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"Anto, scendiamo?", mi chiese Mirko al telefono.
"Arrivo!", afferrai le sigarette dal comodino e le misi in tasca, poi chiusi la porta di casa a chiave.

Scesi le scale del palazzo, aprii l'enorme portone e ispirai tutta l'aria fresca, aveva appena finito di piovere e finalmente si riusciva a respirare un po'.

Vidi Mirko seduto proprio sulla panchina davanti al mio palazzo, mi dava le spalle e in quel momento pensai se dirgli o no quello che era successo.

Mi avvicinai e mi sedetti affianco a lui, mi accesi una sigaretta e mi voltai verso di lui. Decisi di rimandare, non glielo avrei detto ancora. Volevo godermi i momenti insieme fino a quando avrei potuto.

"So già tutto, non c'è bisogno che me lo tieni nascosto!", buttò con forza la sua sigaretta nel tombino più vicino e fece centro.

"E conoscendoti, so anche la decisione che prenderai", fece spallucce e l'espressione sul suo volto divenne indecifrabile.
"Non ho ancora deciso nulla!", gli dissi cercando di farlo ragionare.

"Sì, ok", era freddo nei miei confronti e avrei fatto lo stesso anche io.

Ma troppe volte nella mia vita ero stata succube delle decisioni altrui, altrettante volte mi ero ritrovata in situazioni che non mi piacevano e che non mi sarebbero mai piaciute. Non avevo mai potuto scegliere per me, non avevo mai potuto prendere la mia vita in mano e pensare un po' a me. Non avevo mai potuto essere egoista. E lui lo sapeva bene.

"Mi dispiace", gli dissi massaggiandogli la spalla, non sapendo neanche io cosa fare o come comportarmi.

"Non c'è bisogno."
Sospirò appena, un po' deluso.

"Sì, c'è!", insistetti io.
"Anto, devi pensare a te, almeno per una volta! Devi fare ciò che ti fa sentire libera, ciò che ti fa essere te stessa, ciò che ti permette di poterti alzare al mattino contenta e soddisfatta della tua vita."

Aveva ragione, meritavo un po' di stabilità.

"Non voglio perderti però", continuò prendendomi una mano e stringendomela forte tra le sue.
"Non succederà."

Sapevamo entrambi che era una bugia.
Ne ero completamente convinta perché conoscevo Mirko, e perché a tutti e due serviva quotidianità, quella che due persone lontane non possono darsi.

"Non prendiamoci in giro, so che succederà, come lo sai anche tu", mi disse malinconico.
Annuii, era vero.
Feci spallucce, altrettanto delusa.

"Voglio che tu sappia che è stato un anno stupendo, che sono stata benissimo con te", gli dissi guardandolo negli occhi.
Volevo che almeno fosse consapevole di quello che gli stavo dicendo.

"E non voglio che tu faccia guai, non voglio che ti cacci in nessun casino, perché sai che vengo a prenderti per i capelli", dissi seria.

"Mi sono innamorato di te Antonè", me lo disse tutto d'un fiato. Questa volta non aveva fumato, né bevuto, ed era abbastanza credibile.

Sentii una lacrima scendermi lungo la guancia, non sapevo se essere felice o triste.
Non gli dissi nulla riguardo ai miei sentimenti, non volevo che la cosa peggiorasse ulteriormente.

Non avrebbe mai saputo che io per lui ci morivo, che mi aveva smosso qualcosa per la prima volta, che non avrei mai più incontrato una persona come lui.

Non avrebbe mai saputo che ogni volta che lo vedevo con qualcuna sentivo il cuore trafitto da aghi, che ogni canzone inevitabilmente mi faceva pensare a lui, che molto probabilmente mi sarei innamorata di nuovo, ma non sarebbe mai più stata la stessa cosa.

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