Minecraft Story 1: Herobrine, Parte 4

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Quando finalmente aprì gli occhi, vide davanti a sé un cielo azzurro completamente senza nuvole, tanto che pareva finto. C'era qualcosa che non andava... Ma non riusciva a capire cosa. Aveva i muscoli indolenziti e riusciva a malapena a spostare un braccio o una gamba, quindi restò sdraiato per un po' sull'erba morbida, osservando la volta limpida sopra di se e gli animali che gli passavano davanti. Si chiese come fosse arrivato lì. Era talmente debole che non riusciva a ricordare. Restò sul prato per alcune ore, fino quasi al tramonto, cercando di capire cosa fosse successo. Poi improvvisamente gli tornò titto in mente. La strega, il rituale, tutto. Si alzò cercando di ignorare il forte dolore ai polmoni e alla testa, e si guardò intorno cercando la palude della strega, però senza successo. C'era qualcosa di strano in quel mondo. Era tutto... Sfocato, leggermente sbiadito, come se qualcuno avesse fatto una foto con una pessima risoluzione. O come se stesse guardando la foto a bassa risoluzione. Come se vedesse il mondo attraverso filtri e filtri che lo avevano peggiorato. Ma certo! Era colpa di Baba Yaga! Aveva detto che sarebbe stato uno scambio... Avrebbe scambiato i suoi occhi e la sua voce con quelli di Herobrine. Con un certo timore, provò a dire qualcosa, per capire se anche la sua voce era cambiata oltre che la sua vista. Quello che ne uscì bastò a fargli venire i brividi. La sua foce era grottesca, profonda e molto roca, come se avesse una terribile influenza.
Un altro terribile sospetto prese possesso nella sua mente. Estrasse la spada e la utilizzò come specchio, per poter vedere la sua immagine. Il suo volto era coperto di graffi e piccoli tagli, ed era sporco di polvere, come il resto del suo corpo d'altronde. Ma sotto le palpebre... Due strisce rosse gli rigavano le guance... Partendo proprio dall' interno delle palpebre. E i suoi occhi... Erano di un bianco lattiginoso, senza pupilla né iride, macchiati del sangue che proveniva da dietro di questi. Erano esattamente uguali agli occhi di Baba Yaga... Quello che gli passò per la testa in quel momento gli fece gelare il sangue nelle vene.
Quindi aveva funzionato... O almeno in parte. E se la strega lo avesse ingannato? Avrebbe dovuto scoprirlo da solo. Cominciò a incamminarsi per trovare un rifugio per la notte e riposarsi, in modo da tornare in forze. Dopo alcune ore di cammino trovò una caverna, e decise di fermarsi lì. Stava sistemando il suo zaino e alcuni vestiti presi da questo da suare come giaciglio, quando dietro di se sentì qualcosa sibilare.
Si voltò di scatto, e si trovò faccia a faccia con uno Strisciante, che lo fissava con occhi vaqui. Disperatamente cercò la spada alla cieca, le mani che gli tremavano ancora dalla stanchezza. Si rese conto solo in quel momento quando fosse debole, stanco e ferito.
Continuò a cercare la spada imprecando, mentre lo Strisciante continuava a guardarlo. Poi si accorse di un piccolo ma non insignificante dettaglio. L'essere non era esploso, non lo aveva attaccato, stava solo lì fermo a fissarlo. Baba Yaga lo aveva detto: tutte le creature dell'ombra si sarebbero piegate al suo volere.
Con una certa esitazione decise di fare un tentativo: con delicatezza allungò la mano nella direzione dello Strisciante, come facendogli cenno di allontanarsi. Quello immediatamente Si girò e strisciò via, per poi fermarsi poco lontano e tornare ad osservarlo.
La strega non lo aveva tradito, aveva mantenuto la promessa. Stava tutto nel capire come usare il potere racchiuso dentro di lui.
Passaronoi mesi e gli anni. Herobrine diventava sempre più potente ogni giorno che passava, e insieme alla sua forza cresceva il suo desiderio di vendetta e distruzione. Aveva imparato a controllare ed utilizzare al meglio la sua forza, scoprendo nuovi incantesimi e trucchetti davvero niente male. Ormai poteva distruggere montagne, villaggi, prosciugare mari solo con un gesto, evocare qualsiasi creatura volesse, teletrasportarsi a suo piacimento, lanciare incantesimi in gradodi sterminare interi popoli, costruire dal nulla... Era invincibile. La soddisfacente vendetta che teneva in caldo ormai da molti anni si sarebbe finalmente realizzata. Le sue prime vittime sarebbero state il fratellastro e la madre adottiva. Giunse così al villaggio, senza farsi vedere, e cominciò ad evocare lupi famelici e pipistrelli dagli occhi rossi dentro la loro piccola capanna. La donna, ormai anziana, cominciò a preoccuparsi, mentre Notch cercava di scacciare le fastidiose bestie. Poi apparve davanti a loro, in tutta la sua imponenza, i suoi muscolie le nue ciccatrici, e i suoi famelici occhi bianchi. Entrambi si spaventarono: poteva vedere il terrore puro sui loro visi. Sorrise loro freddamente, e si avvicinò lentamente.

Herobrine: toccherà a voi, e poi a tutti gli altri... *dice con voce profonda e grottesca*

Con un gesto della mano rase la casa al suolo, poi tirò fuori la spada e mozzò loro la testa. Poi lanciò un incantesimo che uccise i rimanenti villici tra atroci sofferenze.
Andò avanti, distruggendo chiunque si trovasse sul suo cammino, dai non-morti agli esploratori, dagli animali ai villici, fino a quando non arrivò al villaggio in cui era nato e cresciuto. Finalmente avrebbe potuto sfogare la sua ira nel luogo in cui tutto era cominciato. Proprio mentre pregustava un'esplosione di fiamme sulle capanne, sentì una voce chiamarlo per nome.

???: Herobrine... Herobrine...

Quella voce gli fece venire i brividi e... Una strana sensazione, quanlcosa che non aveva mai provato prima... Sentiva come un peso nel petto, un macigno che qualcuno aveva appoggiato sopra al suo cuore. Quella voce... Non poteva essere... Era impossibile.
Abbassò le mani e scese a terra, finendo senza volerlo proprio vicino alla capannina dove da piccolo pasaava le giornate insieme a sua madre.

Herobrine: ...mamma?
??? : si.... Sono io...

Crollò a terra in ginocchio. Dopo tutti quegli anni... Lei non aveva mai smesso di stargli vicino... Nonostante tutto quello che aveva fatto... Tutti i morti... E in quel momento, una figura scintillante gli comparve davanti. Pallida, sbiadita, non solo a causa degli occhi, ma era lei, Alex. Lo guardò, un misto di tristezza e pietà nei suoi occhi verdi. Allungò una mano verso di lui e gli accarezzò il viso, lasciandogli il brivido caldo sulla guancia.

Herobrine: ...mamma...

La sua voce si spezzò, e accadde una cosa che non succedeva da anni: una piccola goccia d'acqua salata, scivolò pigramente sulla sua guancia, seguita da un'altra e da un'altra ancora.

Alex: non avere paura, piccolo mio, sono qui con te...

La donna si inginocchiò davanti alui e lo strinse tra le braccia, mentre il ragazzo, singhiozzando, cercava di parlare, di dire qualsiasi cosa. Poi Alex lo accarezzò sussurrandogli dolci parole, e finalmente lui si rilassò e si sciolse in quel tenero abbraccio. Poi all'improvviso Herobrine si volatilizzò nel nulla. Nessuno sa cosa si siano detti, cosa sia successo mentre lo spirito magnanimo di quella madre coccolava e consolava il figlio con il cuore a pezzi, ma da quel momento, di Herobrine, non si è più vista nemmeno l'ombra.




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