5) DOLORE

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Quella domanda attraversò la sua mente e il suo cuore come un fulmine a ciel sereno, portandolo ad agitarsi di colpo: se da un lato sentiva l'irrefrenabile voglia di dirgli sì e di gettarsi tra le sue braccia, dall'altro sentiva il bisogno di ascoltare la sua parte più riflessiva. Non gli sembrava il momento adatto per un matrimonio, non con tutti i problemi che avevano, e soprattutto non se la sentiva, non perché non lo amasse o cose del genere, ma si sentiva preso alla sprovvista e aveva paura di non essere in grado di affrontare tutto ciò che un matrimonio avrebbe comportato, quello era un passo troppo grande, una questione che non si era mai posto.
"Ma... ma.. - balbettò - .. sposarci? Quando? E come? Se a stento riusciamo ad arrivare a fine mese, come possiamo...?"
"Lo so che la nostra situazione economica non è delle migliori - disse - ma voglio davvero sposarti e darti tutto me stesso, legarmi a te per sempre"
"Anche io voglio legarmi a te per sempre - sussurrò - però.... Sebastian, io... io non me la sento di compiere questo passo..."
"Cosa? - domandò l'altro cercando il suo sguardo - perché no?"
"Non lo so - lo guardò, contorcendosi le mani - non sarà forse che stiamo correndo un pò troppo? Insomma, c'è tempo per queste cose, no?"
"C'è tempo per queste cose? - chiese - Ciel... credevo ne fossi stato felice"
"Non ho detto che non sono felice, ho solo detto che mi sembra affrettata come cosa, tutto qua" - tagliò corto, nervoso.
"Mi spieghi perché ti stai agitando? - sbottò - qui quello arrabbiato dovrei essere io"
"Arrabbiato per cosa? - sbuffò a braccia conserte - perché non voglio sposarti? Beh, scusa se sono sincero, e poi guarda, in questo momento mi manca solo questo, così sì che mio padre mi rifiuterebbe del tutto"
"E' questo il problema?! - chiese alzando il tono di voce - non posso crederci che stai davvero tirando fuori questa scusa! Sei stato tu a voler lasciare tutto per voler stare con me, sai che non ti avrei mai chiesto di rinunciare a ciò che avevi prima!"
"Lo so bene! - esclamò alzandosi - me ne rendo conto solo adesso! Ho rinunciato a tutto, ho rinunciato ad una vita facile soltanto per venirti dietro!"
"Me lo stai rinfacciando, Ciel Phantomhive?!" - si alzò, guardandolo negli occhi.
"Sì, te lo sto rinfacciando, esatto! Perchè io ti sono sempre stato accanto, e ti ho aiutato a realizzare quello che era il tuo sogno! Quindi perché adesso non vuoi fare tu un favore a me? Metti in discussione ciò che provo per te?!"
"Sentendoti parlare in questo modo, onestamente sì".

Quella fu la risposta che lo portò a voltarsi per vedere tutti gli occhi che avevano addosso, a quanto pare avevano dato spettacolo. Non era la prima volta che litigavano, ma mai per un motivo così serio e soprattutto così violentemente, ciò che Ciel provava in quel momento era rabbia, non solo aveva rinunciato ad una vita facile per stare con lui, ma adesso si metteva anche a dubitare del suo amore?
Quelli erano gli attimi in cui si pentiva di aver scelto una strada diversa da quella che gli era stata imposta contro la sua volontà, adesso era più maturo e certe cose poteva comprenderle meglio, poteva comprendere che molto spesso seguire l'amore non era sempre una cosa facile, non per lui sicuramente.

Si guardarono intensamente per alcuni secondi, fin quando il più piccolo indietreggiò.
"Forse avrei dovuto ascoltare mio padre quella volta, e lasciarti perdere" - disse, allontanandosi immediatamente dalla sua vista.
Sebastian avrebbe tanto voluto rispondere, ma le parole gli si bloccarono in gola, al contrario delle lacrime, che avrebbero tanto voluto sgorgare all'impazzata. Prese lo scatolo con l'anello, e dopo esserselo infilato in tasca si affrettò ad uscire fuori, per una lunga passeggiata in cui avrebbe soffocato il suo pianto.
Al contrario suo, Ciel rimase dentro il ristorante, ma si diresse verso il bagno, ignaro che una figura a lui ben nota lo stesse osservando già da un pezzo.

Stanco, si accasciò al pavimento, con la schiena contro la porta, maledicendosi mentalmente per essere sempre così affrettato e stupido, per aver rovinato tutto e per non essere in grado di riuscire a fare qualcosa di buono nella vita.
"Dannato, dannato! - esclamò strizzando gli occhi - sono uno stupido! Quand'è che sono finito in questo casino?!"
"Ognuno piange le conseguenze delle proprie scelte" - disse ad un tratto una voce che lo portò ad alzare immediatamente lo sguardo. Dinnanzi i suoi occhi comparve la figura di Lau, ovvero il proprietario di quel ristorante, il quale conosceva molto bene il ragazzo da un pò di tempo.
"Oh, ciao anche a te Lau - sbuffò - se sei venuto qui a farmi la predica non è il momento"
"Non sono venuto a farti la predica, ma il tuo malumore disturba la mia clientela - disse - da quello che ho capito tu e Sebastian avete litigato di brutto, vero?"
"... Mi ha chiesto di sposarlo! - disse guardandolo - Io non posso farlo! Non me la sento, non posso, non sono in grado! Che posso farci? La nostra vita insieme è un casino... Dio - si portò una mano sul viso - in effetti lo è sempre stato, sin dal principio"
"Ti sei per caso pentito delle tue scelte?" - chiese con aria inquisitoria e anche leggermente inquietante.
"In genere no... però... - abbassò lo sguardo - ... a volte vorrei avere l'occasione di rivivere la mia vita, per vedere come sarebbe andata se solo non avessi preso determinate scelte"
"Sarebbe... un tuo desiderio?" - chiese avvicinandosi al suo viso.
"Beh... io.. suppongo di sì - fece alzandosi in piedi - ma è solo un desiderio, e non accadrà mai".
Il ragazzo non si accorse che negli occhi di Lau, era apparsa come una strana luce, e non appena lo guardò, tutto intorno a loro cominciò a tremare con violenza, quasi come se ci fosse un violento terremoto, un tremore che durò solo pochi secondi e che terminò così all'improvviso.
"Oh merda - sospirò il ragazzo portandosi una mano sul cuore - c'è stato un terremoto? Hai sentito?"
"Io non ho sentito niente.... Ciel" disse guardandolo, per poi allontanarsi con fare sospettoso, ma Ciel non ci badò molto, e si preoccupò piuttosto di tornare al tavolo. Quando però vi tornò, si accorse che Sebastian non era più lì, e sbuffando, decise di dirigersi verso casa.

Una volta lì, andò in camera da letto, con la voglia matta di chiamarlo per sapere dove fosse, ma forse non era il caso, tutto ciò che poteva fare era aspettare il suo ritorno, almeno avrebbero chiarito, e forse si sarebbe anche scusato per le cose poco carine che aveva detto, sperando che tutto si aggiustasse, poiché quella avrebbe potuto essere l'ultima goccia.
Si stese, stanco, afflitto, era troppo tempo ormai che si sentiva sempre insoddisfatto, eppure prima di conoscere lui, a parte i problemi legati allo studio, aveva tutto ciò che un ragazzo potesse desiderare, e magari avrebbe potuto avere tutto anche adesso, se solo non si fosse accontentato di quella vita.
"Beh - sospirò voltandosi su un fianco e socchiudendo gli occhi - quel che fatto è fatto oramai". Senza rendersene conto, scivolò in un sonno profondissimo, il cui risveglio non sarebbe tardato ad arrivare.
Quella notte, a sua insaputa, molte cose sarebbero cambiate...

Kuroshitsuji-Black Butler/ mondo parallelo (cielxSebastian) [COMPLETATA] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora