6 - Salvataggio

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Le lacrime di Hermione Granger asciugarono quasi completamente grazie al peso delle sue faccende domestiche.

 Per il resto della mattinata e durante buona parte del pomeriggio mantenne lo sguardo basso, quasi intorpidito, lasciando che i pensieri vagassero.

Non sapeva e non voleva sapere niente di Walden Macnair, ma per la prima volta da quando era stata catturata provò gratitudine per non doversi aggirare nel castello.

Era necessario il suo aiuto in cucina. Sotto quel cielo plumbeo che raramente regalava un raggio di sole faceva un caldo umido e malsano, l'ora di pranzo li fece boccheggiare tutti con le fronti lucide di sudore di fronte ai paioli.

Hermione affettò verdure, passò vassoi ripieni, sostituì ed aiutò come poteva gli Elfi indaffarati.

Come sempre le accadeva quando era nel bel mezzo di quei massacranti turni di lavoro e si trovava in compagnia degli Elfi domestici, ad Hermione piaceva ripensare a Hogwarts.

Osservava i volti di quelle piccole creature, il modo in cui si muovevano a scatti veloci - perché essere efficienti era molto, molto importante nel Nuovo Regime - e le voci perdute di Harry e Ron diventavano fantasmi vivissimi tutto intorno a lei.

Le faceva male pensare alla loro fine - un male che era come il baratro di un abisso spalancato sull'orrore e sul nulla di mille Dissennatori schierati - ma il loro ricordo era anche fonte di conforto in quei momenti.

Mentre pelava a mano la sua dose di patate, si ritrovava a sorridere pensando a cosa avrebbe potuto dire Ronald.

Quando sua madre gliele dava da sbucciare, Ron Weasley imprecava ad alta voce "patate!" E lo diceva con un tono che rendeva la semplice parola un'imprecazione. "Patate!" ( che era più buffo di 'cavoli!') come lo diceva Ron.

Certe volte la sua mente li dipingeva con una cura assoluta, proprio come se fossero lì con lei.
Forse stava impazzendo - o forse era già pazza - ma non aveva importanza, il mondo era impazzito.

Le voci di Ron ed Harry - più spesso il primo del secondo - la abitavano in sordina e forse era normale considerato quello che avevano passato. Forse. Hermione non si interrogava, accadeva e basta. Era iniziato evocando i loro ricordi, pensando a cosa avrebbe detto o fatto Ron, per poi finire col sentirli ribattere anche quando non erano desiderati.

Dal piano superiore giungevano i suoni educati del pranzo in corso, Hermione sorvegliava l'arrosto e non cercava di capire l'identità degli ospiti dal tono delle loro voci attutite ( non voleva rischiare di riconoscere tra di esse Macnair) ma per qualche motivo distingueva nitidamente la voce di Lucius Malfoy.

Si era comportato in modo strano con lei. Inutile negarlo.
"Che bastardo, sarà felice, finalmente!" Disse il Ron Weasley che Hermione conosceva. Felice?

Non aveva mai pensato a questo, non veramente. Passò il vassoio all'Elfo con le braccia protese. Aveva dato per scontato che fosse felice dopo la vittoria, si.

Ma ora che ci pensava, non ne era troppo sicura. O magari quello era il modo in cui Malfoy dimostrava felicità, chi poteva saperlo. In fondo lo aveva solo affrontato nel corso della sua vita, non conosciuto.

"Vattene per l'amor di dio" le aveva sussurrato buttando la frusta lontano e questo l'aveva turbata.
"Per la barba di Merlino, Hermione, probabilmente era solo annoiato."
Ma non le era parso. No, davvero.
"Non avresti dovuto dormire nel suo letto!" Mormorò costernato Ron - (o la parte della mente di Hermione che aveva la voce di Ronald Weasley, l'unico ragazzo che avesse mai amato e che fosse arrivata a baciare) "Si comporterà proprio come quello schifoso di un Boia, appena ne avrà l'occasione."

L'occasione? Ma l'aveva avuta l'occasione.

"Il caffé, il caffè!"

Ogni cosa venne spazzata via dalla vocetta dell'Elfo, Hermione lasciò stare le patate e volò nell'angolo per sorreggere assieme agli altri la grande caraffa fumante. Emanava un odore delizioso, che la stordì. Sperò che ne lasciassero un goccio, ma tanto non succedeva mai.




* *


Alle 15:30 del pomeriggio Lucius Malfoy rincasò dal suo giro a Nocturne Alley e salì a studio senza degnare di uno sguardo nessuno.

The War is overDove le storie prendono vita. Scoprilo ora