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Effie's pov
Ieri è stata una giornata un po' strana. Haymitch è sceso dalle scale con un sorriso un po' stanco e gli occhi arrossati. Poi mi ha preso per i fianchi e mi ha baciata, dicendomi "ti amo". Insomma, amo quando fa così, è ovvio, ma mi sembrava...strano, ecco. Quando gli ho chiesto cosa avesse non mi ha risposto, quindi era ovvio che ci fosse sotto qualcosa. Al pomeriggio ho deciso di prendere le fotografie, così avrei scoperto qualcosa in più sul suo strano umore e avrei soddisfatto la mia curiosità.
Ebbene, in quelle fotografie ci sono le persone a lui più care: il fratello Renier e la fidanzata Amybeth, morti entrambi "a causa sua", come ha detto lui.
«Ho usato il campo di forza per proteggermi, e la rabbia di Capitol si è riversata sui miei cari» mi ha detto.
Io stavo per scoppiare a piangere. Insomma, ci siamo già passati. Abbiamo incontrato molte persone nel nostro cammino che si incolpavano della morte di qualcuno. Katniss, Peeta, Johanna, Annie. Tutti i "vincitori" degli Hunger Games. Ma è sbagliato, è tutto così tremendamente sbagliato. Non ci sono vincitori qui, solo sopravvissuti. Che non riescono a non incolparsi. A non darsi la colpa di tutto, della morte degli altri e della propria sopravvivenza. "Perché io sono vivo? Dovevo morire io, non loro". Sono sicura che anche Haymitch ha pensato queste cose.
Ma proprio quando la prima lacrima inizia a percorrere la mia guancia, lui sorride, e prende in mano la terza foto.
«Anche qui ci sono le persone a me più fare, quelle che sono riuscito a salvare. Quelle per cui ancora oggi vivo, per cui mi sveglio ogni mattina» è la nostra foto, con Katniss e Peeta.
Non ho potuto fare altro che baciarlo e abbracciarlo. Ogni mattina si sveglia perché sa che non tutti se ne sono andati, perché c'è qualcuno che ha ancora bisogno di lui. E io sono una di queste persone.

Katniss' pov
L'ho fatto. Senza dire nulla a nessuno. Nessuno sa che sono qui. Forse solo Haymitch. Secondo Peeta sono nel bosco. E io mi sento tremendamente in colpa. Mi sento come se lo stessi tradendo, nonostante io sia qui solo per parlare. Eppure questa sensazione di inadeguatezza non lascia il mio petto. Sono nervosa, lo ammetto. È da tanto tempo che non ci vediamo e ho paura di quello che potrà succedere. Come reagirà vedendomi qui? Come reagirò io? Ho preso il treno solo per venire qui, per vederlo e parlargli. Non ci metto molto a trovarlo, è esattamente dove mi aveva detto Johanna.
Voglio andarmene, voglio tornare a casa, e stare tra le braccia di Peeta. Ma ormai è troppo tardi.
«Gale» il mio cuore salta un battito quando si gira e lo guardo in faccia.
«Katniss» un altro battito perso nel sentire la sua voce.
È così cambiato, i capelli sono più corti, mentre la barba è più lunga. Il fisico è ancora più muscoloso dell'ultima volta in cui l'ho visto. L'unica cosa che non è cambiata sono i suoi occhi. Sempre così grigi e profondi, e così simili ai miei. Eppure hanno perso quella scintilla di vitalità che li caratterizzava quando cacciavamo insieme nei boschi.
Mi manca così tanto.
Muovo un passo verso di lui, mentre lui fa lo stesso. Poi un altro passo, e un altro ancora. Entrambi ci avviciniamo, poi lui mi abbraccia. E io, non so come, non so perché, non so con quale forza di volontà, non lo allontano. Anzi, lo stringo anch'io.
«Mi sei mancata Catnip» sussurra.
«Eppure non sei mai venuto al 12» ecco che cominciamo a litigare.
«Ti avrebbe fatto piacere? O mi avresti conficcato una freccia nella giugulare?» ecco che ha ragione.
Non rispondo. Lui prende la sua giacca, dice qualcosa a un suo collega e poi mi trascina fuori dal centro di comando.
Mi porta in un posto un po' appartato, dove potremo parlare liberamente. È ancora un po' paranoico, esattamente come una volta.
«Dimmi tutto» ecco che capisce perché sono qui.
Prendo un respiro profondo.
«Voglio tostare il pane. Con Peeta» mi sorprendo delle mie parole. Nemmeno io sapevo di volerlo fare. Eppure con Gale è tutto più semplice, parlare, pensare, confessare tutti i miei dubbi e le mie paure.
Quello che mi risponde deve costargli una gran fatica.
«E allora fallo» Il suo tono è fermo, e comincio a pensare che finalmente gli sia passata, che non sia più innamorato di me.
«Non è così semplice» ribadisco.
«Perché no? Se è quello che vuoi, se ti renderebbe felice, fallo»
Continuo a guardarlo in silenzio. I suoi occhi non tradiscono alcuna emozione, le sue mani non tremano, segno che è sicuro di quello che dice. Quando capisce che non ho intenzione di rispondere riprende a parlare.
«Sei una pazza se pensi che potrei smettere di amarti Katniss, e io sarei un bugiardo a dirti che non ti amo più. Ma siamo cresciuti entrambi. E siamo cambiati. Non voglio te Katniss, voglio che tu sia felice. Io ti amo e desidero la tua felicità più di ogni altra cosa, e sarà sempre così. Ma sai una cosa? Non ti amo più in quella maniera. Non voglio possederti, voglio solo esserti vicino, essere quel punto fermo che per anni sono stato per te, e tu sei stata per me. Se tostare il pane con Peeta ti renderà felice, io sono il primo a dirti di farlo.  Sono il primo a dirti che non puoi, devi farlo. E io sarò il tuo testimone, se vuoi. E sarò felice per te, perché finalmente hai trovato la tua felicità. Mi farà amale forse, nel primo periodo, ma saprò di non averti persa, saprò di esserti e di averti di nuovo accanto, ed è l'unica cosa che voglio» ed ecco che torna ad essere il mio migliore amico. Proprio come ai vecchi tempi.

Angolo autrice
Ed ecco che Katniss è Gale si reincontrano, si parlano e si confrontano. Non sono più gli stessi ragazzini che hanno affrontato la Rivoluzione. Adesso vediamo un uomo e una donna che, nonostante il loro passato turbolento, riescono a essere sostegno l'uno per l'altra.
Spero di avervi soddisfatto con questo capitolo, ho pubblicato presto per farmi perdonare tutte le volte in cui vi lasciavo mesi senza aggiornare, vi avverto che probabilmente il prossimo capitolo sarà l'ultimo...
Ci vediamo al prossimo aggiornamento!

Sweetheart~HayffieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora