esasperata. Qualcuno si mosse, infondo alla cavità, ma nessuno dei due ci fece molto caso. "Non capisci? Nessuno può salvarmi."
Keira si alzò in piedi, scansandosi il Nano di dosso e andò all'entrata della semi grotta in cui erano. Aveva voglia di piangere.
"Bofur?" Domandò Kili, aprendo un occhio dopo l'altro e sedendosi insieme al fratello, che chiese: "Che è successo?"
"Salve ragazzi." Disse il Nano, andandogli incontro. Pian piano, anche Oin e le figlie di Bard si svegliarono, salutandolo sorpresi e al contempo felici.
"Tutto bene?" La voce di Kili arrivò dalle sue spalle e presto tutti si zittirono attendendo la risposta della giovane Mezzelfa.
Lei si voltò molto lentamente, guardandoli tutti. E non ce la fece.
Keira scoppiò in lacrime, mostrando la sua debolezza.
"Aspetta: stai dicendo che sei una Mezzelfa?" Erano stupiti, ma da questo compresero svariate cose, a partire dall'assenza di barba della 'Nana'. Lei annuì, asciugandosi definitivamente gli occhi.
"Non c'è un modo per evitarlo?" Domandò Fili, sconvolto quanto gli altri. Alla fine Keira aveva vuotato il sacco, raccontando della profezia e del suo destino. Un destino il quale motivo non era ancora certo. Solo i Valar lo sapevano.
"Non si può eludere una profezia."
"Quindi, morirai?" Chiese la piccola Tilda, visibilmente dispiaciuta. Sigrid le accarezzò il capo con fare protettivo.
"Chi dice che non si può fare nulla? Se noi ti proteggiamo-"
"Kili, ma non capisci? È scritto. Non posso essere salvata. Non dovrete azzardarvi a proteggermi, qualsiasi cosa accada! Non so nemmeno quando accadrà né come. Ma non dovrete fare nulla, chiaro?"
"Guardati, sei terrorizzata. Perché non ce ne hai parlato prima?" Intervenne Bofur.
"Perché sapevo sarebbe successo questo. Non volevo recarvi alcun dispiacere né preoccupazione. Ma soprattutto sapevo che vi sareste messi in testa l'idea di salvaguardare la mia vita. Non voglio che nessuno si intrometta in affari pericolosi che non li riguardano. Non deve andarci di mezzo nessun altro."
"Ma non è giusto!"
"Non sempre si combatte per ciò che è giusto, Kili."
Seguì un lungo silenzio, opprimente, in cui nessuno seppe più cosa dire.
Infine fu Oin a chiudere la conversazione: "Rispetteremo la tua scelta, ragazza."
Il mattino seguente raccolsero tutte le loro cose e ripartirono.
Bofur aveva dato loro le armi che era riuscito a rimediare dopo la caduta di Smaug, raccontando di come Bard lo avesse colpito nel punto esatto della legenda di Girion. Lo stesso fece con la sua venuta alla Montagna.
Girarono quasi tutto il versante est di Erebor finché, finalmente, arrivarono all'entrata principale. Ora che Smaug era morto potevano benissimo utilizzare quella invece che starsi a scervellare su dove fosse la porta nascosta – tralasciando il fatto che non avevano con loro la chiave.
Appena entrati gli si mozzò il fiato. Ad ognuno di loro.
Fili e Kili erano entusiasti della magnificenza di quella prima sala. Per loro, che era la prima volta che entravano ad Erebor, era tutto così nuovo che quello spettacolo poteva sembrare dei più stupefacenti.
Ma per Oin, Bofur e Keira non era affatto così.
"Ma che è successo?" Sussurrò Oin, sotto voce, tra sé e sé.
"Smaug..." Disse Keira, sospirando amaramente.
"Cosa c'è?" Chiesero i fratelli Durin, non capendo in realtà a cosa era dovuta tutta quella delusione dato che erano di nuovo a casa, almeno loro.
"Vedete, ragazzi, non è sempre stato così. Questa enorme lastra dorata non è affatto una decorazione fatta dai Nani per abbagliare chiunque entri nella Montagna." Disse Bofur. "I nostri compagni devono aver combinato qualcosa ed ha ragione Keira se pensa, come ho intuito, che c'entri Smaug in tutto questo."
I Nani si guardarono attorno esterrefatti. Quella non era più l'Erebor di una volta.
"Come facciamo a trovarli? Questa Montagna è così grande che potrebbero essere ovunque."
Ed era vero. Kili aveva ragione.
"Dividiamoci." Disse Keira. "Fili, Kili, andate con Oin fino alla sala del Tesoro, se ce n'è ancora una, e da lì perlustrate tutti i dintorni. Possibilmente senza perdervi." Poi aggiunse: "E portate le figlie di Bard con voi."
"Tu e Bofur che farete?" Chiese Kili. Il suo sguardo era speranzoso di qualcosa, un qualcosa che Keira comprese.
"Noi ci divideremo nei corridoi."
I corridoi di Erebor erano sempre gli stessi. I colori dei tendaggi erano scuri, ricoperti da uno spesso strato di polvere. I drappeggi e gli arazzi decorativi erano anch'essi impolverati, ma si poteva ugualmente ammirare la loro magnificenza e la splendida manifattura.
Gli occhi di Keira saettavano in ogni dove, nostalgici.
L'odore di Erebor, l'odore di casa, era coperto da quello di fumo, legno bruciato e alito di Drago. Si poteva benissimo affermare che la Montagna Solitaria era una bomba di puzzo ad orologeria. Ma non importava. Era a casa.
"Vai verso il lato nord, io setaccerò il sud. Cerchiamoli dietro ogni porta, potrebbero essere ovunque." Detto ciò, la Mezzelfa si incamminò, lasciando Bofur andare nella sua opposta direzione.
Non si erano detti una parola da quando avevano lasciato gli altri. Meglio così, aveva pensato la giovane, considerando che qualsiasi cosa l'avrebbe portata a spezzargli ulteriormente il cuore.
Bofur non lo aveva dato a vedere, ma lei lo aveva capito: stava soffrendo. Soffrendo per lei. Ma non solo.***
Si tolse il cappello e si asciugò il sudore dalla fronte. Quell'aria satura rendeva afosa tutta la Montagna.
Si era separato da lei da poco più di dieci minuti ma subito Keira aveva riempito la sua mente.
Non poteva far nulla se non ammetterlo a se stesso: era innamorato di lei. E non poteva averla.
La scoperta del suo destino, della sua vera forma, della sua vera identità... troppe cose insieme che avevano travolto il suo cuore con una marea di tristezza e frustrazione.
La sua vita era sempre stata per i bambini. Fare il giocattolaio lo appagava e lo soddisfaceva ad ogni sorriso di ogni piccolo Nanetto o bambino umano a cui recapitava personalmente una sua creazione.
Qualche volta aveva pensato a come sarebbe stato rendere felice suo figlio o sua figlia, invece che il figlio di qualcun altro, ma poi aveva scacciato quelle idee. Non era tra i Nani più affascinanti e le Nane lo consideravano solo ed esclusivamente per il sorriso dei proprio bimbetti. E a lui stava bene.
Ora però, con Keira era diverso. Lei gli faceva battere il cuore e non si sentiva affatto egoista nell'affermare che, sì, glielo faceva battere più forte di quanto i bambini avessero fatto mai.
Però, ogni situazione ha i suoi pro e i suoi contro. E questa, di contro, ne aveva una marea.
Keira non accettava quel che era ed aveva paura di lasciarsi coinvolgere troppo dalle situazioni per non ferire nessuno. Ma lui era stato già ferito. Non da lei, no, ma da tutto quello che aveva scoperto; dal fatto che non si sarebbe mai lasciata andare, non avrebbe mai aperto il cuore.
Ma nessuno sapeva quanto tempo le rimaneva. Sarebbe potuta morire in quel momento, il giorno dopo o dieci anni dopo. Nessuno lo sapeva. Ma sarebbe morta e nessuno poteva evitarlo.
Lo aveva detto lei stessa che non sarebbe stata mai felice. Ma a Bofur non importava.
Si fermò davanti all'ultima porta. C'era silenzio, di certo i loro compagni non erano nei dintorni.
Si guardò intorno, indeciso sul da farsi.
Poi si riscosse e corse indietro, più deciso che mai ad andare fino in fondo.
Perché, lo sentiva, questa volta sarebbe andata bene. Keira avrebbe aperto il suo cuore.***
Il lato sud era come lo aveva lasciato – come tutto il resto, d'altronde – e quella porta, quella tanto agoniata porta ora era davanti a lei e le tremò la mano quando la poggiò sulla maniglia.
Tutto era come una volta, con solo un bel po' di polvere in più.
Le pizzicarono gli occhi quando, avvicinandosi al comodino di fianco al letto, vi trovò sopra un piccolo porta ritratti con due bambine. Il disegno era stato fatto da un amico di suo padre – su richiesta di sua sorella –, con abilità simili a quelle di Ori nel tratto e nelle sfumature. Due bambine, una con i capelli chiari e un'altra, più piccolina, con i capelli scuri tratteggiati a carboncino.
Accarezzò il viso di Hailyn con nostalgia, era così sorridente...
Ripose il porta ritratti nella maglia e continuò la sua visita al passato.
Alzò le coperte dal grande letto e si levò un forte odore di muffa che svanì non appena presero un po' d'aria; si sedette sul morbido materasso e si lasciò scivolare sdraiata, allungando le braccia sulle lenzuola.
Ricordava ancora quando vi dormivano lei, sua sorella e suo padre. Hailyn era sempre nel mezzo, perché Naran non voleva nemmeno vederla la sua seconda figlia, figurarsi dormirci vicino.
Ora, finalmente, dopo ben cento ottantadue anni, Keira aveva capito perché suo padre la odiava. Aveva ucciso sua madre.
Ma lei non ne aveva alcuna colpa. Inoltre, conosciuta Calime, non avrebbe mai voluto nascere causando la sua morte. Sua madre era dolce, affettuosa, premurosa. Le voleva bene e l'amava da sempre, seppur non più in vita. Tutto il contrario di suo padre.
Sua sorella invece l'aveva sempre protetta e le aveva insegnato a voler bene a suo padre, nonostante tutto. Per questo Keira non lo aveva odiato e non lo odiava tutt'ora che era morto. Nemmeno dopo le sue ultime parole: Ogni errore ha la sua soluzione.
Keira si bloccò in quella posizione, sgranando gli occhi. 'Ogni errore ha la sua soluzione.' Quindi suo padre sapeva della profezia!
'Beh,' pensò 'non c'è da stupirsi che non mi abbia detto nulla.'
Si riscosse quando avvertì in lontananza dei passi avvicinarsi velocemente.
Si alzò a sedere e aspettò, stringendo il palmo sull'impugnatura del pugnale che aveva preso dalle armi che Bofur aveva portato loro.
Sapeva che nella Montagna non c'era nessun altro eccetto loro, ma la prudenza non è mai troppa.
Tirò un sospiro di sollievo quando un affannato Bofur fece la sua comparsa sulla porta.
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Non sempre si combatte per ciò che è giusto
FanficAveva impiegato più tempo del previsto a giungere nella Contea. Non era stato difficile trovare la piccola e tonda porta verde. Lo stregone la stava attendendo, ma per quale motivo proprio in quel luogo così distante? Trasse un sospiro e fece sbatte...