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"Dobbiamo parlare", fu la prima cosa che mi disse appena uscii dalla porta di casa mia.
Me lo ritrovai fuori al pianerottolo senza essere avvisata e la cosa mi diede abbastanza fastidio.

"Beh, dimmi."
"Lo so che ieri sei stata da Mirko."
"Ok, e quindi?"
"Quindi mi dà fastidio."
Ma a chi voleva rompere l'anima?

"Giovà, non ho voglia di litigare con te. Se hai la luna storta oggi dimmelo che risolviamo subito."
"Voglio sapere che cosa hai fatto tutto il pomeriggio da Mirko."
"Ma stai poco bene?", chiesi ironica.
"Sto benissimo, quindi? Perché non mi rispondi?"
"Non ho fatto nulla, la madre mi ha chiesto se potessi stargli vicino mentre lei non c'era e non ci ho visto niente di male."

Sospirò portandosi una mano tra i capelli.
"Quindi per te è normale?"
"Cosa?"
"Che debba essere tu a stargli vicino quando è lui a doversi preoccupare di non fare uso di niente?"

EH?

"Che significa?", alle mie parole la sua faccia diventò viola, poi verde, e infine bianca. Forse aveva detto qualcosa che non dovevo sapere.

"Non significa niente, dimenticatelo."
"Giovanni, che cazzo stai dicendo?"
"Che te ne frega? Hai detto che di lui non ti interessa, perché lo vuoi sapere adesso?", il suo tono di voce si alzò bruscamente.
Odiavo quando urlava.

"Non te lo ripeto più, mi dici che cosa significa quello che hai appena detto?", incrociai le braccia parlandogli più decisa che mai.
"Allora te ne frega di lui?"
"È una persona che ha fatto parte della mia vita e che mi vuole bene, mi spieghi il motivo per cui non dovrebbe fregarmene?", dissi schietta.
"E mi spieghi che cosa significa?", continuai quando notai che dalla sua bocca non uscì nulla.

"Ti ho detto che non significa niente."
"E a me non interessa quello che hai detto tu, voglio sapere cosa vuol dire che ha fatto uso di qualcosa."

Anche se lo avevo già intuito il giorno prima, volevo sentirmelo dire chiaro e tondo da qualcuno che, a quanto pare, sapeva qualcosa in più di me.

Eppure lo avevo capito, Mirko quando beveva non aveva quelle reazioni e non stava così male dopo. Ci doveva essere sicuramente altro, ma il diretto interessato non me lo avrebbe mai detto, e sicuramente avrebbe fatto in modo che nessuno avrebbe mai potuto farmelo sapere.

Giovanni rimase in silenzio, forse si stava rendendo conto della stronzata che aveva appena fatto.

"Non parli più? Ti è scesa la lingua?"
"Non voglio che ti avvicini a lui, non lo conosci Antonè", mi disse sotto voce.
"Non sei nessuno per dirmi cosa devo o non devo fare."
"Sono il tuo ragazzo, penso di averne tutto il diritto."
"Ah, ma davvero? L'avevo persa questa puntata", risi davanti alle sue parole.
Nessuno poteva dirmi cosa fare.

"Sai che ti dico? Vai da lui, preoccupati di lui, dimenticati di me."
Si girò verso le scale e iniziò a scendere, lo bloccai dopo un millesimo di secondo.
"Devi dirmi prima che cazzo succede."
"Non ti dirò un bel niente, se lo vuoi sapere chiedilo a lui."
"Mi stai lasciando? Non ho capito"
"Visto che preferisci andare dietro a lui, vai pure, ma non venire a piangere da me dopo."

"Non ho bisogno di andare a piangere da nessuno, fidati", gli dissi con tono pungente.
Lui sorrise nervosamente e continuò a scendere fino a quando i miei occhi non ebbero più la possibilità di vederlo.

In quel momento non mi frullava altro per la testa se non sapere cosa cazzo stava combinando Mirko.

-

Chiamai Falco, e gli dissi di venire da me urgentemente. Aspettai fuori fumando una sigaretta dopo l'altra e la mia coscia non smetteva di tremare.

Finalmente arrivò e abbastanza preoccupato mi chiese cosa fosse successo.

"Ho bisogno di sapere che cosa sta facendo Mirko."
Mi guardò un po' stranito.
"E lo chiedi a me? Chiamalo tu se lo vuoi sapere."
Ma questo è scemo.

"È arrivato il genio della lampada! Voglio sapere perché Mirko è stato così male se ha solo bevuto."
"Eh, avrà esagerato, che ti devo dire", era molto vago. La cosa non mi scendeva per niente.
"Falco, per piacere."
"Antonè, gli devi stare un po' vicino. Mirko non è facile, e neanche tu lo sei."
Ah, pure.

"Però se vi state un po' dietro a vicenda riuscite a stare bene, fidati."
"Hai fatto il primo, non ci ero arrivata. Siamo troppo difficili per tenerci anche solo compagnia."
"Provaci, ok? Cerca di mettere da parte l'orgoglio e altre cazzate così, non serve a niente. Finirete per uccidervi con le vostre stesse mani."

Cazzo se aveva ragione. Mirko era diverso da tutte le altre persone che conoscevo, era l'unica persona che riusciva a tenermi testa e questa cosa mi mandava fuori. Dovevo provarci, non mi sarebbe costato nulla. Forse davvero sarei stata bene io e anche un po' lui.

Lo ringraziai e ci salutammo, entrai in casa e presi il cellulare.

A: Mirko
Ti dispiace venirmi a prendere dopo cena?

Da: Mirko
Mi devo preoccupare?

A: Mirko
Per favore.

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