(ambientata in un universo alternativo)
La scuola era cominciata per l'ennesima volta. Se da un lato la consideravo una bella notizia, dall'altro avevo un po' paura. Erano tre anni che avevo cominciato le superiori, e da tre anni ero cotta di un mio compagno di classe.
Nonostante la mia amica e vicina di banco insistesse sul fatto che avessi qualche problema a farmi piacere uno come lui, io ogni giorno mi perdevo sempre di più in quel sorriso dolcissimo, in quei caldi occhi castani e scuri, e in quella risata allegra e gentile. Non parlavamo spesso, per lo più di cose riguardanti la scuola, ma ogni volta che mi rivolgeva la parola per me era come se fosse appena nata una stella. Giorgio, era il suo nome, ma tutti gli davano scherzosamente del topo per via del suo piccolo naso a punta e della tenera fessura fra i due incisivi.
Era la mia dannazione, non facevo altro che parlare di lui a (n/a) durante le lezioni, tanto che ad un certo punto, la professoressa decise di finirla.
-(t/c)! Si può sapere cos'hai ancora da dire? Poi i risultati si vedono!-
Chinai la testa, imbarazzata. -Scusi, prof.-
-Non se ne può più! Forza, prendi la tua roba e vai a sederti al posto di Ettore. Più tardi comunicherò il cambiamento al coordinatore. Niente storie, forza.-
Mi alzai dal banco rossa in volto, voltandomi verso il ragazzo. Ettore mi guardò male, mentre i suoi amici sghignazzavano prendendolo in giro. Infilai il quaderno nello zaino, e mi avvicinai imbarazzata al mio nuovo posto, aspettando che il suo ex proprietario se ne andasse. Con il cuore a mille, presi posto accanto al mio nuovo compagno di banco: Giorgio.
Gli tiravo occhiatine veloci mentre mi sistemavo.
Come se non fosse successo nulla, l'insegnante riprese a spiegare.
A disagio mi appoggiai con il mento sul pugno chiuso, provando a prendere appunti, mentre sentivo i ragazzi dietro di me mormorare e ridere tra di loro. Giorgio invece era silenzioso e fissava il libro. All'improvviso, proprio mentre cominciavo a concentrarmi sulla lezione, sentii una mano calda toccare il mio braccio. Sussultai e sentii le guance andare a fuoco, mentre mi giravo verso Giorgio.
-Hai una gomma?- mi disse squadrandomi.
Senza guardarlo negli occhi gli porsi la mia gomma da cancellare, con mani tremanti.
-Grazie.- mi sorrise leggermente.
Le nostre dita si sfiorarono mentre gli passavo l'oggetto. Era successo tutto talmente in fretta che non mi sembrava vero. Eppure il giorno dopo, una volta in classe, lo vidi arrivare e sedersi accanto a me, salutandomi con un sorriso.
I giorni scorrevano rapidi, e io non ero mai stata così felice.
Una mattinata, la professoressa di italiano entrò in classe. Sistemando il banco vidi Giorgio che frugava freneticamente nello zaino, per poi alzare la testa con lo sguardo confuso. Mi lanciò un'occhiata rapida prima di alzare la mano.
-Prof? Ho dimenticato il libro a casa.-
-Che ti posso dire, guarda dalla tua compagna di banco.-
Arrossii all'improvviso. Lentamente, spostai il libro al centro, tra i nostri tavoli, mentre lui trascinava la sedia verso di me.
Mi sistemai e cominciai a sfogliare il libro cercando la pagina richiesta.
In un istante di panico mi accorsi di tutti i disegni che nel corso del tempo avevo fatto su quel libro.
Giorgio fissava le pagine con interesse. All'improvviso la sua mano bloccò la mia, osservò il disegno sulla pagina, e mi guardò.
-Ma... È un disegno di LyonWGF?- sussurrò.
Annuii rossa in volto. Lui fece un grosso sorriso.
-Non sapevo lo seguissi anche tu. Giochi anche a minecraft?-
Annuii di nuovo. I suoi occhi brillavano di gioia come quelli di un bambino, e vederlo così, con quell'enorme dolcissimo sorriso che faceva assottigliare gli occhi allegri, mi scaldava il cuore.
Mi propose di giocare insieme. Mi metteva agitazione, ma come avrei potuto rifiutare?
Ero troppo timida per parlargli dal vivo, ma online era tutto più facile, e pian piano cominciai ad aprirmi. Probabilmente si sentiva a suo agio con me. Cominciò a scrivermi sempre più spesso, passavamo ore insieme tutti i giorni, parlavamo del più e del meno.
Un giorno mi invitò a passare il pomeriggio a casa sua.
-Ho le patatine al formaggio e del succo di frutta.-
-Se me lo avessi detto avrei comprato qualcosa per strada.-
-Ma no, che poi ingrassi...- mi guardò ridendo, e io gli risposi facendogli la linguaccia.
Ci sdraiammo uno accanto all'altra sul tappeto nella sua stanza, con le tende chiuse, come se fossimo su un prato a guardare le stelle.
-Tu credi nell'amore a prima vista?- mi chiese all'improvviso, prendendomi di sorpresa.
Ci pensai attentamente, prima di rispondere.
-Vorrei poter dire di no... Ma in realtà si.-
-In che senso...?-
-Il ragazzo che mi piace...-
-Ti piace fin dal primo momento che lo hai visto?-
-Si. E mi piace ogni giorno di più.- tirai un sospiro sognante, chiudendo gli occhi e stringendo le braccia al petto.
-Comunque... Come mai questa domanda?-
-Così...- mormorò con incertezza.
Feci per dire qualcosa, ma mi interruppe.
-Pensavo di avere una cotta per una ragazza, e invece sono innamorato di un'altra che ho messo tanto tempo per conoscere. E più la conosco, più diventa bella...-
Sentii il fruscio del tappeto mentre si girava su un fianco, rivolto verso di me.
-Me lo dici chi ti piace?-
Mi voltai anche io verso di lui.
-Secondo me lo sai chi mi piace. E poi non te lo direi a prescindere.-
Ci guardammo negli occhi per un lungo istante. Vedevo le sue guance tingersi teneramente di rosso, e quasi mi sembrava di poter sentire il suo cuore battere a ritmo con il mio.
-E nel vero amore ci credi?-
-Assolutamente si- mormorai.
L'aria era calda, l'atmosfera sembrava alleggerirsi mentre tutto quello che avevamo intorno scompariva pezzo dopo pezzo.
La sua mano calda si posò dolcemente sulla mia schiena, tirandomi verso di lui.
-Sei bella, t/n, lo sai?-
Risi senza spostare lo sguardo da lui.
-Anche tu sei bello Giorgio.-
Rise anche lui insieme a me, prima di rimanere entrambi in silenzio a guardarci, di nuovo.
-E ora?-
-Ora cosa?-
-Mi sembra abbastanza ovvio.-
-Che cosa è ovvio?-
-Quello che provi tu... Quello che provo io...-
-Allora si, è ovvio, a questo punto.-
Fece una pausa.
-Allora posso?-
Annuii. Lui si spostò più vicino a me e mi strinse a sé tenendomi dalla vita. Mi baciò impacciatamente. Risposi altrettanto imbarazzata, mentre avvolgevo le braccia intorno al suo collo. Le sue mani mi accarezzavano la schiena timidamente, con delicatezza, come se stesse toccando del cristallo.
Mi persi nella sua pelle calda, in quegli occhi marroni, in quel sorriso dolcissimo, in quelle labbra delicate, in quelle mani rassicuranti. Mi persi completamente.
STAI LEGGENDO
Minecraft Stories
Short StoryAncora una volta ciao! ... Questa è una raccolta di storie brevi e oneshot sull'universo di minecraft e tutto ciò ad esso collegato. Accetto volentieri idee, consigli e critiche costruttive! Buona lettura!