24 - Nonostante tutto

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Che orribile, lunga notte. La festa era ormai finita. Il salone era muto e freddo come un campo di battaglia dopo lo scontro. Elfi Domestici finivano solerti e silenziosi di riordinare, togliere gli ultimi bicchieri, rimuovere le macchie dai divani. Nessuno di loro la guardava, si muovevano affaccendati, lo sguardo basso.

 Cercavano di ignorare lo squarcio prodotto dalle urla di poco prima nell'aria, ma c'era. Hermione avrebbe tremato dal freddo, se solo non fosse stata seduta di fronte agli ultimi residui delle braci ardenti nell'immenso focolare.
I piedi le facevano male. 

Si guardava i piedi, le insulse, frivole ciabattine rosse. Stava aspettando Lucius. Lui le aveva comandato di aspettare lì, vicino al fuoco. Così Hermione aveva fatto.
Di Draco Malfoy non c'era traccia, ma Hermione sapeva che si trovava al piano superiore.
Il pensiero che fosse così vicino le spedì una nuova fitta di disagio nella pancia.

Voleva cambiarsi, prima di tutto. Se Lucius intendeva convocarla nella camera da letto principale - come ultimamente aveva ripreso a fare per la notte - Hermione avrebbe lasciato la Giratempo al sicuro dove l'aveva nascosta. 

Altrimenti se la sarebbe rimessa al collo. Quest'ultima prospettiva le era di conforto. Voleva accarezzare la catena dorata, pensare a tutto quello che stava accadendo come un incubo, contemplare i rari intarsi sul quadrante d'oro. Ne aveva già studiato le bizzarre figure, non aveva mai visto una Giratempo del genere. 

All'inizio aveva pensato di essere ignorante, non poteva giudicare un oggetto magico dall'unico esemplare che aveva mai usato, ma sapeva che non era una produzione regolamentare. Per quanto ne sapeva nessuna Giratempo aveva una specie di cerchio di cristallo al di sopra della clessidra. Non rappresentava un pianeta, non era una stella e il cristallo che lo componeva era trasparente, gettava riflessi arcobaleno ogni volta che il sole la sfiorava.

Se solo avesse afferrato la minuscola manopola e compiuto l'esatto numero di giri.
Allora il tempo l'avrebbe risucchiata a velocità infinita.
Lontano da quel posto... lontano da quel futuro atroce...

Avrebbe riportato il tempo al punto in cui Draco Malfoy era solo un ragazzino sconvolto che rischiava di farsi ammazzare nel tumulto della battaglia, non un uomo mezzo ubriaco, capace di urlare a quel modo.


"Brutta puttana!"
Il Draco Malfoy che conosceva non era gentile, ma non aveva mai ringhiato le parole così. Ne' per quello che ne sapeva, si era mai lanciato verso di lei a mano tesa con tutta l'intenzione di colpirla.
Istintivamente - ed odiandosi per questo - Hermione si era protetta il volto con il braccio, prima che Lucius intercettasse suo figlio e si mettesse tra di loro.

Chissà se Lucius gli aveva mai parlato come aveva fatto quella notte nella cucina del Manor, con la porta ancora velata dalla spessa barriera.

La Bacchetta di Draco lanciava lampi azzurri, ma sembrava non osare rivolgere la magia contro suo padre, ne' contro nessun altro. Aveva perso il controllo, anche con la bacchetta stretta tra le dita continuava a dibattersi contro Lucius, a cercare di placcarlo e ad urlare.

"Come osi entrare quando trovi una barriera di fronte a te!" 

Ma Draco continuava a cercare di puntare a lei da sopra la spalla di suo padre, ed i suoi occhi erano gli occhi di un uomo che le avrebbe fatto del male. Hermione lo sapeva, aveva già visto quello sguardo - se lo sentiva schioccare addosso come la minaccia di un pungiglione acuminato.

"Lasciami, lasciami... perché non mi lasci, voglio ammazzarla quella cagna!"

Era ovviamente, completamente ubriaco. Ci pensò Lucius ad attirare la sua attenzione:

"Ti ho chiesto come osi entrare quando trovi una barriera di fronte a te!" 

Gli urlò letteralmente addosso. Solo allora Draco smise di cercare di liberarsi di lui e si fermò. Tutto taceva, a parte i remoti rumori della festa in corso, sinistri nell'aria greve.

Draco fissò solennemente suo padre. Aveva ombre sotto gli occhi, un labbro screpolato, i capelli in disordine, ma non urlò quando parlò. La sua voce era poco più di un sussurro.

"Conosco gli incantesimi di questa casa, sono un Malfoy, e non é questo il problema."

"Da quando in qua osi comportarti così, Draco?"
La voce di Lucius invece era granito.
Sentire il suo impatto impietoso fece contrarre il viso di Draco come se avesse appena trangugiato una medicina amarissima. Abbassò il volto, e suo padre lo liberò, indietreggiando, ma ancora dando le spalle al lavello in modo da coprire completamente Hermione.

E di certo la ragazza non avrebbe voluto incrociare di nuovo lo sguardo di Draco, anche se fu ciò che accadde.


"Che schifo."

Nessuno gli rispose, solo uno scoppio improvviso di canti sgangherati dal salone.

"Va in giro senza mutande, l'ho vista. Te la sbatti in cucina contro la credenza, come una puttana da due Galeoni. La paghi due Galeoni, padre? No, probabilmente é troppo per una come lei. Da quando tradisci mia madre con le Mezzosangue?"

"Tua madre non é al Castello e gli affari privati tra me e tua madre non ti riguardano."

Draco accusò ancora una volta il colpo di quella parete di granito e questa volta fu troppo. Si afflosciò su una sedia. Si accorse finalmente di avere in mano la Bacchetta e la ripose velocemente dentro la giacca. 

Poi deglutì - e tossì avvicinandosi la brocca dell'acqua.

In quel momento sembrava vecchio, così immensamente vecchio e stanco. Forse erano i suoi occhi nel volto abbassato, pieni di ombre, forse quella luce... Hermione vide un uomo che aveva la sua età, ma evidentemente ne portava appesi alle spalle il triplo.

"Vuoi finire di darle una botta? Fai con comodo... visto che vi ho interrotti." Al cenno sardonico del braccio di suo figlio, Lucius Malfoy perse del tutto la pazienza.

"Esci di qui, Draco. Subito."
"Già, già... qualcuno dovrà pur fare gli onori di casa mentre tu tieni in caldo l'uccello."
"Che cosa sei venuto a fare qui questa sera, comunque?"

Lo sforzo di Lucius per mantenere la calma contrastava con la sua mano destra, stretta in un lungo tremante. Hermione non era un'esperta in materia, ma per quanto poteva ricordare dei Malfoy, Lucius non sembrava tipo da lasciare che suo figlio gli si rivolgesse in simili termini. 

Certo, era stato eoni fa... quando le cose avevano ancora una speranza di sistemarsi. Adesso guardava le sue spalle imponenti fasciate dalla tunica nera ed aveva come l'impressione che quella di Lucius non fosse collera, neppure sdegno, mentre attendeva che suo figlio posasse il bicchiere e si schiarisse la gola.


"Volevo passare del tempo in famiglia. Magari assieme a mia madre."
"Lo sai che passa la maggior parte del suo tempo a Londra."
Draco si strinse nelle spalle.
"Londra non mi piace. La aspetterò qui."
"Che cosa significa questo?"
"Che voglio passare del buon sano, vecchio tempo a casa."
"Asteria?"
"Dai suoi, per una settimana."

Il gelo ormai era come una coltre. Una coltre che di certo non si sarebbe estesa fino a lei, questo Hermione lo sapeva. Quando Draco alzò di nuovo gli occhi, fu per fulminarla brevemente e poi guardare subito altrove, come se oltre suo padre fosse in corso uno spettacolo imbarazzante.

"Gradirei che la tua puttana non ascoltasse le nostre conversazioni private, d'ora in poi."

Aveva aggiunto lapidario, prima di alzarsi e tornare in salone.





"Ho finito. Domani scendi per il tuo turno come al solito, ti faranno trovare le pentole raschiate."

La voce di Lucius la riportò alla realtà. Il caminetto era praticamente freddo e vuoto.
Lui sostò brevemente vicino alla sua poltrona, lanciandole un'occhiata remota. Guardandolo, forse a causa della presenza di Draco, Hermione vide l'ombra di ciò che era stato in quel salone tanto tempo prima - proprio lì, era stato disarmato da Harry e spedito per terra, svenuto...

"Seguimi, ti farai il bagno di sopra."


Hermione fece il bagno ed indossò la camicia da notte pulita che lui le diede, poi si coricò al suo fianco. Nessuno dei due parlò, ad un tratto lui spense la luce e l'attirò a se'.

Sotto la ricca veste da notte la sue erezione premeva di nuovo, calda e più dura che mai.
Hermione cercò di reprimere la sensazione di disagio che provava, nell'assecondare le sue spinte con quell'urgenza terribile - ogni gemito ed ogni sussurro era un'urlo, un grido che poteva essere udito in tutta la casa.

The War is overDove le storie prendono vita. Scoprilo ora