4 - Notti tormentate

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"Come vanno le cose, Draco?"


Il suo tono di voce era molto cauto.

 Adesso Lucius era finalmente di fronte a suo figlio... che strana sensazione abitava quegli ultimi giorni, gli pareva di essere emerso in una landa sconfinata di nebbia tra passato e futuro.

Se provava a spingere la memoria al ritorno a casa... al campo di battaglia, non ci riusciva.

Ricordava per qualche ragione solo una radura, Potter morto, e la risata stridula dell'Oscuro Signore che riempiva la notte devastata.

Ma questo era tutto ciò che contava.

Potter era finalmente stato eliminato e con lui ogni resistenza residua spazzata via.

Lucius sapeva che esistevano ancora gruppi di disperati, ma conosceva anche la sorte che li attendeva: ormai opporsi all'Oscuro Signore non era solo una follia, era un vero e proprio atto suicida.


E Lucius, i segni di Azkaban che scomparivano sul volto pallido tornato florido ed arrogante, non avrebbe potuto sentirsi meglio.

Non si era mai sentito meglio in vita sua.

Aveva immagini stravolte dei festeggiamenti, l'eco ossessiva degli ' abbiamo vinto, abbiamo vinto!' ripetuta all'infinito dai suoi compagni Mangiamorte.

L'euforia doveva essere stata davvero, davvero tanta.

 La sua casa scintillava al culmine dello splendore e quasi ogni sera i Malfoy avevano gente a cena: gli Elfi non avevano avuto molti momenti di pausa, dalla fine della guerra.

La casa che Draco e sua moglie avevano scelto era decisamente meno imponente della dimora di famiglia.
Lucius si tolse di dosso il soprabito e lo gettò distrattamente all'Elfo che tremava e si inchinava al suo fianco.
Aveva proposto alla coppia di venire a vivere al Manor, sarebbe stato sensato. Loro avevano rifiutato. Avevano discusso naturalmente, ma alla fine Draco aveva preso la sua decisione.

Una parte di suo padre era lieta di quella risoluzione. Era la stessa che ora, da dietro i suoi occhi pallidi, guardava suo figlio con un misto strano di pena e volontà ostinata di compiacersi per la ricchezza della nuova sistemazione.

Draco sembrava uno strano prodotto di quella nebbia.


Suo padre era lì da ormai cinque minuti, ma alla sua domanda lui aveva alzato il capo con una mezza risata molto simile ad uno sbuffo - e non aveva risposto.

Stringeva ancora un bicchiere di vino nel palmo, come l'ultima volta che Lucius l'aveva visto. Come prima che se ne andasse di casa.


Come quando aveva voluto evitare che se ne andasse a vivere così lontano da casa, ma in fondo lo voleva perché vederlo così lo inquietava, e lo spaventava il modo in cui suo figlio si rivolgeva a lui, anche il modo in cui lo guardava.

Draco non lo aveva mai guardato così.

Non lo aveva mai accolto con quel sorriso distrutto. Un tempo non avrebbe mai osato neppure contraddirlo, ma quel tempo apparteneva al passato.

Di fronte a sua madre Draco non beveva mai, ma di suo padre era come se non gli importasse più niente.

Non era ancora ora di pranzo, notò Lucius ora che poteva osservarlo da vicino, e Draco era già ubriaco.

"Salute a te, padre..." gracchiò alla fine con voce pacata, monocorde.

Stranamente non sembrava la voce di un ubriaco. Ma neppure lui, Lucius, sembrava mai ubriaco quando effettivamente lo era.

C'era una bottiglia quasi vuota sul caminetto della nuova, lussuosa casa che Draco abitava con la ragazza che aveva deciso di sposare, Astoria Greengrass, purosangue.

The War is overDove le storie prendono vita. Scoprilo ora