Era una gionata tranquilla. Il sole era sorto da poco, e in un villaggio poco lontano dalla baia, la vita scorreva tranquilla. Anzi, gioiosamente. Steve e Alex si erano fermati in quel villaggio durante un'esplorazione, perché lei...
Steve: tesoro, respira... *dice tenendole la mano*
Alex: *in preda ai dolori del parto*Eh si. Quel giorno Alex e Steve divennero genitori. In quel tranquillo villaggio vicino al mare, nacque un bellissimo bambino, con due grandi occhi castani e un sorriso sdentato e pieno di gioia.
Passarono i mesi: il bambino cresceva, acquistava il coraggio e la sete di avventura del padre. A soli pochi mesi gattonava per il villaggio dando fastidio ai villici, ridendo come un matto quando questi lo prendevano in braccio e lui tirava piccoli pugni sui loro grossi nasi, mentre papà Steve lo rincorreva cercando di prenderlo.
Trascorsero alcuni anni. Ormai il bambino era abbastanza grande da comminare e correre, e il suo spirito avventuriero diventava sempre più grande. A volte passava le giornate con il padre, esplorando le caverne con il padre, minando con il suo piccolissimo piccone e ammirando il coraggio di steve dell'uccidere gli Striscianti* e le ombre della Fine**.
E quando tornava a casa, correva tra le braccia della mamma, che lo accarezzava e gli dava i biscotti. Ma il bambino passava la maggior parte del tempo a casa, dove Alex lo prendeva sulle gambe e gli raccontava storie, giocava con lui, lo aiutava a costruirsi giocattoli e gli insegnava trucchi di sopravvivenza... In particolare lo portava alla baia, dove insiemeavevano costruito un piccolo capanno dove tenevano gli oggetti preferiti del piccolo, e davanti al quale passavano le giornate osservando il mare e i pesciolini che nuotavano vicino alla riva.
Per il bambino era tutto perfetto.
Finché un giorno, mentre era nella foresta con il padre, sentirono un forte rumore provenire dal villaggio. Guardò Steve, che con un espressione preoccupata lo accompagnò al villaggio. La sua mano era indurita dal lavoro e tesa dallo stress. I suoi occhi erano colmi di ansia.
Nell'ultimo periodo aveva visto, nascosto dietro la porta, litigare mamma e papà sempre più spesso, anche se quando c'era anche lui la mamma era sempre gentile e buona.
Quando arrivarono al villaggio, i villici guardarono male Steve. Era da un paio di settimane che facevano così.
"perché? Cosa ha fatto il mio papà" si chiese il piccolo. Arrivarono davanti alla porta di casa, dentro un silenzio tombale.Steve: aspettami qui... *dice al bambino*
Entrò in casa e si chiuse velocemente la porta alle spalle. Papà non aveva dei segreti. Né con lui né con la mamma. Perché non voleva farlo entrare?
Quindi, incuriosito, aprì la porta delicatamente e si fece avanti piano piano. La mamma era stesa per terra, con una cosa che papà unava per cacciare nella mano destra. Come si chiamava? Puntola? No, pistola. Aveva una pistola nella mano, e sulla tempia destra un buco da cui usciva... Sangue? Non poteva essere sangue quello. Sapeva che quando c'era del sangue non era una cosa buona. Papà era inginocchiato vicino a lei, teneva una mano sotto la sua testa e ripeteva singhiozzando "mi dispiace... Mi dispiace..."Papà? *disse*
Steve: *si volta di scatto* non dovresti essere qui...
Cosa è successo alla mamma? Perché non si muove?Per qualche strano motivo sentì gli occhi diventare umidi e cominciò a vedere appannato, finché una lacrima non gli rigò il viso. Perché stava piangendo? Sentiva nel fondo del suo cuore che c'era un motivo per cui essere triste. Aveva solo cinque anni... Se pur maturo per un bambino di quell'età era piccolo per capire.
Steve: la mamma non c'è più... *dice continuando a singhiozzare.*
Cosa vuol dire? *chiede il bambino*
Steve: come quando papà uccide gli animali, piccolo. Loro non vivono più.Sentì il cuore sprofindare all'interno del petto. Come era accaduto? Come poteva essere? Cosa sarebbe succeso? Chi era stato? Grosse lacrime cominciarono a scorrere lungo le sue guance per poi gocciolare per terra.
Aveva dentro di sé tante emozioni che non aveva mai provato prima. Troppe emozioni. Si girò e scappò via, mentre i villici si avvicinavano per portare via il corpo della madre.
Corse e corse a perdifiato, fino a raggiungere la baia, dove aveva passato la maggior parte della sua vita fino a quel momento. Si sedette davanti al piccolo capanno, lo sguardo perso sulle nuvole temporalesche che si stava avvicinando all'orizzonte, mentre la tempesta nella sua mente si stava dirandando per lasciare posto alla pura tristezza. Le lacrime continuavano a scorrere, ma non gli dava fastidio. Dopo un po' si alzò ed entrò nel capanno. Con sua grande sopresa tutto era stato riordinato perfettamente e inscatolato con diligenza, e sopra una delle scatole c'era una busta.
Mentre erano insieme Alex gli leggeva tante storie, e lui curioso aveva voluto imparare. Così lei gli aveva insegnato a leggere.
Aprì la busta:Mio piccolo tesoro,
Immaginavo che dopo l'accaduto ti saresti rifugiato qui. Così ho deciso di lasciarti questa lettera per spiegarti tutto. Io non volevo, e mi rendo conto che quello che ho fatto è stato da cordardi, ma non ho più potuto sopportare il dolore del tradimento. Non giudicare tuo padre: è un eroe, ma anche gli eroi commettono degli errori. Non per questo diventano cattivi e non degni di ammirazione.
Sono molto dispiaciuta per quello che è successo, tesoro mio, ma sappi che rimarrai sempre nel mio cuore e io ti proteggerò il più possibile.
Con amore, Alex.La lettera era scritta nell'inconfondibile grafia minuta e delicata della mamma, e in alcuni pumti vi erano delle piccole macchioline tonde, come se avesse pianto nello scrivere quelle parole. Dentro di sé sentì montare una rabbia immensa e una forte delusione nei confronti di Steve: l'uomo che aveva sempre ammirato e di cui era sempre andato fiero era la causa dell'unica persona così dolce e buona che lo aveva amato come solo una madre può fare. Restò davanti al capanno per tutta la sera, finché non si addormentò.
Dopo la morte di Alex, le cose cominciarono a degradare: Steve cominciò ad uscire semore meno per le esplorazioni, fino a rimanere in casa tutto il giorno. Cominciò a bere, le boccette di esperienza sparse per tutta la casa. Non usciva mai, non vedeva mai la luce del sole, non apriva la porta quando i villici venivano a portare da mangiare al bambino, dato che non cucinava nemmeno. Anche i villici cambiarono: cominciarono a diventare più burberi e severi nei confronti del bambino, non giocavano più con lui, non gli permettevano di avvicinarci agli orti, lo sgridavano quando faceva rumore.
Passarono gli anni, e il cuore del bbino, ormai divenuto un ragazzino, continuava ad indurirsi sempre di più. Passava il suo tempo costruendo armi semore più potenti, imparando incantesimi e rituali demoniaci, cercando di non pensare alla madre.
Suo padre aveva cominciato a cedere, ormai piangeva in continuazione, e sembrava essersi dimenticato dell'esistenza del figlio.
Finché un giorno...
Tornò a casa dopo aver passato la giornata nella foresta. Non c'era il minimo rumore. Rimase fermo davanti alla porta per un attimo, temendo il peggio. E il peggio arrivò.
Steve era sdraiato sul divano e non si muoveva. In mano aveva una boccetta, ma non era esperienza. Era veleno. Si irrigidì per un attimo, poi distolse lo sguardo. Avrebbe preferito vendicarsi personalmente su suo padre.Passarono i mesi. Il ragazzo era stato affidato ad un altra famiglia e si era dovuto allontanare dal villaggio. I nuovi genitori avevano un'altro bambino, Notch. Lui continuava a torturare il fratellastro, mentre i genitori adottivi cercavano senza successo di tenerlo buono. La sua situazione cominciò a peggiorare disastrosamente. Provava tencinche d'attacco e incantesimi sugli animali del nuovo villaggio. Picchiava il fratellastro e lo terrorizzava. Disubbediva continuamente ai nuovi genitori. Iniziò a provare incantesimi e rituali sempre più pericolosi, che provocavano seri danni alla foresta e all'ecosistema circostante. I villici cominciarono ad avere paura di lui, e inspiegabilmente al ragazzino quella situazione piaceva. Finché un giorno non commise il suo primo omicidio. Villico lo sgridò perché aveva rovinato ancora una volta il suo raccolto, e lui senza battere ciglio sfoderò la spada e gli mozzò la testa.
I genitori presero provvedimenti, ma più cercavano di tenerlo a bada più lui sembrava in grado di liberarsi e fuggire. Finché un giorno, il padre adottivo perse la pazienza.Padre: si può sapere come ti ha educato tua madre? *dice sbottando*
Non gli piaceva che parlassero di sua madre. Ma quello era un vero e proprio affronto: sua madre era stata la donna più buona e gentile che avesse mai conosciuto. Nessuno poteva permettersi do dire il contrario. Sentì una profonda rabbiamontargli dentro, e non cercò di fermarla le lacrime comiciarono a rigargli il viso, il suo corpo fremeva per l'ira e il dolore che da tanto portava dentro di sé. Estrasse la sua spada e la alzò sopra la testa,pronto per sferrare un colpo. Gli venne in mente il volto gentile e sorridente di sua madre, che lo teneva tra le braccia mentre erano seduti sulla spiaggia.
Guarda quel mare *gli diceva sempre* un giorno sarai forte e coraggioso, e navigherai oltre queste acque. Sarai un eroe, Herobrine.
* ** (nomi italianizzati delle creature di minecraft: gli striscianti sono i creeper, le obre della Fine sono gli enderman)
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Minecraft Stories
Short StoryAncora una volta ciao! ... Questa è una raccolta di storie brevi e oneshot sull'universo di minecraft e tutto ciò ad esso collegato. Accetto volentieri idee, consigli e critiche costruttive! Buona lettura!