11.

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Si svegliò e vide l'occhio di Gary, grande come un uovo di dinosauro fritto in padella. Il ciclope le stava dando piccoli buffetti sulle guance.

«Che cosa...?»

Provò a sollevarsi ma Gary glielo impedì. La tenne giù con delicatezza. Sentiva le dita che le avvolgevano la nuca. Piacevole, come sensazione.

«Meglio se aspetti qualche secondo», disse Gary.

Manny si leccò le labbra e riprovò. «Che è successo?»

«Sei andata giù come un albero abbattuto da un taglialegna. Per fortuna c'era Pete. Se non era per lui, poco ma sicuro che ti rompevi la zucca.»

Pete e Ripper si affacciarono alla periferia del campo visivo di Manny. La piccola tentò di sorridere, ma le venne fuori solo una smorfia.

«Come ti senti?» chiese Pete.

«Bene», fece Manny. Ci pensò su e disse: «Un po' rintronata.»

«Vedrai che passa», fece Gary.

Si vedeva che era preoccupato. Manny ne fu commossa. Gary si allungò di lato, prese qualcosa e la piazzò sotto il naso di Manny. Era una bottiglia d'acqua. Le sollevò appena la testa e disse: «Butta giù un sorso.»

«Sto bene, non mi serve...»

«Chiudi il becco e fa' come dico», disse Gary.

In un'altra occasione Manny avrebbe risposto piccata. Ma vista la faccia di Gary, decise di assecondarlo. Prese un sorso d'acqua.

«Meglio?» chiese Gary.

«Meglio», rispose Manny.

«Vuoi qualcosa da sgranocchiare?»

«Quello che voglio...» disse Manny, puntellandosi sui gomiti, «... è che la pianti di comportarti come se fossi al mio capezzale e mi aiuti ad alzarmi.»

Si tirò su a sedere e Gary l'aiutò a mettersi in piedi.

«Grazie», disse Manny, togliendosi di dosso la polvere. «Il buco l'abbiamo fatto. Diamo un'occhiata?»

«Sicura che non vuoi riposarti un secondo?» chiese Gary.

«Sto bene», rispose, stavolta piccata.

«Sta bene», fece Ripper, sornione.

Manny si avvicinò al buco e sbirciò all'interno dell'hangar. Non si vedeva granché, e la luce dei fari non era sufficiente per un ambiente così grande. Se fossero riusciti ad allargare il buco per farci passare il pick-up... ma il solo pensiero di rimettersi all'opera le dava la nausea. Le faceva male la testa. Era sorpresa del fatto che Pete non avesse risentito come lei dello sforzo. Si girò a guardarlo. Sembrava fresco come una rosa.

«Qualcosa non va?» chiese Gary.

«Stavo pensando a un modo per fare luce all'interno», disse Manny. Le tornò in mente il numero del serpente di Gary e le si accese una lampadina. «Trovato!» esultò.

Raggiunse Gary e gli spiegò cosa aveva in mente.

«Certo che le fai funzionare a dovere, tutte quelle rotelle», disse Gary.

Manny gongolò.

«D'accordo», fece Gary. «Mettiamoci all'opera.»

Raggiunse un fuoristrada, si infilò nell'abitacolo e sbloccò lo sportello del serbatoio. Rimosse il tappo – gli bastò svitarlo – e si concentrò. Qualche secondo e dal serbatoio sbucò un serpente liquido. Gary lo fece svolazzare davanti a sé, a un metro da terra, e raggiunse gli altri. Lo videro arrivare con quel serpente liquido, come un cane portato al guinzaglio – un guinzaglio mentale – e restarono interdetti.

La Compagnia degli SpiantatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora