26 - Scherzi meschini

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"Che cos'è, Babbana? Spiegami!"
Ma qualsiasi cosa Draco Malfoy potesse dirle, anche incombendole addosso ad un centimetro dal volto, le labbra di Hermione restarono sigillate.
Aveva rimesso la Giratempo nel vestito con un ormai inutile gesto fulmineo, la sentiva fredda tra i seni. Poi il guizzo negli occhi pallidi di Draco, l'orribile - sbagliata certezza -
Hai rubato! Quella Giratempo si trova nella nostra sala sotterranea, sporca...!
E non erano stati i suoi furiosi cenni di diniego a dare la certezza dell'errore a Draco, perché la Giratempo in questione, custodita nell'ampio museo personale delle rarità e delle stranezze magiche del Manor era d'oro massiccio, mentre quella nascosta tra le vesti di Hermione era decisamente più opaca - Mi dirai la verità!

Era l'ordine con cui le era piombato addosso, a Bacchetta ancora sfoderata - e forse era quello, già di qualsiasi altra cosa, anche più degli occhi di Draco in quel momento, a bloccarla: lei disarmata, in un angolo. La lingua le si era incollata al palato, per quanto si ordinasse di parlare, rispondergli, la sua mente non era in grado di mettere in ordine le parole: qualsiasi scusa le sembrava una stupidaggine, perché dove mai avrebbe potuto procurarsi un oggetto simile, se non rubandolo ad un Mago?
Ma non era questo il danno peggiore.
Non la spaventava quanto la punizione per il furto, quanto tutto il resto.
Parlare significava tradire Hagrid.
Tradire se' stessa...

"Parla!"

Ed era un sibilo di frustrazione, seguito da un fremito della mano che reggeva la Bacchetta, ma non era la stata la Maledizione Cruciatus a raggiungerla. Hermione se l'aspettava, era preparata a quello... invece Draco Malfoy l'aveva colpita al volto col dorso della mano.
"Sporca Babbana, dimmi immediatamente dove..."
"Draco!"


Fu come sentire fisicamente il tempo bloccarsi.

Era denso come crema pasticcera.

Lucius Malfoy era in piedi, incominciato dalla porta spalancata ed Hermione provò un terribile, incontrollato moto di gratitudine al vederlo, anche se si sentiva la bocca arida come il deserto.

Lucius avanzò nell'antica stanza di suo figlio, gli occhi pallidi che andavano dal volto ora spaventato di lui, alla sua bacchetta, posandosi sulla ragazza rannicchiata nell'angolo.


Se confrontato all'espressione di Draco - le era parso per un attimo il ragazzo divorato dalla soggezione per suo padre di un tempo - quel che si dissero sembrò così disturbante, così fuori posto.

"Quando ti hanno portato questa puttana non l'hanno perquisita abbastanza. Ho appena scoperto che é una ladra, ha con se' un oggetto che non dovrebbe avere."
"Lo sai che é impossibile... di che oggetto si tratta?"
Ed era lo stesso tono con il quale, un tempo, nessun Mangiamorte avrebbe osato contraddire l'operato dell'Oscuro Signore. Perché ora, l'Oscuro Signore in persona si occupava di vagliare uno ad uno gli schiavi...
"Una Giratempo. Ha rubato una Giratempo e ce l'ha lì, sotto il vestito."

Hermione sentì l'eco di ogni singolo passo rimbombare sul pavimento come una minaccia, vicina, sempre più vicina. La mano di Draco scattò verso di lei, sul davanti del suo abito, pronto a scostarlo di malagrazia senza neppure guardare nella sua direzione, ma il suo gesto fu intercettato da Lucius con una rapidità fulminea.

Le dita di Draco si arrestarono, il suo polso si abbassò e l'andatura di Lucius era decisamente meno marcata.
Le spostò delicatamente il colletto, poi aprì uno ad uno i bottoni, sposando la rozza stoffa che fino a quel momento aveva nascosto a tutti il segreto di Hermione.


Non dire nulla di fronte a lui era atroce.
Non solo difficile, atroce.
Per il modo in cui quegli occhi la scandagliavano, andavano dal suo petto al suo volto, per quello che Hermione poteva leggere, senza sapere dove e come avesse imparato, inciso in quei tratti pallidi ed affilati.
Lord Malfoy aveva sgranato gli occhi, suo figlio non poteva vederlo in quel momento, una gocciolina di sudore comparve sulla sua fronte cerea.
La mano che ancora stringeva l'abito ebbe una specie di scatto, come un tremito.
Fu Draco a rompere quel muto gioco di sguardi.
"Allora? Ho ragione o no?" Berciò impaziente.

Lord Malfoy si voltò lentamente, Hermione sentì le sue dita pallide riaccostarle decisamente l'abito, inviarle una piccola stretta significativa. Hermione non lo riallacciò, qualcosa nell'uomo che le era di fronte le stava dicendo di non farlo.

"Una piccola ladra schifosa merita un degna punizione. Una punizione con i fiocchi."
"Che cosa stai facendo?!"

Ed ecco come tutto precipitò definitivamente nell'abisso, con il grido di Lucius Malfoy.
Scattò in direzione di suo figlio così velocemente che Hermione percepì lo spostamento d'aria provocato dalla sua giacca, gli fu addosso in un istante, ma era troppo tardi.

Il braccio di Draco Malfoy era nudo, l'indice della mano libera premuto sul Marchio Nero.

Forse fu il panico a confondere il ricordo di quei momenti nella sua mente, perché di certo Hermione Granger era in preda al panico più profondo ed incontrollabile mai provato in vita sua, ma fu certa - fu sempre certa - che un altro paio di mani si aggiunse alle sue nell'aiutarla a sfilarsi di dosso la Giratempo in fretta e furia.

Lucius gliela strappò di mano - Hermione la vide luccicare, sospesa nel suo palmo delicato, il cuore stretto in una morsa, poi scomparire quando lui la sfiorò con la punta della Bacchetta.

* *

Il dopo, fu il suo corpo a ricordarlo.
Lo stesso corpo che fino a poco tempo prima era stato poco più di un'ombra pallida ed emaciata dai capelli castani ad incorniciare un volto dagli zigomi troppo pronunciati.

Hermione Granger avrebbe voluto guardare in volto Voldemort, sentiva di doverlo fare. La ragazza che aveva lottato al fianco di Harry lo avrebbe fatto ed anche questa, nel suo vortice di terrore e pensieri.
C'erano due uomini, gli stessi che mesi prima l'avevano catturata - non le stesse persone, le stesse uniformi. Parlavano di lei come se non potesse nemmeno capirli, come se fosse solo un oggetto.
La visuale di Hermione comprendeva solo i piedi dei presenti, perché era costretta in ginocchio.

Mentre Draco Malfoy raccontava del suo furto, della sua vergognosa disonestà, dell'oggetto che aveva trafugato, le sembrava che la sua voce deragliasse e di fronte agli occhi le scorrevano brandelli dell'album segreto, dell'origine di tutto quel pasticcio.
Anche lei avrebbe avuto qualcosa da dichiarare, allora.
Se la sua parola avesse avuto un qualche peso contro quella di un Mago - avrebbe tradito il segreto di Draco Malfoy, perché divulgare o anche solo custodire l'Immagine di Harry era punibile con la morte.
Si, punibile con la morte: ma Voldemort non stava rispondendo come avrebbe dovuto. O si?
Ad Hermione sembrava di sentire qualcosa di ambiguo, nel tono di quell'inumana voce stridula.
"Una Giratempo... ma questo deve essere un furto privato, Draco. Non é forse quella custodita al Manor l'unica Giratempo sopravvissuta alla Distruzione?"
Ma certo, quella notte all'Ufficio Misteri, quando avevano fatto esplodere le riserve del Ministero.
Hermione si sentiva improvvisamente desta, con le orecchie sensibili al minimo suono, forse perché i suoi occhi vedevano solo il motivo a rombi gialli del pavimento, e punte di scarpe e stivali.
Le facevano malissimo le ginocchia, ma non osava muoversi.
"Non... non era una delle nostre Giratempo, sono sicuro di questo. Mio Signore. Non avevo mai visto niente del genere prima."
Sentiva il respiro di Voldemort, un po' stridulo.
Il piccolo colpo di tosse dei due intimi al suo seguito.
La tensione che emanava da Lucius come un vento letale...
e l'Oscuro Signore non le aveva ancora rivolto la parola.
Ne' lo fece in quel momento. Perché nessuno rivolgeva la parola ad un oggetto, in quel nuovo mondo. Tanto meno in una situazione al limite come quella.
"Allora, perquisitela, vediamo un po'."

La afferrarono, la tirarono in piedi di forza, Hermione sentì le loro mani pratiche e rudi strapparle praticamente di dosso l'abito, poi il reggiseno, le mutandine - atterrò sul materasso, uno degli uomini a Bacchetta tesa sopra di lei, lo sguardo di granito che frugava ogni recesso del suo corpo, lo vedeva come uno scuro monolite di roccia. Poi la Bacchetta emise una luce rossa e le cosce le vennero aperte brutalmente, Hermione strinse i denti, forte, quando dita coperte da guanti la invasero.
Era di nuovo pietra, come tanti mesi prima. Pietra le dita, pietra le braccia, pietra le cosce.

"Niente."
Dichiarò l'uomo chino tra le sue gambe con una voce altrettanto fredda rialzandosi e sfilandosi i guanti.

"Allora deve averla nascosta da qualche parte!"
Una parte di Hermione gongolò al sentire la voce di Draco piena di panico, vide che neppure lui guardava in faccia Voldemort, il suo sguardo si posava dappertutto, scandagliava suo padre, vagava sui volti delle sue guardie... perché aveva visto suo padre togliergliela di dosso poco prima dell'arrivo di Voldemort, ma non sarebbe arrivato a tanto, non l'avrebbe mai detto a Voldemort.
Mai.
Contro suo padre?

L'unica certezza era quella in quel momento e non venne delusa.
"Non é affar mio, giovane Malfoy, dirimere mere controversie relative alla disobbedienza degli schiavi. Lo capisci?"
"Ma..."
"Vuoi che ti illumini circa le conclusioni a cui sono giunto?"
"Vi prego, Mio Signore..."
Ma la Maledizione esplose, al ritmo della voce stridula ed inumana: "Penso che tu abbia sognato di una Giratempo al collo di quella sporca Babbana perché non fai altro che bere!"
Hermione non stava guardando, non poteva e non voleva, Draco singhiozzava, implorava mentre un gran rombo indistinto le riempiva le orecchie. Voldemort lo stava punendo.

Il tempo sembrò dilatarsi fino a scomparire.
Le urla strozzate di Draco a scandirlo come un pendolo privo di significato.
Quando mani rudi la scossero, obbligandola a sollevarsi dal letto, Draco non era più nella stanza e la guardia che l'aveva perquisita le stava ordinando di rivestirsi ed uscire.

Le girava la testa, ma fu abbastanza in se' da non guardare verso l'armadio di fronte, in direzione di Voldemort.
Si accorse che Lucius era ancora al suo fianco, ma non le diedero il tempo nemmeno di inciampare, in un attimo fu nel freddo corridoio, la porta sbattuta in fretta sul suo viso.


Il corridoio era deserto e nessuno aveva ancora acceso le luci.
Ombre umide covavano negli angoli in alto.
Non toccava alla ragazza che era crollata sulla sedia vicino alla porta il servizio di regolazione delle luci, ne' quello serale, non ancora. E poi la ragazza sulla sedia aveva freddo, sentiva impronte di dita gelide scavarle ancora la carne. Forse non sarebbe rimasta lì fino a che la porta si sarebbe aperta di nuovo, ma al momento non aveva le forze necessarie a muovere un dito.

Si sentiva parte di quell'arredo, di quelle pareti viola intenso, dalle quali ritratti con i pallidi visi appunti la fissavano senza parlare, gli sguardi alteri.
Ma sentiva un brusio di voci, alla sua destra.
Nessun urlo di dolore e supplica.
Lucius non veniva punito.

La voce fredda sembrava gocciolare contro le pareti gelide, e dopo un po' Hermione iniziò a distinguere le parole. Nessuno le aveva detto cosa fare ed evidentemente l'uomo che l'aveva sbattuta fuori non aveva avuto premura di chiedere se doveva Imperturbare la porta. Ne' Voldemort glielo aveva ordinato. Era come se in corridoio non ci fosse nessuno, dopo tutto. Gli schiavi non contavano. Che importava che fosse ancora lì, o fosse scesa in cucina?
"...enza peso, Lucius, ne converrai con me."
"Certo, mio signore, certo. Mio figlio é ancora in balia delle sue cattive compagnie... gli uomini che lo inducono a bere, le donne che lo blandiscono e lo lusingano."
"Spero tu ti renda conto che se si fosse trattato di chiunque altro, Lucius, sarebbe stato investito in pieno dalla mia collera."
"Mio Signore, siete..."
"Misericordioso? Ti consiglio di non fare troppo affidamento sulla mia comprensione, amico mio, soprattutto se la prossima volta che ti chiamerò a me non avrai nessun aggiornamento per me."
"Tutto procede secondo i piani, Mio Signore, avrò di che..."

"Sei riuscito a sedurre la puttanella Babbana?"

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