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Sarebbe dovuta andare diversamente.

Ne ero completamente sicura, e lo sono ancora.

Piano piano il mondo si era sgretolato sotto ai miei piedi e potei percepire la sensazione sotto le mie scarpe.

Era come se la terra fosse solamente una palla enorme di colore blu e verde senza un senso alcuno.

Così mi sentivo anche io.

Vuota, spenta, senza senso.

Non riuscivo a pensare ad altro, e nel frattempo mi accarezzavo la pancia cercando di consolare anche il frutto di qualcosa di cui mancava la metà, l'esatta metà.

Mirko era morto il 26 settembre, di overdose.

Lo avevano trovato accasciato per terra nel bagno di casa sua.

La sua faccia era viola e teneva gli occhi socchiusi.

Sul pavimento c'erano anche altre dosi che avrebbe dovuto utilizzare in un secondo momento.

A volte mi chiedo a chissà cosa ha pensato Mirko in quel momento.

Chissà se ha avvertito la mia mancanza.

Chissà se l'illusione gli abbia fatto credere di aver sentito anche solo per un attimo il mio profumo nell'aria, come succedeva - e succede tutt'ora - a me.

Chissà se ha immaginato di accarezzarmi i capelli biondi e ossigenati, o di massaggiarmi la spalla di colore bianco latte.

Chissà se ha pensato per l'ultima volta ai nostri baci, al contatto delle nostre bocche, chissà se gli è mai venuta voglia di darmene altri o di riceverli.

Io non lo so quando Mirko avrà pensato tutto ciò, non sono neanche del tutto sicura che ci abbia pensato.

Però di una cosa sono convinta, Mirko questa vita non se la meritava, era troppo per qualsiasi persona.

Quando chiudo gli occhi mi sembra di rivederlo, lui che mi sorride tranquillamente e chiama il mio nome.

A volte mi piace pensare che qualcun altro gli abbia voluto riservare un finale migliore, e torno di nuovo a sorridere.

FINE

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