12.

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Verso ovest.

Come in un vecchio western.

Non fecero neanche una sosta, e per la prima mezz'ora Ripper affondò sull'acceleratore. Si decise a mollare – ma neanche troppo – solo quando la distanza con l'Area 51 divenne considerevole. Allora si fermarono il tempo necessario perché Manny e Pete montassero davanti.

Ora procedevano a velocità di crociera e parlavano di quanto accaduto.

«Hai due palle d'acciaio», stava dicendo Ripper a Manny.

«E tu hai un modo tutto tuo di fare i complimenti. Comunque, grazie», rispose Manny.

«Gliel'hai messo nel culo a quel figlio di puttana e alla sua nave spaziale.»

«Quando quel coso ha allungato i tentacoli ho avuto paura. Una fifa del diavolo. Ero paralizzata. Se non era per Gary...»

«Al monocolo gli sono cresciute le palle a tempo di record.»

«Guarda che ti sento», disse Gary dal pianale.

Era disteso, avvolto nella cerata come un bruco nel suo bozzolo.

«Solo un paio di giorni fa filava a razzo se incontrava la sua ombra», continuò Ripper, «e adesso combatte i Guardiani. Altro che palle, gli sono cresciuti due pianeti del cazzo sotto quel fagiolino moscio.»

«Quando la smetterai di sparare cazzate sul mio uccello?» fece Gary.

«Sentito che roba? Non riusciva neanche a dire fanculo senza farsi rosso come la testa del suo cazzetto, e adesso impreca come un taglialegna monco.»

«Fottiti.»

Ripper sghignazzò.

«Cercate di contenervi. C'è una signora con voi, nel caso non ve ne siate accorti», fece Manny.

«Sul serio? E che cazzo aspetti a tirarla fuori?» disse Ripper.

Stavolta fu Gary a sghignazzare. Manny si tenne la fronte e scosse la testa: siete senza speranza. Pete rise sotto i baffi che non aveva.

Dopo un po' Manny disse: «Voi ve lo ricordate com'era prima che quel coso nucleare combinasse 'sto casino?»

«Tu no?» fece Ripper.

«A volte ci penso e mi sembra di ricordare, ma poi mi accorgo che mi mancano i dettagli. Non ricordo come ci si sente a stare distesi al sole, o l'odore di ozono quando piove. Mi piaceva guardare le stelle, e mi sembra passato un secolo dall'ultima volta che le ho viste. I miei mi avevano regalato un telescopio. Lo tenevo puntato sulla luna, e se qualcuno per sbaglio lo sfiorava andavo su tutte le furie.»

Pete assentì. «Una volta mi ha quasi menato, e l'avevo appena sfiorato», disse.

«Me l'avevi inclinato di due gradi, altro che sfiorato. Ci ho messo un secolo per rimetterlo in asse.» Tornò a rivolgersi a Ripper. «Comunque, stavo pensando di fare l'astronoma prima di questo gran casino.»

«Con quel cervellone che ti ritrovi ci saresti di sicuro riuscita», fece Gary.

Manny si voltò e sorrise. «Grazie. Significa molto per me.»

Più tardi attraversarono una cittadina che era due volte Chesterville per fare una deviazione che, secondo Gary, gli avrebbe risparmiato qualche ora di viaggio. Ripper fece per sollevare obiezioni, ma Manny e Gary gli ricordarono cos'era successo l'ultima volta che aveva deciso di improvvisarsi navigatore, e allora si morse la lingua. Un evento più unico che raro.

Il centro abitato era deserto, ma non è che si fermarono a controllare casa per casa. Presero una strada che usciva dalla città vera e propria e trovarono segni di vita. O meglio, di non-morte. Passarono accanto al cimitero. C'era un gruppetto di sonnambuli che ciondolava per il campo santo. Quando sentirono il pick-up raggiunsero il cancello e si attaccarono alle sbarre. Alcuni iniziarono a scuoterle. Le luci dei fanali ne illuminarono uno con mezza faccia. Gli si vedeva la massa spugnosa del cervello e mezzo teschio. Iniziò a scuotere il cancello, e all'ennesimo strattone cadde all'indietro mentre le mani restavano strette alle sbarre di ferro e scivolavano fino a terra come pompieri giù per un palo.

La Compagnia degli SpiantatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora