20 - Andava tutto bene

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Narcissa Malfoy fissò la dura e fredda pietra. Il pavimento era perfettamente pulito, raschiato con cura in ogni angolo che gli schiavi ed i servitori avessero potuto raggiungere.

Era come doveva essere.
L'odore del sangue non c'era più.
L'eco delle urla si era finalmente dissolto.
Avevano vinto la guerra.
Tutto era tornato alla normalità, Draco aveva concluso un brillante e facoltoso matrimonio, Lucius si godeva la tranquillità del suo studio al piano di sopra, dove le lampade spandevano una tiepida luce caramellata e l'aria profumava delle sue fragranze preferite... perfino le catene appese al muro non venivano più utilizzate, giacevano avvolte sui loro supporti. Allora perché le era sembrato di vederle ancora per terra?
Perché i suoi piedi avevano avuto paura di oltrepassare l'ultimo gradino, come se l'orlo del suo abito stesse per lordarsi di sangue? Perché quando la porta del sotterraneo si era aperta, l'urlo cigolante dell'acciaio l'aveva fatta rabbrividire? Perché era scesa di nuovo laggiù? Che cosa cercava?
Non c'era niente che l'oro potesse darle, laggiù dove gocciolava l'umidità ed i topi zampettavano dietro le spesse fondamenta. Aveva tutto ciò che poteva desiderare, incluse notti tranquille allietate da sonni pacifici.
Come tutte le volte che tornava a casa sua - e Narcissa Malfoy ormai evitava di trascorrere troppo tempo al Manor - si fermò di fronte alla catena più grande, quella sotto la volta inclinata del sotterraneo.

Era arrotolata, non spiegata. L'incantesimo di cui era intrisa dormiva.

Quella catena non segava più le pallide braccia tremanti di Lucius.
Non era come quella terribile notte e tutti gli orribili giorni che le erano seguiti.

L'urlo querulo dell'Oscuro Signore aveva lacerato la notte.

L'eco oscena della sua vittoria aveva lacerato le tenebre, ammutolito i fuochi dei ribelli, sprofondato perfino il Castello in un gorgo nero di disperazione.
Le stelle avevano avuto un esile fremito e si erano spente.

L'ultima speranza del Mondo Magico - no no, l'Ultimo Ostacolo alla gloria - giaceva morta tra le foglie ed il pacciame.

Nessuno aveva potuto equivocare quel grido assai poco umano - Hogwarts aveva risposto con un silenzio che era disperazione allo stato puro. Il coro del dolore si era alzato dopo quei tramortiti, terribili istanti ed era stato mentre il vento glielo sbatteva in faccia come uno schiaffo, che l'Oscuro Signore si era voltato verso di lei.

Sorrideva.
A Narcissa Malfoy quel sorriso aveva ghiacciato il sangue nelle vene.

Poi ere venuto l'ordine, finalmente. L'Ordine che Narcissa si aspettava con terrore di veder calare sulle loro teste da un momento all'altro.

"Torniamo a casa tua, Lucius. Un momento... prendeteli. Loro cammineranno davanti a tutti."


Goyle, Rowle e Macnair si erano gettati su Lucius alla velocità della luce, qualcun altro l'aveva strattonata malamente per rimetterla in piedi, aveva sentito la punta di una bacchetta tra le costole - il corpo di Potter giaceva ancora tra le foglie, l'ultimo sguardo appena... poi erano tornati ' a casa '.


L'Oscuro Signore aveva cercato Greyback tra gli uomini raccolti nel salone del Manor quella notte, ma non l'aveva trovato. Narcissa ringraziava ancora che fosse così, con tutto il cuore.

Potter era appena morto e lui, invece di essere ad Hogwarts, era nel salone di casa sua, ad osservare come Lucius ritrovava un esile filo di voce, con la Bacchetta puntata alla gola.

Lui seduto nella poltrona a capo tavola, suo marito immobile nella stretta di quei tre uomini.
"M-mio Signore che cosa significa questo...?"
E Voldemort aveva riso, ancora.
Gli aveva riso in faccia.

"Portatelo giù e fate in modo che ci resti." Perfino Bellatrix aveva levato la sua protesta - Narcissa invece aveva urlato direttamente 'no', ma supplicare non era servito a nulla. Voldemort l'aveva respinta bruscamente, mandandola a finire contro sua sorella.
E poi, agli uomini che trascinavano un Lucius che sembrava quasi privo di peso, aveva aggiunto:
"Ma non toccatelo! Non adesso. Voglio solo che venga portato giù. Ah, Rowle..."
E Rowle si era procurato qualche lungo capello biondo.
Ecco chi sarebbe uscito nelle spedizioni che sarebbero seguite nelle prime ore del mattino al posto di suo marito. Certo la sua assenza sarebbe stata notata, e Voldemort non lo voleva.

Rowle le affidò il capello e Narcissa ebbe bisogno di un'ampolla in tutta fretta.
Le gambe non le reggevano, non voleva muoversi, non poteva, ma doveva.
Lucius sparì nel sotterraneo.
Per sette notti e sette giorni gli uomini andarono da lui. Tutti, perfino O'Tusroe. Scesero tutti quanti quei maledetti gradini. Urlava. Urlava quando rivolgevano la maledizione Cruciatus contro di lui, decine e decine di volte e durante la notte Narcissa preferiva quelle urla, per quanto terribili, a quelle altre, che erano suoni raschianti e scoppi di risa.
Sapeva che cosa significavano.
Erano i suoni della terribile notte della fuga di Potter - del dopo, quando le maledizioni si erano esaurite.
L'avevano risparmiata solo perché Macnair non l'aveva trovata più interessante di una siepe di rododendro, quanto a Rowle, non pareva pensarla diversamente... il che era una fortuna.
Per lei, non per Lucius.
Il terzo giorno comandò a lei ed a Draco di scendere - suo figlio guardava il pavimento, solo il pavimento, con occhi che l'avevano spaventata.
Erano occhi vuoti, oltre la morte. Vuoti ed immobili come polle d'acqua congelate.

Non voleva scendere.
Non voleva che suo figlio scendesse.
Ma li avevano sospinti contro gli scivolosi gradini di pietra fino alla porta del sotterraneo, poi lui stesso l'aveva spalancata e Draco si era rianimato - fiondandosi tra le sue braccia.

C'era Macnair intento a sbattersi il padrone di casa incatenato al muro.


La testa bionda e scarmigliata di Lucius rimbalzava inerte tra le spalle, il volto coperto. I suoi abiti erano stati fatti a brandelli - era nudo, pallido e completamente disarmato ed indifeso contro quel maledetto muro di pietra, le catene crudelmente strette intorno ai polsi, Macnair lo teneva per i fianchi e non sembrava nemmeno essersi accorto della presenza dell'Oscuro Signore,
che rise deliziato.
Narcissa aveva chiuso gli occhi di fronte alla furia del boia, al suo movimento insensato, a quell'esibizione oscena e feroce - Ma lui se n'era accorto.

"No, no, Draco. Guarda."
Silenzio. Solo i grugniti del Boia, un meccanismo perfetto al di là di qualsiasi intoppo, terribili. A quell'uomo non fregava niente di non essere più solo. Quell'uomo aveva sempre voluto da Lucius una cosa ed una soltanto e non gli sembrava vero, dopo tanti anni a servire ed essere utile, a farsi sbeffeggiare e provocare, di averla finalmente ottenuta.
Adesso se la prendeva con furia, con disprezzo sovrano, la preferita all'utilizzo di qualsiasi maledizione senza perdono, gli altri umiliavano e sbeffeggiavano il padrone di casa e si divertivano a tagliare a pezzi i suoi preziosi abiti e facevano echeggiare la maledizione Cruciatus fino ad essere addirittura troppo stanchi per continuare ad alzare il braccio della bacchetta, Macnair no.

"Mio Signore..."
"Ti ho detto di guardare."

Ma non lo disse a lei. Non le disse di smettere di fissare la porta - Macnair ormai affondava le mani nei fianchi di Lucius così forte che le catene cigolavano nei grugniti della sua furia.

Draco alzò lentamente gli occhi sulla scena e fu in quell'istante, incrociandoli, che a Narcissa parve di vedere la sua anima andare definitivamente in mille pezzi.

"Per quanto tempo vuoi che guardi, Mio Signore?"
"Finché ti dirò di farlo."


E Draco guardò, vuoto e muto e freddo e remoto come un guscio ormai rotto, perfino le lacrime si rifiutarono di scendere.

Voldemort si mise accanto a loro, osservando la scena come se si trattasse di valutare il colore di una tappezzeria piuttosto che quello di un tappeto.

In quel momento il Boia si immobilizzò ed affondò le dita tra i capelli chiari di Lucius. Le ginocchia gli tremavano. Finì, venne e si staccò di colpo. Lucius ricadde contro la pietra, solo le sue braccia trattenute dalla grossa catena.
Fino a quel momento non aveva detto una sola parola. Emetteva un lamento esile, disperato. Macnair passò di fianco a Draco riallacciandosi la tunica, sfiorò il suo completo immacolato con la sua tunica rozza - e lo fissò con un sorriso talmente laido che la mano di Narcissa corse istintivamente alla Bacchetta. Draco stava ancora guardando di fronte a se'. Nessuno gli aveva detto che poteva smettere.

Sette notti e sette giorni.

Poi, un mattino, l'Oscuro Signore era arrivato da loro come un turbine di vento nero, parlando di un'udienza, di schiavi nuovi e di un piano. Aveva con se' due guaritori del San Mungo, che sfrecciavano solerti e silenziosi nella sua scia.
Avrebbero curato le ferite del padrone di casa, tolto le infamanti catene, lavato il suo corpo per rivestirlo di abiti puliti.
Tutto sarebbe tornato alla normalità. La vita riprendeva, magnifica e splendente nella vittoria. Adesso potevano finalmente festeggiare, godersi la vittoria, e Lucius poteva rendersi di nuovo utile. Aveva forse scontato parte delle sue colpe - forse l'Oscuro Signore era deciso davvero a perdonarli, dopo tutto - aveva un nuovo compito per lui e sarebbe andato tutto a meraviglia.

Il sotterraneo era stato ripulito.
Il sangue lavato via.
Le catene rimesse a posto.
Macnair doveva attenersi agli ordini, abbassare di nuovo lo sguardo quando si parlava del padrone di casa, e Narcissa aveva visto quanto gli costava ora che aveva assaporato un po' del suo agognato trionfo, ma l'aveva fatto. Il Boia aveva distolto lo sguardo concupiscenze da suo marito per rivolgerlo altrove ed era tornato a chiamarlo 'lord Malfoy'.

Narcissa vedeva ancora il suo deretano nudo, la sua schiena segnata di cicatrici, il modo in cui a volte, dopo cena, indugiava a fissare Lucius, il modo in cui lui evitava di incrociarne lo sguardo.
Draco si era trasferito nella sua nuova casa.
Una casa che non aveva mai conosciuto l'olezzo del sangue e quello dei cadaveri ammucchiati sul pavimento.
Lei continuava a rivedere le catene tendersi cigolanti, il Boia nel suo angolo e quelle urla nel cuore della notte, perciò aveva deciso di stabilirsi quasi del tutto nel loro cottage delle vacanze.
Era una tenuta di gran lunga meno sfarzosa del Manor, ma comoda. Da lì, quando ne aveva voglia, raggiungeva Londra.
Non faceva visita a suo figlio perché Draco le faceva paura da quella notte. Nel suo sguardo aveva visto una desolazione così profonda da sconfinare nel nero deserto del nulla e di colpo di fronte a lei si ergeva e parlava un estraneo. Sorrisi vuoti, tanti 'sto bene madre' tante parole sulla cameretta del futuro erede dei Malfoy, che però non si vedeva ancora arrivare.
Draco Malfoy non parlava di quella notte, non parlava di Potter e non parlava della vittoria.
Draco faceva finta che tutto andasse benissimo.
E Nacissa Malfoy non aveva cuore di frugare quella sua disperata ostentazione per rivelarne il fondo, perché se l'avesse fatto anche il suo equilibrio sarebbe crollato.

Avevano vinto, andava tutto bene, l'unica nota sbagliata erano i ricordi di quel sotterraneo, ma non
dovevano fare altro che continuare ad ignorarli ed a rallegrarsi del momento in cui l'Oscuro Signore aveva deciso che Lucius l'aveva pagata abbastanza.

Non sarebbe tornato laggiù.
Era tutto diverso ormai.
Le catene non l'avrebbero avvolto di nuovo e non
si sarebbero levate per lei o per Draco. L'Oscuro Signore glielo aveva giurato e lei non
aveva altra scelta che crederci.
Il suo favore lo aveva dimostrato. Erano di nuovo immensamente potenti, temuti e rispettati.

Ma Narcissa Malfoy continuava a sognare del sotterraneo, delle urla e del sangue viscido sulle mura, dei fianchi rozzi e segnati di cicatrice del Boia che facevano a pezzi Lucius un istante dopo l'altro, semi nudo, incatenato ed offerto come un qualsiasi divertimento da postribolo.
Gli era stata assegnata una nuova Bacchetta, anche.


Andava tutto bene e non c'era ragione di tremare così, correndo via dalle segrete.

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