Burnt Eyes ~Herobrine

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Il borbottio della lava era l'unica consolazione. Non vi era niente, se non vaste pianure rosse con laghi incandescenti, accompagnati dai lamenti delle creature infernali.

Il bambino non faceva altro che dormire tutto il giorno, smarrito nel mondo dei sogni.
Sogni di prati, di fiori e morbidi coniglietti, di alberi, nuvole e acqua fresca.

Il borbottio della lava accompagnava quei sogni solitari, sogni di un bambino solo, un piccolo principe abbandonato da tutto e da tutti.

Un oscuro guerriero scheletrico faceva guardia fuori dal castello, insieme a mille altri, e giganteschi fantasmi piangevano la tristezza del loro piccolo sovrano.

Ma qualcosa destò il giovane principe dal suo sonno sconsolato. Un rumore mai sentito, una lieve brezza che da lontano portava profumi delicati ed esotici.

Prima annusò l'aria, scorgendo quella sottile fragranza come fosse un punto nero su un foglio bianco, tanto diverso da tutto il resto da stuzzicare anche il più pigro. Poi aprì un occhio, e l'altro.

Si alzò e si guardò intorno, beandosi di quella carezza sconosciuta sul suo viso scottato dal calore perenne.

Davvero, davvero non sapeva da dove venissero quelle piccole perle di piacere che mai aveva pensato di provare.

Nonostante la brace in cui si trovava, distungueva bene quei respiri dolci, che profumavano di felicità e piante verdi e terra fresca e amici.

E quello era una calamita per l'occhio sognatore del principe bambino, che come posseduto si lasciò guidare da quelle sensazioni che tanto aveva sognato, e ciondolando seguì la strada luminosa nella notte della sua prigione.

La sua anima trascinata verso quel bellissimo e fresco ignoto allertava le creature tristi e strane delle lande fiammeggianti. Qualcuno faceva gemiti più acuti, qualcun'altro grugniva più forte. Percepivano, stava pwe accadere qualcosa.

Il principino si trovò davanti ad un denso velo viola, circondato da scura pietra. Quella fragranza meravigliosa era talmente intensa che quasi si sentì svenire. Ma sorrise.

Il suo volto scuro e perennemente triste si aprì in un espressione estasiata, immaginando quali meraviglie si celavano fuori della sua prigione.

Ma lui non sapeva. Lui era destinato a rimanere lì. Né il suo giovane corpo né la sua ingenua mente erano pronti.

Curioso come il bambino quale era, spinse la testa oltre il velo oscuro.

Aprì gli occhi lentamente, quasi non volesse rovinarsi la sorpresa.

E davanti a lui si estendevano per chilometri e chilometri verdi respiri e fresche brezze e fiori colorati e morbidi coniglietti.

E la luce del sole.

Quella sfera, candida e pura nel mezzo della cupola celeste, che sprigionava tanta luce e tanto calore pari a mille fuochi.

Mille fuochi scottanti e bianchi che nom desideravano altro se non imprimersi nel giovane principe curioso.

Agonizzante, il bambino crollò a terra. Mille fuochi lo bruciavano, troppo pura quella luce, troppo morbidi quei coniglietti, troppo colorati quei fiori, troppo fresche quelle brezze, troppo verdi quei respiri.

Quel candore che tanto aveva desiderato vedere, non desiderava lui allo stesso modo. Il suo unico scopo era di bruciarlo, di segnare quella creatura dannata che non poteva, non meritava di vedere la bellezza del mondo.

E i suoi occhi si sciolsero del loro colore, candeggiati dai mille fuochi violenti.

La sua punizione fu quella di non poter più vedere quello che sempre aveva desiderato vedere

Hai osato fare ciò che non potevi fare, Lord Herobrine.

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