Si svegliò di soprassalto, dopo un sonno tranquillo e anche senza sogni.
Era parecchio tempo che non dormiva così bene, per quella notte pareva che tutti i suoi pensieri e paure fossero stati cancellati, ma non poteva in realtà sapere che quando avrebbe riaperto gli occhi, tutto ciò che conosceva non sarebbe più stato lì ad attenderlo.
I suoi occhi blu rimasero fissi sul tetto per qualche istante, giusto il tempo di lasciargli intendere che quella non era affatto la sua stanza.
Immediatamente si tirò su, guardandosi intorno con fare confuso e con il fiatone, come se avesse corso: quella non solo non era la sua stanza, ma non sembrava neanche casa sua, il luogo in cui si trovava era incredibilmente spazioso, arredato in stile moderno, e in più, il letto in cui si trovava era a due piazze, ricoperto da un lenzuolo che pareva di un tessuto molto prezioso."Ma che cazzo? - domandò, avendo il dubbio che stesse ancora sognando - dove diamine sono?". Fece per alzarsi, ma quando si tirò su, rimase allibito nel vedere la sua figura riflessa in uno specchio: quello non poteva essere lui, aveva sempre avuto una costituzione magra e quasi bambinesca, mentre invece adesso, il giovane che si rispecchiava nella finissima lastra di vetro, era palestrato, alto, ben impostato, e soprattutto abbronzato, quando invece la propria pelle era sempre stata bianca come il latte.
"Oh merda - fece portandosi una mano sulla testa, quasi barcollando - mi hanno rapito e drogato per caso? Questo non sono io... e questa non è casa mia.. e poi... Sebastian! - esclamò guardandosi intorno - dove diamine si trova lui? E soprattutto perché non trovo il mio cellulare?! Oh, d'accordo, sarà meglio che esca di qui e vada a cercarlo, dopotutto non posso rimanere in una casa che non è neanche mia!".
Rimase a fissarsi ancora per qualche secondo, assolutamente sconvolto, l'unica soluzione plausibile per quel cambiamento era appunto che fosse stato rapito e imbottito di steroidi che gli avevano dato l'aspetto di un bell'imbusto palestrato, cosa forse non tanto possibile visto che per tutta la notte aveva dormito tranquillo. Poichè si trovava in intimo, fece per cercare i suoi abiti, ma ciò che trovò, ben piegato, vicino al proprio letto, fu un abito blu scuro, completi di pantalone, giacca, cravatta e una camicia bianca.Dopo che ebbe indossato gli abiti, ritornò a guardarsi, questa volta sorridendo istntivamente, si trovava davvero affascinante e in forma in quelle condizioni che in ogni caso non gli appartenevano, e dopo essersi gingillato ancora per qualche minuto, si decise ad uscire dalla stanza e dalla casa che ebbe l'opportunità di osservare meglio: pareva un vero palazzo con tutti i genere di conforto, una casa che ricordava molto quella dei suoi sogni, ma non poté dedicare molte attenzioni a quei dettagli, poiché il suo pensiero adesso era rivolto esclusivamente a Sebastian, non si era dimenticato della loro discussione, e magari lui avrebbe saputo spiegargli cosa fosse successo, perchè si trovasse lì.
Corse in strada come un forsennato, correndo nella direzione in cui avrebbe dovuto trovarsi il loro negozio, e fu sollevato nel vedere che quest'ultimo si trovasse al suo posto, proprio per questo, una volta arrivato, non esitò dall'entrare.
"SEBASTIAN!" - urlò aprendo la porta in vetro. Il giovane uomo dai capelli corvini e girato di spalle si voltò a guardarlo, mostrando i suoi occhi rossi ma apparentemente indifferenti.
"Posso aiutarla?" - domandò quest'ultimo inarcando un sopracciglio.
"Sebastian, sono io! - esclamò - Che fai, hai voglia di giocare forse? Cosa è successo, perché sono così?"
"Eh? - domando l'altro confuso - è sicuro di stare bene? E poi come fa a conoscere il mio nome?"
"Come faccio a conoscere il tuo nome? Sebastian, va bene che sono un pò diverso, ma sono io, il tuo compagno, te ne sei dimenticato forse?!"
"Ma veramente... - disse imbarazzato - ...io non la conosco, non l'ho mai vista"
"Non mi hai mai..." - fece per dire qualcosa, quando la sua attenzione fu catturata da un oggetto che stava poggiato su uno scaffale: quello non era un semplice oggetto, bensì il suo carillon, lo stesso carillon che Sebastian gli aveva regalato il giorno del loro incontro, ma cosa diamine ci faceva lì?Senza rendersene conto, si avvicinò, osservando meglio la piccola giostrina, sentendosi più confuso che mai, che stesse sognando o fosse diventato matto?
"E' interessato a quell'oggetto?" - domandò il moro.
"Ma... ma questa è mia..." - sussurrò quasi impercettibilmente, con gli occhi spalancati.
"Se la vuole può comprarla - disse ancora - non è di grande valore, l'ho comprata ad una fiera circa tre anni". A quell'affermazione Ciel si voltò a guardarlo, notando il suo sguardo serio: nessuna luce vi era nei suoi occhi rosso scarlatto, pareva davvero non conoscerlo, ma com'era possibile, erano stavano insieme da tre anni, cos'era successo?
"Quindi... non hai idea di chi io sono?" - domandò deglutendo.
"Emh.. no mi dispiace - rispose - dovrei forse?"
"Umh... no.. niente di importante - mormorò indietreggiando - mi... mi scusi per il disturbo". Indietreggiò, facendo per uscire fuori, sotto lo sguardo allibito dell'altro che doveva averlo preso sicuramente per matto, e nel farlo, non poté fare a meno di posare gli occhi sull'insegna, sulla quale, accanto al cognome Michaelis, non vi era il proprio di cognome, bensì un altro.
Nel vedere ciò, fu attraversato da una paura indescrivibile, come se avesse realizzato di aver perso tutto quello che conosceva a causa di qualche strana forza misteriosa.
Era come... se fosse stato catapultato in un altro mondo.
Strizzò gli occhi, sentendo il cuore in gola, per poi prendere a correre nuovamente verso quella che in teoria doveva quindi essere casa sua, poiché in realtà non sapeva ne dove andare ne a chi rivolgersi, si sentiva così confuso da non sapere neanche come agire.
Quando fu arrivato nuovamente a casa "sua", vi trovo questa volta ad attenderlo un uomo anziano e vestito da maggiordomo, accanto ad una macchina lussuosa, una limousine.
"Signor Phantomhive, ecco dove eravate - disse quest'ultimo aprendo lo sportello - la macchina per portarvi al vostro ufficio è già qui"
"La mia... macchina? - domandò incredulo - eh... aspetta... ufficio?"
"Emh... si signore - continuò l'uomo - vi siete dati al troppo "sballo", come dite voi giovani, ieri notte? Tanto da dimenticarvi chi siete?"
"Mi sa proprio di sì - si lamentò - Io.... io chi sono?"
"Ve lo spiego subito, voi siete Ciel Phantomhive, l'avvocato più famoso e importante di tutta New York"
"Io sono che cosa?! - chiese - No.. cioè... davvero? Quindi dovrei... andare... nel mio ufficio?!". Cominciò a fare domande sconnesse e senza senso, non sapeva come comportarsi, dopotutto, anche se tutto era cambiato, lui era rimasto sempre lo stesso, almeno internamente, e il non sapere cosa di preciso stesse accadendo lo metteva in difficoltà.
"Va bene - dichiarò ad un tratto prendendo un lungo respiro - d'accordo, adesso vado in ufficio.... Emh... lei è...?"
"Tanaka, signore - disse gentilmente l'uomo - vi siete dimenticati anche di questo? Dovreste bere di meno"
"Già - fece portandosi una mano sul viso ed entrando in macchina - dovrei..."Rimase a lungo dentro quell'auto, contorcendosi nervosamente le mani. Due potevano essere le soluzioni, o era impazzito/ fatto di qualche sostanza, oppure era tutto un incubo... doveva essere così, insomma, non si poteva essere presi ed essere catapultati in un universo parallelo dall'oggi al domani, era sempre stato una persona troppo razionale per credere a quel genere di follie.
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Kuroshitsuji-Black Butler/ mondo parallelo (cielxSebastian) [COMPLETATA]
RomanceCiel è un ragazzo che appartiene all'alta classe e come tale ha dei doveri e una certa etica da rispettare. È costretto dal padre a studiare legge ma a lui non interessa più di tanto. Conoscerà Sebastian e sarà amore a prima vista, per lui rinuncer...