Mirko mi era stato molto vicino in quel periodo della mia vita e mi faceva compagnia sempre, per evitare che rimanessi sola.Passavamo i pomeriggi a casa mia o a casa sua, non mi andava mai di scendere e di vedere gente, e lui per me non vedeva nessuno da qualche mese. In pratica avevamo visto quasi tutti i film possibili e immaginabili, ma non ci stancavamo mai di stare insieme e di passare giorno e notte attaccati.
Quella sera stavo preparando i pop corn mentre lui dal salotto urlava i nomi di alcuni film che non avevamo ancora visto, ma a me non piaceva nessuno, e lui, cercando di non arrendersi, provò con altri ancora.
Finalmente decidemmo, per quella sera volevamo tornare bambini e quindi mise "Peter Pan", anche se lo avevamo già visto da piccoli e lo conoscevamo a memoria.
"Vorrei essere anche io come lui", mi disse mentre nel cartone Peter e Wendy volavano alti nel cielo.
"Perché?", chiesi io mettendo qualche pop corn in bocca, pur sapendo a cosa volesse riferirsi.
"Sai, volare via dalle responsabilità, andare su un'isola su cui non si cresce mai, sarebbe figo."
"Sì, lo sarebbe ma tu non puoi volare e questa famosa isola non esiste!", lo presi in giro facendogli la linguaccia.
Sbuffò deluso, ma si riprese subito e mi fece il solletico, facendomi sbattere i piedi per terra dalle risate.Si mise su di me mantenendosi con le gambe per non schiacciarmi, nel frattempo continuava a farmi il solletico e rideva anche lui.
Fece cadere tutti i pop corn per terra non permettendomi neanche di alzarmi per pulire, e io non ce la facevo più.Gli afferrai le braccia, cercando di bloccargliele e ci riuscii, oppure stava solamente fingendo. Ci pensai su, ma indecisa comunque, tentai di liberarmi, e quando potei finalmente alzarmi in piedi lui mi tirò per la gamba facendomi cadere a cavalcioni su di lui, mise le mie mani sul suo petto e mi accarezzava le gambe.
Mi sentivo così a disagio, non avevo vergogna di dormirci insieme o di abbracciarlo durante la notte, e quindi neanche di tenere i nostri corpi attaccati per ore, ma lui in quel momento non sembrava lo stesso di sempre.
C'era qualcosa di strano dentro di me.Inaspettatamente si alzò, mi prese in braccio e mi portò sul mio letto.
Io lo lasciai fare, non sapevo come comportarmi. Con Giovanni problemi del genere non me ne facevo, non mi interessava nulla, ma davanti a Mirko, in queste situazioni, mi sentivo una bambina che non sa neanche dire le parolacce.Mi fece stendere e si mise su di me, allungò la testa vicino alla mia e mi baciò, non ci eravamo più baciati dopo quel giorno.
Avvertivo una sensazione nello stomaco, non so se fossero stelle cadenti o fiori, se fossero animali o fuoco, so solo che sentivo muoversi qualcosa, qualcosa di terribilmente pesante, avevo il fiatone e non mi era mai capitato prima. Non riuscivo a collegare corpo e cervello, non sapevo cosa fare, ma non perché non volessi baciarlo, eccome se lo volevo, ma mi sentivo così confusa e nel panico che dovetti staccarmi da lui.
"Che c'è?", mi chiese un po' preoccupato davanti alla mia reazione.
"Niente, Mì. È colpa mia, o tua, non lo so!", gli dissi sinceramente, ma non sapevo neanche io come giustificarmi. Avevo vergogna di dirgli che succedeva qualcosa dentro di me quando mi toccava o mi baciava.
"Ma si può sapere che ti prende?", mi disse esausto."Ti sono sempre vicino, cerco sempre di mettermi a disposizione per te, di fare il possibile per pensare prima te e poi me. Se ti voglio toccare posso, se devi dormire con me puoi, se ci dobbiamo comportare come dei fidanzati possiamo entrambi, ma se ti bacio ti stacchi?", sembrava più confuso di me, si mantenne la testa tra le mani e abbassò lo sguardo cercando di non guardarmi.
Mi odiai, ero capace di rovinare tutto, anche i momenti più belli.
"Mi spieghi perché? Ho qualcosa di sbagliato? C'è qualcosa in me che non ti va bene, che dovrei cambiare, che proprio non ti scende?", continuò lui, facendomi rimanere in silenzio."Dimmelo! Sul serio! Perché se c'è qualcosa io provo, cerco di cambiar..", mi stancai prestissimo di sentirlo parlare, gli afferrai il viso tra le mani e mi fiondai con le labbra sulle sue, buttandolo indietro, di nuovo sul letto.
Il silenzio era più bello.Lui ricambiò subito il bacio, mettendo le sue mani tra i miei capelli, mentre io tenevo le mie sul suo viso, toccandogli la mascella, il mento, le orecchie.
Poi passai ai capelli, girai più volte le dita tra le ciocche un po' più lunghe.
Le sue mani si spostarono sulla mia schiena, per poi finire direttamente sul mio sedere. Arrossii violentemente, e lui lo notò, infatti rise appena, mentre continuava a baciarmi.Le tirò ancora più giù, prendendomi le cosce e mettendomi di nuovo a cavalcioni su di lui, senza staccarci mai dal bacio.
Mise le mani sotto la maglietta e cercò di alzarmela, lo aiutai con le dita e in meno di due secondi ero senza maglietta davanti a lui, più imbarazzata che mai.
Smise all'improvviso di baciarmi, e aprì gli occhi per vedere il mio corpo su di lui.Partì dalla pancia, poi passò sul seno e infine di nuovo negli occhi.
"Te l'ho mai detto che sei bellissima?", me lo disse con una spontaneità unica.La mia faccia andò di nuovo a fuoco, e il mio stomaco provò ancora quella sensazione.
"Me lo hai detto ora", lo baciai di nuovo, e stavolta cercai di toglierla io a lui.
Mi lasciò fare, ma senza aiutarmi, forse per mettermi un po' alla prova.
Deglutii e continuai con quello che stavo facendo. Finalmente rimase anche lui senza maglia e la sensazione del mio corpo quasi nudo sul suo mi faceva provare brividi lungo la spina dorsale.Cercai di mantenere la calma più assoluta, e tornai a baciarlo.
Alzai le coperte e mi ci infilai sotto per mantenermi calda.
Lui mi seguì a ruota e si staccò un po' da me."Ti voglio", mi sussurrò all'orecchio provocandomi ulteriori scosse interne.
"Tempo al tempo", gli dissi baciandogli la punta del naso, mi rannicchiai vicino a lui e chiusi gli occhi lasciando che il sorriso sul mio volto prendesse il sopravvento, mentre la sua mano continuava ad accarezzarmi i capelli.
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Calvairate
RomanceAntonella vive a Milano, ma ben presto si troverà costretta a trasferirsi a Calvairate, in un quartiere vicino, contornato da palazzi e vite difficili.