23 - Caricare o non caricare?

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Il salone era pieno di invitati. Hermione aveva perso la concezione del tempo, ormai. Dovevano essere all'incirca le due del mattino e il festino non accennava a placarsi... la musica era finita, ma gli invitati conversavano ancora, di tanto in tanto scoppi di risa rimbalzavano contro l'alto soffitto di pietra della cucina.

Era proprio una di quelle feste che, un tempo, i nemici dei Malfoy sussurravano si tenessero al Manor.


Fiumi di vino ed ottimi liquori, ogni sorta di cibo e piacere, il tutto culminante in un'orgia di proporzioni stratosferiche. Hermione non aveva visto niente di stratosferico, per lo meno non sotto il suo naso, anche se l'aria era satura di battute lascive.
Sistemò il vassoio pieno di piccole tartine quanto meno in bilico sulla mano destra fosse possibile, poi con la sinistra cercò di abbassare l'orlo della striminzita tunica rossa che le avevano fatto indossare per l'occasione.

I suoi passi erano un po' incerti, l'aria satura di profumi e risa del salone la investì in pieno.
Le facce degli invitati erano lucide, ridenti. Gli Elfi sfrecciavano come tavolini mobili, tanto erano carichi i vassoi che reggevano sopra la testa, un uomo sedeva sul divano di fronte al camino con due prostitute per lato - mentre gli passava davanti Hermione sentì i suoi occhi risalirle viscidamente la schiena, le gambe - oltrepassò il caminetto, nessun altro si soffermò a guardarla - vide Lucius seduto su una grande poltrona, le lunghe gambe rilassate di fronte a se', il profilo pallido ed altero luccicava nella luce incerta della sala. Lui le indirizzò un'occhiata fin troppo lucida ed Hermione fu di nuovo preda dei tormentosi interrogativi che le avevano impedito di prendere sonno in quei giorni.

Era stanca, non riusciva ad addormentarsi che molto tardi, peggio ancora le sembrava di andare in giro con un corno di Erumpent celato sotto gli abiti, appeso al collo.
Le gambe le tremarono un po' mentre tornava indietro, qualcuno osò sfiorarle il sedere per poi ridere fragorosamente, la sala prese a vorticare come un sogno diabolico, di risa stridule.
Sul divano di fronte al camino una delle due giovani, quella con i capelli biondi raccolti sulla nuca, aveva iniziato a compiacere il suo cliente ( o padrone?) con lente carezze.
Era passata una settimana da quando Hagrid era spuntato da sottoterra e l'unica prova che non si era immaginata tutto era quella Giratempo. Non era solo il costante terrore di essere scoperta a rendere tormentose le sue notti, certo doveva togliersi quella Giratempo ogni volta che Lucius le si avvicinava, ben difficilmente poteva sfilarsela mentre lui la spogliava senza dare nell'occhio.

Quando non l'aveva addosso era angosciata dall'idea che qualcuno potesse trovarla, anche se la nascondeva meglio che poteva. Ogni volta che la rimetteva addosso si guardava ossessivamente intorno, si accertava di essere sola e mai come in quei momenti le mancava la Bacchetta.

D'altronde se qualcuno l'avesse spiata tramite la magia, quasi certamente a quell'ora l'avrebbe saputo.

Doveva togliersi la Giratempo anche mentre faceva il bagno, a causa di eventuali occhi indiscreti... la verità era che ci stava pensando troppo.

La notte accarezzava i contorni della catena sotto l'informe camiciole grigio, ripetendosi ossessivamente le istruzioni.

Viveva come in un incubo allucinato, disciolto di fronte a quel bivio insensato.

Una parte della sua mente sapeva che era insensato indugiare, conosceva la soluzione. Il cuore e la ragione le dicevano che quello era proprio Hagrid, non un impostore - per cercare di concedersi delle scuse, era arrivata a pensare anche a quello - la natura del suo indugio era un'altra.


In un mondo che era anni luce da quello, nessun Lucius Malfoy l'avrebbe spogliata con lente carezze indugianti percorrendo con le labbra i suoi seni. Nessun Lucius Malfoy l'avrebbe fatta scivolare nella sua stanza di notte.
Nessun Lucius Malfoy l'avrebbe...
privata della sua libertà e dignità, e tu osi anche indugiare di fronte all'alternativa della salvezza, di fronte a questo miracolo.

Non sapeva nemmeno lei come si sentiva.

Non poteva tollerare di vedere quei pallidi occhi di ghiaccio nella mente ogni volta, disciolti dal piacere, socchiusi - e il ricordo sempre rinnovato, notte dopo notte, delle sue mani sul suo corpo era ancora peggio.

Lucius non le stava somministrando nessun tipo di pozione per convincerla a giacere con lui con gioia - e questo era anche peggio, perché significava che era lei a volerlo addosso.

Stava barattando la vita di Harry, di Ron, di migliaia di persone per giacere con un assassino e un Mangiamorte.

Caricare o non caricare?

Girare o non Girare?


Non avrebbe mai creduto di potersi porre davvero la domanda.

Si sentiva tradita da se' stessa ed era una sensazione orribile.
Uno dei vassoi d'argento cadde a terra con un fragore infernale, nessuno parve notare il rumore - quel vestito era troppo corto. Perché doveva presentarsi in sala mezza nuda, perché non lasciare portare le pietanze all'Elfo erano domande che la Hermione di un tempo si sarebbe posta. Questa Hermione invece conosceva perfettamente il perché.

Un bottino di guerra, una schiava giovane, si esponeva in certe occasioni. Significava lustro, in quel mondo. Raschiò più del necessario i vassoi sotto l'acqua, perdendosi nel suo suono senza significato, i suoi angosciosi interrogativi troppo martellanti ormai anche per essere uditi.

Ci mise così tanto che non si era accorta di non essere più sola.

Quando alzò l'ultimo vassoio per asciugarlo, si rese conto che c'erano due uomini in cucina.
Si bloccò un istante con lo strofinaccio in mano.
Abbassò lo sguardo appena in tempo. Se avesse incrociato i loro occhi sarebbero stati guai.
Tuttavia, aveva visto abbastanza per rendersi conto che
gli occhi di quello più anziano erano lucidi per il vino. Quello più giovane emise un risolino senza senso, muovendo qualche passo intorno al tavolo. "C'è forse qualcosa che posso portarvi, miei Signori? Dell'altro vino speziato, magari?"

Ma l'uomo più anziano venne avanti a sua volta. La sua ricca tunica di broccato frusciò sui lastroni di pietra del pavimento. "No, tesoro... con il vino ed il cibo siamo a posto. Io e Clay abbiamo lo stomaco delicato, temo." La voce dell'uomo somigliava al basso tubare di un gufo. L'uomo chiamato Clay fece un'altra risatina, questa volta più tagliente.

Poi Hermione sentì una mano tozza, carica di anelli sfiorarle lentamente il gomito.

Di colpo il mago grasso era vicinissimo - tanto vicino che Hermione potè sentire una zaffata soffocante di spezie e dopobarba invaderle le narici. Fu di colpo consapevole dell'assurda scollatura che le lasciava quasi nudi i seni, soprattutto quando la viscida mano di Clay intervenne a lambirgliela con dita coperte di brutti anelli. "Ci chiedevamo a quanto ti concede Lucius..."

Hermione si allontanò dalla mano dell'uomo senza nome, ormai aveva imparato come: indietreggiò verso il lavandino con la scusa dello strofinaccio. Mai, mai dare l'impressione di spostare la mano di uno di quei maghi...

"Concedermi, signore?"
"Ma si, il tuo prezzo!"

Hermione non replicò.
Di nuovo qualcosa le sfiorò l'orlo dell'abito... "Non toccare mai prima!" Lo redarguì l'altro - "Siamo ospiti, non dimenticarlo." L'uomo magro si ritirò corrucciato, obbediente, l'altro invece le bloccò la ritirata. Hermione vide che aveva folte basette grigie, un dente d'oro e la Bacchetta infilata di traverso in una tasca sul davanti della giacca. "Quanto vuole Lucius per i tuoi servizi?"
"Signore, io non... non credo che questo argomento mi riguardi."
"Hai ragione! No, non é qualcosa che dovremmo contrattare con te, assolutamente... piuttosto dimmi quali sono le tue specialità."

Hermione sentiva rivoli di sudore correrle lungo la schiena, si sentiva nuda, inerme, ed ormai aveva finito le scuse per le viscide carezze dell'altro. Una mano le sfiorava il braccio avanti e indietro, scatenandole brividi d'orrore lungo tutto il corpo.
A quel punto Clay ridacchiò di nuovo, dal suo angolo. Rise della faccia attonita di lei, die suoi occhi sbarrati.
"Mi avevano detto che eri intelligente, ma a quanto vedo é una fama immeritata, quella di Hermione Granger.
"Le tue specialità, ragazza!" Proruppe con impazienza il suo grasso amico. "Quello che fai al tuo padrone con la bocca, con le mani..." E le si fece ancora più vicino, tanto che Hermione lo sentì addosso, quasi la schiacciava contro il lavandino - "O con il culo. No, forse il culo no. A Lucius piace la bocca, da quello che si dice. Devi essere stata una piccola mezzosangue secchiona alquanto pompinara, se l'Oscuro Signore ha deciso che poteva tenerti in vita..."

"Clay, Rodhes, non vi vedevo più!"

Hermione aveva ormai chiuso gli occhi, irretita dall'orrore, arresa all'evidenza di qualcosa che non
avrebbe potuto evitare - quando sentì la sua voce.

La cadenza melliflua era appena un po' più grave del solito, forse a causa del vino, ma disciolse tutto.
Cancellò l'odore soffocate di spezie di quel maiale infoiato, annullò la sua pressione, il suo fiato sul collo.

Hermione fu di nuovo libera. Le gambe le tremavano così forte che doveva tenersi aggrappata al lavandino. Aveva ancora gli occhi chiusi, ma l'udito le bastò a comprendere molte cose.

Anche i sensi le dissero che l'aria era cambiata, nella lunga cucina di pietra del Manor. Ma questa volta c'era qualcosa di diverso.

"Mi chiedevo soltanto quanto costa avere la tua piccola pompinara nel letto per, diciamo due notti, Lucius."

La voce dell'uomo era alta, tagliente, nascondeva un'arroganza che finora nessuno aveva mai ostentato sotto il tetto dei Malfoy. Non da quando la guerra era finita, almeno.

"Ah si?" Hermione si sentì gelare dalla sua risposta. Ora lo vedeva, in piedi nella sua camicia blu scuro, imperturbabile, i lisci capelli biondi sulle spalle. Eppure c'era qualcosa nei suoi occhi, erano diventati freddi come due pietre di fiume mentre guardava Rodhes.

Hermione vide le sue labbra scandire: "Non sono solito venderla a nessuno per nessun prezzo."

"Ne sei geloso! E dimmi, é dunque così brava, da..."
"No, quella feccia ha lo scolo. Non so con chi abbia giaciuto, con chi si sia rotolata, ma non le passa. Decisamente, non auguro a nessuno dei miei amici di giacere con lei. Piccola cagna..."

L'uomo grasso si voltò improvvisamente a guardarla, terrorizzato - Hermione si sentiva le guance in fiamme, ma capiva il perché di quella clamorosa, sfacciata menzogna.

Lucius sostenne la sua bugia con il solito volto impassibile, arricciando addirittura un angolo delle labbra con fare complice nell'annuire, quando l'uomo tornò a guardarlo. "In questo caso... beh, io credevo..."
"Si, lo credono tutti, vero? Ma se ha un compito, di certo non é quello, posso assicurartelo. Come del resto tutte le sgualdrine della sua razza, l'avrà presa da un Lupo Mannaro, o da un qualche ubriacone a cui si é concessa per qualche Galeone."

Ok, adesso stai esagerando - ma al tempo stesso Hermione gli era grata. E sentiva quella scelta terribile martellarle dentro ad ogni sospiro, ad ogni battito di cuore.

"Tornatevene di là, se non le avete fatto niente non avete niente da temere..."

No, non l'avevano certo neppure sfiorata, fortunatamente no - e filarono via borbottando contrariati, di nuovo verso il clamore della sala...


* *

Hermione sapeva bene perché l'aveva fatto e saperlo non la aiutava.

Non aveva paura che li vedessero, non aveva paura del Marchio all'interno del braccio, nitido e bruciante come uno squarcio nero contro la carne pallida - era terrorizzata da tutte queste cose eppure si aggrappò alle spalle di Lucius, affondando le dita nella stoffa della camicia per permettere di scivolarle dentro.

A che punto era arrivata?

C'erano una decina di persone oltre l'incantesimo che li celava agli sguardi di tutti - c'era tutta la sua vita futura, passata, presente, tutto appeso ad un filo.

"Così nessuno ti toccherà più... nessuno oserà più darti fastidio."

Un filo che avrebbe potuto tranquillamente spezzarsi ed andare al diavolo, perdendola per sempre
mentre Lucius la teneva per la vita e spingeva forte, ritmicamente dentro di lei. Hermione gli sfiorò il collo con le labbra che bruciavano - Lucius Malfoy sapeva di benzoino e sale mentre la prendeva con foga sul piano di ghisa della credenza. Le afferrò i seni e le fece quasi male, ma era un dolore che la fece gemere ancora più forte.
"Sei mia, hai capito, sei solo mia. Solo mia..."


Caricare o non caricare?
Girare o non girare?

Vivere, o...


"Padre?!"

Un suono che non era il tintinnio delle fibbie della veste di Lucius nemmeno slacciata del tutto, ne' risate dal salone, ne' il brusio delle conversazioni irruppe nella cucina.
Una voce orribilmente simile a quella di Lucius, solo molto più giovane, acerba... una voce che Hermione conosceva fin troppo bene.

The War is overDove le storie prendono vita. Scoprilo ora