7.

170 17 1
                                        

Proseguirono verso ovest, duretti alle montagne rocciose della Sierra Nevada, che erano le più vicine. Viaggiarono a lungo e tentarono diverse stazioni di servizio, alla ricerca di un goccio di benzina. In due occasioni furono fortunati, e riuscirono a riempire il serbatoio del pick-up quanto bastava a stare tranquilli per almeno un giorno e mezzo. Niente di grandioso, ma pur sempre meglio di quel che avevo prima, e cioè la lancetta costantemente sul rosso.

Macinarono un bel po' di strada. Ripper aveva stappato una birra e se la godeva sul pianale. Era soddisfatto come un gatto che si è appena sbafato una famigliola di ratti.

Il pick-up lasciò la statale che tagliava il deserto come la lingua di un gigante e attraversò una città. Non c'erano cartelli stradali, e non ebbero modo di sapere di che città si trattasse. Era piccola, e a pezzi. Su quella che una volta era la Main Street c'era una torre dell'acqua. Sdraiata sull'asfalto, come un gigante ubriaco, impediva il passaggio.

«Che rottura», fece Gary, frenando. «Vediamo di aggirarla.»

Innestò la retromarcia.

«Fermo!» urlò Ripper.

Gary inchiodò e tiro fuori la testa dal finestrino. «Cosa?» chiese.

«C'è un'armeria.»

Indicò col dito una baracca col tetto bucato come un gruviera. L'insegna era un gigantesco proiettile, ed era ancora integra. Ripper smontò facendo sobbalzare il pick-up.

«Dove diavolo vai?» urlò Gary.

«A fare provviste», rispose Ripper. «Fammi luce.»

Mentre il gigante saliva i gradini che portavano al portico, Gary fece manovra e puntò i fari del pick-up sull'armeria. L'ombra enorme di Ripper si stagliò sull'ingresso. Il gigante afferrò il pomello della porta e fece per ruotarlo. La porta cadde verso l'interno, si schiantò a terra e sollevò un bel po' di polvere. Ripper gettò via il pomello che gli era rimasto in mano ed entrò.

C'erano pezzi di soffitto sparsi un po' dappertutto. Il bancone in fondo, che fungeva da teca, era a pezzi. Dentro erano rimaste un paio di pistole e un coltello. Ripper prese il coltello e se lo ficcò nella cinta. Alle pareti, sistemati sui ganci, c'erano tre fucili. Ripper calpestò i frammenti e diede un'occhiata in giro. Trovò una manciata di pallottole. Erano in una scatola aperta, schiacciata da una tegola, ed erano del calibro del suo ferro.

Si riempì le tasche e tornò fuori.

«Allora?» fece Gary.

«Ho trovato un po' di confetti», disse Ripper.

«Grandioso. Ora leviamoci da qui. 'Sto posto mi mette i brividi», fece Gary.

Ripper fece per montare e si fermò.

«Che cazzo era?» chiese.

«Cosa?» disse Gary.

«Sembrava una specie di lamento.»

«Io non ho sentito niente.»

«Non me lo sto inventando.»

«Sarà stato il vento.»

«So distinguere il lamento del vento da quello di un cristiano.»

«In questo mortorio non c'è più nessuno. Se fosse sopravvissuto qualcuno, sarebbe saltato fuori quando siamo arrivati.»

Manny mise il naso fuori dal finestrino. «Anch'io ho sentito qualcosa. Dobbiamo controllare.»

«Non esiste», disse Gary. «Dobbiamo filare via da qui e trovare un posto sicuro dove ficcarci. Siamo più esposti di un prepuzio.»

La Compagnia degli SpiantatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora