Prologo

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Noah e io siamo sempre stati amici, amici speciali. La nostra amicizia é sempre dovuta rimanere all'oscuro di tutti tranne di mamma e papà, ovviamente.
Ma partiamo dal principio.

Mamma, prima che io nascessi, aveva trovato lavoro nel castello come domestica di corte. Perciò si trasferì lì con papà e qualche anno più tardi sono comparsa io.

La mia nascita ha fatto scaturire una grande curiosità nel piccolo principino, Noah. Lui mi ha cresciuta come se fossi la sua piccola sorellina, non appena la madre gli lasciava del tempo libero lui ne approfittava per sgattaiolare negli alloggi della servitú con mio padre e insieme mi facevano giocare, mi facevano ridere.

Crescendo il mio rapporto con Noah si intensificava, il nostro legame si rafforzò moltissimo nel momento in cui i miei genitori divorziarono. Papà voleva trasferirsi altrove ma mamma voleva rimanere e mantenere il suo ruolo all'interno del palazzo. E così quando io avevo 9 anni papà fece le valige e se ne andò.

Quel giorno fu terribile, mamma non venne nemmeno a salutarlo, rimase di su a finire le pulizie negli alloggi reali. Ero davvero triste così corsi sotto la quercia del enorme giardino, mi sedetti ai suoi piedi e stringendomi le gambe al petto crollai in un pianto disperato. Noah arrivò subito da me, mi strinse tra le sue braccia e mi sussurrò all'orecchio <Stai tranquilla Luna, io non ti abbandonerò mai>

In quel momento sollevai lo sguardo nei suoi occhi e capii che ero fregata. Qualcosa dentro di me si stava muovendo, sapevo che stavo prendendo una cotta per lui.

Crescendo quel sentimento é diventato grande con me, ma io e Noah non potevamo frequentarci come le persone comuni, sua madre gli proibiva di dialogare con la servitù perciò lui non poteva parlare con me in presenza di altre persone.

Mamma sapeva che io e lui ci vedevamo di nascosto ma non ha mai detto nulla, anzi a volte ci aiutava.
Quando Noah compì 13 anni dovette iniziare a frequentare delle lezioni di etichetta e comportamento che gli occupavano gran parte della giornata, molte volte facevamo giorni interi senza vederci.

In quei giorni la sera mi rifugiavo sotto la quercia dove ho iniziato a provare qualcosa per lui, me ne stavo seduta a contemplare il cielo, a guardare le stelle e a pensare alla sera in qui, tra le sue braccia mi sono sentita al sicuro e amata. Fino a che una sera me lo ritrovai seduto accanto che mi guardava <Sei bellissima al chiaro di luna> mi aveva sussurrato spostandomi una ciocca scura di capelli.

Anche lui visto sotto quella luce era di una bellezza disarmante, ma non glie lo dissi, appoggiai semplicemente la testa sulla sua spalla mentre lui posava un leggero bacio sulla tempia.

Ogni sera noi eravamo lì a guardare le stelle sdraiati a terra mente facevamo il resoconto della nostra giornata. Noah odiava quelle lezioni di etichetta, ogni volta scimmiottava il suo insegnante prendendolo in giro, io ogni volta morivo dalle risate e lui mi diceva che la mia risata era la più bella che avesse mai sentito. Le mie guance si tingevano di rosso e abbassavo lo sguardo troppo imbarazzata e felice che anche lui dimostrava di avere un qualche interesse verso di me.

La nostra storia però non fece nemmeno in tempo a iniziare.

La serata più bella della mia vita si trasformò in quella peggiore. Eravamo seduti al solito posto, Noah mi teneva le spalle con un braccio, eravamo in silenzio, sentivo che lui era diverso rispetto al solito, più taciturno. <Luna?> la sua voce era quasi un sussurro, mi voltai verso di lui e mi resi conto che i nostri nasi quasi si sfioravano <c'è una cosa che volevo fare da un po'> continua. Il suo fiato caldo sfiorava le mie labbra facendomi venire la pelle d'oca in tutto il corpo.  <Cosa?> il mio sguardo vacillava tra i suoi occhi e le sue labbra così belle e carnose. <Questo> le sue mani mi presero il volto e lentamente la sua bocca si adagiò sulla mia, i miei occhi si chiusero per assaporare appieno questo meraviglioso contatto. Quando Noah si staccò da me sembrava che qualcuno mi avesse strappato qualcosa, mi sembrava di essere vuota. I suoi occhi azzurri si accesero e brillavano come le stelle nel cielo, e credo anche i miei. Si avvicinò di nuovo e il contato riprese, più intenso di prima.
Fino a che un' urlo ci interruppe.

Elizabeth, la madre di Noah, era dietro di noi, mani sui fianchi e sguardo severo; urló a Noah di raggiungere le sue stanze e chiudersi dentro. Prima di andarsene mi guardò dispiaciuto e mi strinse la mano come a darmi coraggio, guardò sua madre, come a volermi difendere o proteggermi ma lei fece il suo sguardo truce, quello sguardo faceva paura a tutti. Credo sia stato quello a far vacillare la scelta di andarsene di Noah, cosi a testa china fece quello che la madre gli ordinò.

Quando Noah se ne andò Elizabeth mi guardò  <Farò in modo che tu non ti avvicinerai più al mio Noah, non sei degna> mi minacciò con un dito puntato contro, poi voltandosi si allontanò tornando dentro il palazzo.
Quando tornai in camera ero sconvolta, avevo paura che facesse qualcosa a Noah, ma non avevo tenuto conto che poteva fare qualcosa a me.

Il giorno seguente Elizabeht ordinò a mia madre di mandarmi via da palazzo o avremmo dovuto andarcene entrambe.
Mamma decise di mandarmi da mio padre, mi preparò la valigia e chiamò un taxi a palazzo per portarmi da papà. Ormai non lo vedevo da più di 6 anni, volevo vederlo ma non in queste circostanze.
Prima di andarmene cercai di andare a salutare Noah ma mamma e le guardie me lo impedirono perciò salii sul taxi, con una valigia e gli occhi pieni di lacrime.

Quando il rumore dell'accensione dell'auto arrivò ai miei timpani capii che Noah non lo avrei più rivisto, ma poi sentii chiamarmi.
Stava correndo giù dagli imponenti scalini di palazzo, la sua camicia era un po' sgualcita segno che si era vestito in fretta e furia. I suoi capelli biondi svolazzavano per il venticello debole, mi affacciai dal finestrino, lui mi raggiunse e mi prese il volto tra le mani <Mi dispiace Luna, ho fatto di tutto per farti rimanere ma mia madre non ha sentito ragioni> sorrisi perché capii che non voleva che io me ne andassi <Tranquillo, non é colpa tua> mi sporsi un po' di più e lo bacia. Volevo il mio bacio d'addio come quello dei film <Non scordarti di me> lo guardai negli occhi, volevo quella promessa <Farò di tutto per venire da te> questo era molto più di quello che mi spettavo, volevo che riuscisse a mantenerete le sue parole.
Elizabeth stava correndo anche lei giù dalle scale urlando il nome del figlio, Noah si allontanò dalla macchina, lo guardai un ultimo istante e poi urlai le parole che mi premevano nel petto <Ti amo>
Il suo volto assunse una strana espressione, forse sorpresa o dispiaciuta, non feci in tempo a capirla che l'auto era già partita.
Stavo lasciando la mia casa, mia madre, la mia vita e il mio primo amore.

Passai gli ultimi 5 anni con papà, mamma la sentivo solo per telefono o videochiamata quando aveva qualche minuto in più. Ogni tanto mi raccontava di Noah, le chiedeva sempre se poteva salutarmi, lui non lo ha mai fatto di persona e non è nemmeno mai venuto a cercarmi come aveva promesso. Mi ha spezzato il cuore, pensavo che provasse gli stessi miei sentimenti ma mi sbagliavo, mi sono solo illusa.
Quando mamma ha smesso di dirmi che Noah voleva salutarmi ho sentito l'ultimo frammento di cuore cadere a terra. Purtroppo è sempre così, il primo amore è quello che ti distrugge.

Sarò io la tua principessa Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora