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Il deserto è una voglia scura sul culo di un gigante. La gabbia di nubi è come zucchero filato al catrame. Si muove veloce, scende e risale sfruttando le correnti d'aria, e si concede persino qualche piroetta. Il mondo visto da quella nuova angolazione fa persino più paura, ma si sente anche su di giri. Come se avesse tirato roba forte.

Non si chiede come faccia a vedere il mondo sotto di sé, né da dove venga la luce fioca che lo illumina. Non si chiede neanche come faccia a volare. Accetta la nuova realtà come un dato di fatto e continua a volare. Qualcosa che somiglia a una mano si fa largo tra le nubi. Ci passa attraverso e le scosta come se fossero un lenzuolo. Il cielo è rosso. Come la fine del mondo. Un'altra. Gli viene da pensare agli angeli. Forse stanno combattendo una guerra. E forse quella mano è di Dio, o di quell'altro. Quello che gli angeli stanno tentando di affumicare con le loro spade di fuoco.

La mano scansa un batuffolo nero e apre un varco che è come un canyon. Un canyon nel cielo. Potrebbe essere il titolo di una canzone. Nella voragine si fa strada un braccio. Lungo. Muscoloso. Cala verso il deserto. Lo tocca. Gli viene da pensare che se il braccio riempie la distanza fra il cielo e la terra, il resto può riempire una galassia e mezzo. Quando la mano tocca terra provoca un terremoto. Le vibrazioni salgono fino al cielo. Poi spunta la testa. Ha la forma di un diamante o roba simile. Gli occhi sono due enormi foglie arancioni con venature rosse. Le foglie si sollevano, e capisce che non sono occhi ma palpebre. I sassi neri sono gli occhi. La bocca ha labbra sottili come foglie di rosmarino. Ѐ quasi uno spillo.

Mentre lo guarda si rende conto che se non cambia traiettoria ci finirà contro. Allora vira con la rapidità di un uccello. Gira intorno al braccio. Ci mette una vita. La testa lo osserva. Dà un'occhiata al canyon nel cielo e vede il resto. Quella cosa ha un corpo che cambia. Si scioglie e ricompatta. Roba da far schizzare il cervello fuori dalle orecchie. Non ha una forma. Ne ha molte. E nessuna di esse ha un senso. Ѐ come guardare un impasto molle maneggiato da mani invisibili.

Il cielo cremisi inizia a pulsare. La cosa senza forma si tuffa nel canyon. Il riflesso del cielo è come il cono di luce di un fanale. Un fanale infernale. La Cosa Che Cambia lo guarda volteggiare e allontanarsi. E quando lui crede di aver accumulato un discreto vantaggio, lei si lancia all'inseguimento. Non ci mette molto a raggiungerlo. Schiude le labbra, e lui vede che la gola è un tunnel contorto, con riflessi porpora sulle pareti scure. Sembra l'ingresso di un baraccone del luna park. La casa dei fantasmi. Quella roba lì. La Cosa Che Cambia lo ingoia come la balena con Giona, e lui cade nel buio ammantato di porpora.

La Compagnia degli SpiantatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora