"Non posso crede che lo ha detto!" Esclamò Keira, guardando in basso.
Alla fine era giunta l'ora.
L'esercito di Thranduil si stava preparando, gli Uomini di Bard stavano indossando l'armatura. Mancava solo lei.
"Non indossi l'armatura?" Le chiese infatti Bilbo.
"Io non ne possiedo." Disse lei, voltando lo sguardo verso Lo Hobbit.
Lui la guardò senza sapere cosa fosse giusto dire in quel momento.
"Keira, presto vieni!" Gridò Gandalf, entrando di corsa nella tenda. Aveva lo sguardo preoccupato.
Fece per uscire, ma il Mezzuomo la richiamò.
"Sei molto coraggiosa, un'ottima persona." Le disse.
Lei, di spalle, sorrise, poi si voltò e lo abbracciò forte.
"Rucin.*" Sussurrò al suo orecchio.
"È elfico, che significa?"
Keira sorrise con gli occhi lucidi, poi uscì e raggiunse Gandalf.
"L'esercito dai Colli Ferrosi è giunto, infine." Disse lo stregone in torno grave.
"Sono qui per appoggiare Thorin, non abbiamo speranze." Commentò la giovane, sospirando.
"Prima di scendere in battaglia definitivamente, cercheremo di fare leva sulla ragione di Dàin."
"Tu parli ancora di ragionare. Gandalf, loro non vogliono ragionare. Lo sai meglio di me quanto sono testardi i Nani."
"Lo so, per questo Sire Thranduil ha qualcosa da darti."
La Mezzelfa si girò verso il Re e vide accanto a lui un'armatura elfica delle sue dimensioni.
"Indossala, figlia della profezia, e combatti." Le disse lui, porgendogliela.
"Ti ringrazio, Thranduil, e ti ricordo anche che il mio nome è Keira, non figlia della profezia."
L'armatura le calzava a pennello. Non era dorata come quella dei soldati elfici, ma argentata, come quella del Re.
Era in prima fila con Thranduil, Legolas, Gandalf, Tauriel e Bard. Dietro di loro, Uomini ed Elfi marciavano in file ordinate verso Erebor.
Davanti alla porta sigillata della Montagna stava Dàin, con un numero spaventoso di Nani al suo seguito.
'Come previsto...'
Le trattative non andarono bene fin dall'inizio.
Non appena lo stregone aveva aperto bocca, il Nano dei Colli Ferrosi lo aveva attaccato a parole, affermando che mai e poi mai si sarebbe schierato dalla sua parte, mettendosi contro di un familiare per giunta suo Re.
D'un tratto, stridii lontani riempirono l'aria e all'orizzonte comparve una nuvola nera che si avvicinava sempre di più, con velocità incredibile.
"Cosa diamine sono quelli?!"
"Sono pipistrelli!"
In poco tempo, lo stormo di pipistrelli si abbatté su di loro causando scompiglio tra le file.
Non appena passarono, Nani, Uomini ed Elfi non fecero in tempo nemmeno a fare un solo respiro: dalla collina vicina scese giù unesercito nero.
Orchi e Mannari, comandati da Azog il Profanatore, tra urla e latrati spaventosi, si scontrarono con i tre eserciti.
La guerra era iniziata.
Seppur attutita, la voce della battaglia giungeva anche dentro la Montagna Solitaria; attraverso lo spiraglio della porta si intravedevano razze diverse che combattevano unite contro un solo nemico.
"Dobbiamo andare ad aiutarli." Disse Balin, avviandosi con la Compagnia al seguito nella Sala del Tesoro, dove Thorin aveva messo radici da qualche giorno.
"Thorin." Disse, attirando la sua attenzione. Spiegò la situazione e assimilata la notizia, in Nano impose di non uscire allo scoperto.
"Dàin è venuto qui per te, non possiamo lasciarlo combattere da solo lì fuori." Ribatté Kili.
Il Re sotto la Montagna squadrò suo nipote e ribadì la sua decisione.
"Non puoi dirmi cosa devo fare, io sono il tuo Re."
Profondamente ferito da quelle parole, Kili si sentì in dovere di ribattere ancora.
"No, hai ragione. Ma io non sono come te. Io non mi nasconderò mentre altri combattono la nostra battaglia per noi!"
Keira si trovava proprio nel centro della mischia; Orchi e Mannari erano ovunque e gli attacchi provenivano da ogni dove.
L'armatura era leggera e non le bloccava alcun movimento. Considerando questo, Thranduil aveva fatto qualcosa di buono per lei, all'ultimo. 'Incredibile...'
Un fendente le sfiorò la guancia, graffiandogliela. Per fortuna si era tirata indietro in tempo o le avrebbe straccato la testa.
Sentì un rivolo di sangue sgorgare dal taglio e scenderle sul collo, macchiandole i vestiti.
Scoccò una freccia dritta in mezzo agli occhi di quell'essere orrendo che cadde a terra morto.
Il terreno di battaglia era già impregnato del sangue di tre popoli unito a quello nero degli Orchi e delle loro bestie.
Parò un altro colpo con il suo arco che si incrinò appena.
Le si dilatarono le pupille ed ebbe un fremito quando la lama fredda di una spada le colpì un fianco.
Si udì un grido, poi un altro e un altro ancora.
Il muro costruito sulla porta di Erebor crollò e la Compagnia, con Thorin al comando, uscì di corsa gettandosi nella mischia.
Le loro armature dorate scintillavano nonostante il sole fosse coperto da una coltre di nuvole nere.
Presto sarebbe venuto a piovere.
Thorin, sopra una roccia, diede una rapida occhiata alla battaglia e constatò con rammarico che i cadaveri ricoprivano già il terreno, in un numero quasi superiore a quello dei vivi.
Allora richiamò a gran voce Uomini, Nani ed Elfi. Con le sue parole diede nuova forza ai tre eserciti che finalmente presero a combattere con più concentrazione e nuovo vigore.
Gli arcieri elfici erano disposti lungo il versante della Montagna e oscuravano il cielo con la moltitudine di frecce che scoccavano a non finire. Uomini e Nani, invece, erano impegnati nella lotta ravvicinata, spade contro mazze e alabarde e frecce Morgul.
Fili e Kili erano accanto a loro zio e combattevano con lui contro il nemico. Il resto della Compagnia era sparsa per il campo di battaglia.
All'improvviso si udì un ruggito feroce.
Dalla moltitudine di combattenti, Azog fece la sua comparsa agli occhi di Thorin e spronò il suo Mannaro Bianco nella sua direzione.
Il fianco le doleva e le bruciava e la stanchezza iniziava a farsi sentire. Le braccia erano pesanti, ma Keira faceva di tutto per tentare di sopravvivere agli attacchi che arrivavano da tutte le direzioni.
Quando udì un ruggito provenire alle sue spalle, si voltò, schivando dolorosamente un altro colpo, e vide l'Orco Pallido dirigersi verso Thorin.
Sentì un odio profondo nascere dentro di sé. Un odio di vendetta.
Rivide sua sorella tra le fauci del Bianco Mannaro e al posto di quell'odio montò una rabbia incontrollata.
Quella sarebbe stata la resa dei conti.
Bofur udì la voce della sua Keira che lanciava un grido di lotta e la cercò con lo sguardo senza trovarla.
Poi, quando finalmente la intravide in campo, constatò con felicità che era viva, ma quando si accorse che si stava dirigendo tra le fauci del Profanatore, il respiro gli si mozzò nel petto.
L'Orco Pallido la sovrastava sia in altezza che in forza.
Il promo colpo le distrusse l'arco, il secondo la gettò a terra.
Azog gridò, quando una freccia gli si conficcò nel braccio monco.
Keira ne approfittò per alzarsi e quando si voltò verso Kili gli lanciò lampi dagli occhi.
"Non ti intromettere!" Gli urlò dalla sua postazione. "Lui è mio."
Estrasse la spada dal fodero e si lanciò di nuovo all'attacco.
Ignorava le fitte che la ferita le mandava e menava fendenti a destra e a manca nella speranza di colpire il Mannaro e far cadere il suo conducente.
Si intromise Thorin, che con un colpo ben assestato tagliò la gola alla bestia, la quale cadde a terra con il suo padrone.
"Thorin, non ti immischiare!" Gli disse la Mezzelfa, approfittando di quegli istanti per riprendere le forze.
Lui non rispose.
Poggiò la mano sul fianco sinistro e toccò l'armatura nel punto in cui era stata perforata dalla lama di quel maledetto Orco. Il suo palmo era ricoperto di sangue fresco.
"Keira!" Gridò Fili dalle sue spalle, e fece appena in tempo ad alzare il capo.
Schivò con difficoltà il fendente del Profanatore, sul quale invece si avventò il Re dei Nani.
La vista le si appannò e dovette sbattere più volte le palpebre per mettere a fuoco Thorin che veniva scaraventato a terra.
Azog stava per infliggergli il colpo di grazia.
"Per mia sorella!"
Bofur si voltò verso di loro e il suo cuore si arrestò.
Il tempo, per la Mezzelfa, si fermò nello stesso istante in cui la sua spada staccò di netto la testa dell'Orco Pallido, che cadde a terra privo di vita.
Lei lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi.
Indietreggiò di un passo, lasciando cadere la spada che tintinnò sul terreno.
Poi cadde sulla schiena, la spada dell'Orco conficcata nel petto.
*HO PAURA
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Non sempre si combatte per ciò che è giusto
Fiksi PenggemarAveva impiegato più tempo del previsto a giungere nella Contea. Non era stato difficile trovare la piccola e tonda porta verde. Lo stregone la stava attendendo, ma per quale motivo proprio in quel luogo così distante? Trasse un sospiro e fece sbatte...