18 - Il Giratempo di Hagrid

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Rubeus Hagrid sentiva ancora la mancanza di Hogwarts, della Foresta e del suo lavoro di Insegnante.
Adesso possedeva molte motociclette e molti nascondigli per tenerle al sicuro, aveva un bel manipolo di 'Ribelli' accanto, gente con la quale bere fino ad ubriacarsi in certe sere d'autunno e discutere dei bei tempi andati... ma pensare ai tempi andati gli faceva venire le lacrime agli occhi e quando guardava quegli uomini gli parevano trasparenti, come se dietro i loro corpi scorressero i volti di coloro che erano perduti per sempre.

Ed Hagrid lo odiava, per questo non beveva più in compagnia come ai vecchi tempi. Era abituato a badare a se' stesso, ma non più a sentirsi in quel modo: sperduto.

Si sentiva così da quando Silente era morto.
Si sentiva così da quando quello aveva vinto la guerra.

Aveva un giubbotto in pelle di Drago e molti nascondigli e il Ministero diventava matto a cercare di capire chi scrivesse quei messaggi cubitali sulle facciate degli edifici, sottraesse di nascosto i bambini Nati Babbani al terribile 'Ufficio per l'Insermento' e spargesse volantini di protesta ovunque nei momenti più impensati del giorno e della notte.
Erano imprendibili.
Lo erano davvero, molto più di quanto l'Ordine della Fenice - dei bei tempi andati - fosse mai stato.


Hagrid fece scattare tutte le serrature del rifugio. Un suono liquido e cupo echeggiò contro le pareti di pietra. Si trovavano a svariati chilometri nel sottosuolo, praticamente al livello delle più antiche Camere di Sicurezza della Gringott.
Il Mezzogigante occupò la sua poltrona preferita il più delicatamente possibile, per evitare di disturbare l'uomo che dormiva profondamente accoccolato sul divano.
Remus Lupin era ancora più magro del solito, profonde ombre viola sotto i suoi occhi.

Erano un branco di disperati.
Erano un manipolo di condannati a morte.

Per loro fortuna il Ministero era come sempre goffo e maldestro nelle sue indagini, nonostante i molti e temibili nuovi organi repressivi. Come in passato, avevano infiltrati ovunque, e false piste che sviavano ogni sospetto.

Ma Hagrid si domandava a cosa servisse resistere e non era un bel pensiero.

Remus Lupin russò fragorosamente, si mosse nel suo pastrano e poi continuò a dormire.

Hagrid non aveva molta voglia di mettersi a cucinare anche se era quasi ora di cena lassù.
Avevano provviste a volontà, quello non era stato un problema quel mese.
Avrebbe cucinato per Remus, che a giudicare dalla sua faccia smunta aveva proprio bisogno di qualcosa di nutriente.

Invece di alzarsi e mettersi all'opera, Hagrid indugiava con la mano all'altezza del petto. Era come se il corso dei suoi pensieri lo avesse portato fin lì, ricordandogli l'esistenza di quella speranza invisibile.
Ci pensava sempre più spesso ultimamente. Gli ricordava lo scopo di tutte le sue azioni, il compito che gli era stato affidato.
Agganciò la catena dorata con tutta la delicatezza possibile e la tirò per dare un'occhiata ancora alla Giratempo superstite.


Harry - e ripensare ad Harry spremette lacrime silenziose lungo le sue guance - Harry aveva distrutto tutte quelle conservate al Ministero.

Quella particolare Giratempo gliel'aveva data Silente ed il motivo vero, Hagrid non sarebbe riuscito a spiegarlo a nessuno come gliel'aveva spiegato il Preside di Hogwarts a suo tempo.
Ma qualcosa dentro di lui aveva capito e conosceva esattamente il significato delle criptiche istruzioni ricevute da Silente ancor prima che l'anziano mago gli spiegasse le terribili conseguenze di ciò che aveva fatto.
Tra le cose che Silente aveva previsto e pianificato, c'era anche quello. Quell'ultima speranza in caso tutto fosse andato storto.
Ma non era forse anche Harry 'la loro speranza migliore?' E guarda com'era andata a finire...

Se tutto dovesse andare male, se Harry dovesse morire, se lui riuscisse a trionfare...

La catena luccicò dolcemente alla luce fioca del rifugio.
Hagrid sapeva che non rimaneva più molto tempo. Crudele ironia sentirsi l'acqua alla gola con quell'oggetto tanto significativo in mano.
Doveva trovare Hermione Granger, adesso che aveva capito che era viva ed era stata assegnata ai Malfoy.
Sarebbe andata bene qualunque altra persona, ma il fatto che fosse Hermione, così intelligente, così acuta e così pronta aveva riacceso la speranza nel cuore di Hagrid.
Hermione era la persona adatta, la persona ideale.
Già sapere che fosse sopravvissuta gli aveva acceso una inspiegabile luce nel petto.
Hagrid aveva letto almeno dieci volte il suo nome sul bollettino ufficiale delle nomine della Gazzetta del Profeta, il cuore gonfio nel petto, sperando con tutto se' stesso che non si trattasse di qualche omonimia.
Poi aveva avuto le sue conferme da parte dell'Elfo Domestico nuovo di villa Mafoy.

Hermione doveva avere quella Giratempo perché un'altra, identica Giratempo interamente d'oro era custodita dai Malfoy.
Non ce ne erano altre al mondo e che quelle due funzionassero assieme per lo stesso numero di giri era fondamentale.
Fondamentale perché il tempo tornasse a scorrere nella maniera giusta.
Fondamentale perché le cose potessero avere una seconda possibilità, in caso... beh in caso si fossero ritrovati in una situazione come quella.

Qualsiasi cosa vedrai, Hagrid, voglio che tu pensi a questo: non é l'unica realtà.
Ma Silente - grand'uomo, Silente - non era riuscito a dipanare quell'enigma per lui, a spiegarglielo fino in fondo.
O forse lui non l'aveva afferrato... dopo tutto non era Hermione Granger, non aveva mai avuto il suo gran cervello, e forse Silente avrebbe fatto meglio ad affidare a lei quel compito delicato.
Ricordava di averlo pensato vedendosi consegnare la Giratempo quella sera nell'Ufficio circolare: un gesto che all'epoca lo aveva sorpreso. Ma Silente, quasi potesse vedere i suoi pensieri, aveva sorriso ed annuito come a dire 'non mi sto sbagliando ad affidarmi a te. Come sempre.'
"Lei mi sta dicendo che se tutto va male torniamo indietro nel tempo e...?"
"Si e no. Almeno, non esattamente. Ti sto dicendo che se tutto va male - se Harry non dovesse riuscire a cavarsela - se dovesse rimanere dov'è - sarà necessario tornare indietro nel tempo il prima possibile, tornare esattamente al momento in cui lo affronterà."


Checché ne dicesse Silente a lui pareva proprio tornare indietro nel tempo per appianare le cose, così glielo aveva detto: il Preside aveva scosso la testa e nel tono più amabile del mondo, con l'infinita pazienza che Hagrid non aveva idea di dove prendesse: "Ho creato una distorsione nel tempo. Ci sono volute notevoli quantità della mia energia - tanto che temo di averla spesa quasi tutta nell'impresa - e mi assumo la piena responsabilità di ciò che ho fatto. Se Harry dovesse essere ucciso, finirà nella mia Bolla. Un coagulo, una pozza stagnante nell'Universo all'interno della quale il tempo continua ad avvolgersi su se' stesso che gli impedirà comunque di morire a tutti gli effetti su questo versante del tempo e dello spazio."

Hagrid avrebbe ricordato per sempre il silenzio che era sceso nello studio dopo quelle parole.
Poteva capire fino ad un certo punto ciò che Silente tentava di spiegargli, ma il succo l'aveva appreso forte e chiaro in un lungo brivido gelido nello stomaco.

Silente aveva manomesso il tempo.
Silente aveva violato volontariamente le leggi.

Il Preside aveva continuato a guardarlo fisso negli occhi per tutto il tempo, mentre Hagrid sbiancava di fronte alla scrivania, la Giratempo nell'enorme pugno.

"Il tempo concesso é molto limitato. Più le cose restano come sono, maggiore é il rischio."

Ed in quel momento Hagrid avrebbe dato qualsiasi cosa perché il Preside tacesse, perché quelle parole smettessero di echeggiare nello studio.

"Il rischio di che cosa esattamente, signore?"

E Silente aveva respirato a fondo abbassando lo sguardo sulle proprie mani intrecciate, sul disastro annerito che era la sinistra - un gesto che per la prima volta tradiva tutta la sua immensa stanchezza.

"Il rischio che il Tempo collassi e tutti gli Universi implodano."

La tentazione di usare la Giratempo aveva tormentato Hagrid giorno e notte, notte e giorno incessantemente dopo la morte di Harry ma sapeva che non doveva farlo.

Doveva trovare Hermione.
Giungere fino a lei.
Prima che fosse troppo tardi.

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