Capitolo 14

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Soffio il naso per la terza volta nel giro di 10 minuti, ho il naso talmente chiuso che non riesco a sentire il profumo di biscotti appena sfornati che ha fatto mia madre. Domani sarà il mio compleanno e come quando ero piccola mamma mi ha preparato i biscotti con mela e cannella, i miei preferiti.

<Vorrei tanto sentire il profumo della cannella> borbottò tenendo la tazza calda di latte tra le mani, l'odore di cannella è il mio preferito in assoluto ma purtroppo in commercio non esiste ancora un profumo con quell'aroma. Mamma si posiziona davanti a me con le braccia puntate sui fianchi con uno sguardo a dir poco severo <Questo è il risultato per essere stata a girovagare sotto la pioggia ieri sera> mi sgrida ancora per la milionesima volta <Lo so, me lo hai già detto> brontolo bevendo un sorso di latte e miele, forse almeno questo mi aiuterà con la gola dato che mi sembra di avere della carta vetrata ogni volta che deglutisco.

<Ora sbrigati Luna, altrimenti arriverai tardi> mi ricorda la  mamma prima di andare a controllare i biscotti in forno, mi alzo dal tavolo lasciando tutto in disordine, non ho voglia di sistemare, i vado in camera per cambiarmi. Mi guardò qualche secondo allo specchio e mi rendo conto di essere davvero uno straccio, ho gli occhi rossi e gonfi con delle borse nere al di sotto, i capelli sono un groviglio di nodi che cerco di districare per poi legarli in una coda alta, le labbra sono tutte secche e screpolate mentre il naso assomiglia molto a quello della della renna Rudolph.

Sono messa davvero male, anche dentro mi sento uno straccio: mi fanno male tutte e ossa e i muscoli gridano pietà, sembra che una vecchietta di 80anni si sia trasferita dentro di me.

Indosso la felpa scura ed esco di casa, tutto questo malessere mi fa percepire 10 gradi in meno <Credevamo stessi ancora dormendo> mi rimprovera Sandy non appena mi presento davanti a loro <Diamine Luna, sembra ti abbia appena investita un camion> Karen mi si avvicina e mi osserva meglio <Bhe non sei troppo lontana dalla verità> mi stringo le braccia al petto come a proteggermi dal freddo che sento. Non sono stata investita da un camion ma dalla mia coscienza e dell'acqua si.

<Vuoi tornare a casa?> chiede gentilmente Sandy posandosi una mano sulla spalla come conforto <Tranquilla, ce la faccio> prendo tutto il materiale e tutte e tre andiamo nelle rispettive stanze da sistemare e ringrazio che Sandy è tornata e che non debba fare anche la sua perte perché non credo sarei stata in grado. Le coperte che sistemo oggi mi sembrano più morbide del solito ed il letto molto più invitante, è come se mi stessero chiamando e i miei occhi sembrassero sempre più stanchi. Sono distrutta, poso per qualche secondo il capo sul letto, non sono molto comoda in questa posizione, perciò decido di sdraiarmici completamente solo due minuti mi ripeto nella mente, infondo nessuno lo saprà mai.

Riposerò gli occhi solamente qualche minuto, giusto il tempo necessario per ricaricarmi le batterie e poi torno al mio lavoro. Le palpebre sono decisamente più pesanti, non riesco nemmeno più ad aprirle, cado in un sonno profondo

È una bellissima giornata di primavera, gli uccellini cinguettano, alcune rondini volano, il sole è alto e tiepido nel cielo mentre il prato è fiorito e profumato. Vedo una bambina correre nel giardino del palazzo, e capelli scuri, tenuti in dietro da un fiocco azzurro, volteggiano a ritmo di ogni passo, il vestito bianco e azzurro si muove sulle gambe <Noah> grida la bambina, sta correndo verso un ragazzo seduto sul gradino, tiene tra le mani qualcosa, e sembra triste. <Noah> grida di nuovo e questa volta alza lo sguardo verso di lei. Ora vedo il volto della bimba e mi rendo conto che sono proprio io <Noah che succede?>  mi osserva <Stai molto bene con quel fiocchetto> poi  il volto del ragazzo diventa triste <Mamma e papà non saranno qui per il mio compleanno e mi hanno spedito questa, ma io non la voglio> brontola alzando la macchina fotografica verso di me. Non mi piace vedere Noah triste, riesco a provare tutte le emozioni che sentivo in quell'esatto istante, me lo ricordo quel giorno. Luna bambina si guarda in torno e poco più distante da loro ci sono delle margherite, ne raccoglie alcune e ne fa un grazioso mazzetto <Queste te le regalo io, non voglio che tu sia triste> gli allunga i fiori, Noah rimane incantato per qualche secondo e poi sorride, gli occhi sono più lucenti. Alza la macchinetta e punta l'obbiettivo verso di me bambina e scatta, la macchina emette un leggero suono e poi la riabbassa <Sei tu il mio regalo più bello> il suo malumore ore è svanito, entrambi sorridono e il ragazzo ha gli occhi colmi di gioia.
Sento dei passi dietro di me che mi incuriosiscono e vedo Noah da grande, come è adesso nella vita reale, sta camminando verso la quercia, sotto di essa c'è una ragazza dai capelli scuri con lo stesso vestito della bambina solo più adatto alla sua età. Noah si ferma e si guarda intorno <Noah> lo chiamò mentre mi avvicino a lui, non mi sente, continua ad osservare l'erba sotto le sue scarpe. Si china e raccoglie delle margherite poco distanti da lui e quando riprende a camminare lo seguo, va verso la ragazza e gli si ferma affianco, quando anch'io sono vicina a loro capisco che la giovane donna sono ancora io. Noah afferra la mano alla me del sogno e lei si volta sorridendogli <Questi sono per te> gli allunga i piccoli fiori che prontamente afferro portandoli al naso per sentirne il profumo <Grazie, sono molto belli> gli occhi di Noah sono colmi di luce, è felice ma trasmette anche un'altro sentimento che non riesco a decifrare <Te l'ho mai detto che sei bellissima con il fiocco?> i miei capelli sono legati nello stesso fiocchetto di quando ero piccola <Si, molti anni fa> sorrido voltandomi di fronte a lui <Te lo sentirai ripetere ogni volta che ne avrai uno e anche quando non lo porterai, sei bella sempre> la sua mano mi accarezza la guancia e piano piano le sue labbra si avvicinano alle mie per poi unirsi ma questa volta non c'è nessuno che interrompe il momento e vorrei tanto essere lì io in prima persona invece che viverlo in terza. Là me del sogno e Noah si prendono per mano e vanno verso il palazzo entrambi sorridenti, lui la stringe a se mettendole un braccio intorno alle spalle, ridono e posso sentire la loro felicità stando da qui.
<Luna?> mi guardò in torno non capendo chi mi sta chiamando <Luna> sento di nuovo ma non c'è nessuno, poi sento qualcosa scuotermi la spalla e apro di scatto gli occhi

<Luna?> davanti a me trovo due occhi azzurri che mi guardano leggermente preoccupati, una mano è posata sulla mia spalla e sento un calore immenso espandersi per tutto il corpo. Quando il mio cervello inizia ad elaborare la situazione mi rendo conto che la persona davanti a me è Noah e che sono ancora nella sua stanza

<Luna ti senti bene?> mi alzo di scatto dal letto e vedo subito tutto girare intorno a me, la stanza ha preso vita da sola. Mi portò una mano sulla testa ed emetto un rantolo tornando sdraiata <Non credo di sentirmi bene> Noah si siede sul letto accanto a me <Alzati più piano, ti aiuto io> con una mano mi sorregge dalla spalla e l'altra la intreccia alla mia, lentamente mi mette a sedere, la stanza gira ancora un po' <Luna ma tu scotti, hai la febbre?> sento le guance scottare e molto probabilmente sono arrossate e a peggiorare la situazione ci si mette lui che mi posa una mano sulla fronte mandando in estasi ogni centimetro di pelle che tocca.

Credo proprio che questa febbre mi sta facendo impazzire più del normale in sua presenza <Già, credo che stare sotto a pioggia non è stata una buona idea> borbottò guardandolo negli occhi, quelli che mi hanno sempre fatta impazzire. <Tu cosa?> Noah non riesce a capire quello che sto farneticando perciò mi aiuta ad alzarmi, mi sorregge tenendomi con un braccio <Forza, ti porto a casa> <Non posso, devo finire di pulire> borbottò cercando di stare in piedi da sola, averlo così vicino mi sta facendo impazzire <Non ti preoccupare per la camera, sei più importante tu> la febbre mi sta facendo avere le allucinazioni, davvero Noah ha appena detto che sono più importante io?

Il continuo a rimuginare su questa frase mi fa venire un gran mal di testa, talmente forte che la vista inizia ad annebbiarsi <Luna ci sei?> l'udito inizia ad essere ottavato fino a che un buio immenso mi cade addosso e non sento più niente, ne voci, ne rumori, non vedo ne luce e ne Noah.

Quando riapro gli occhi mi sento stordita e disorientata, la testa fa ancora male ma molto meno di prima e di certo la stanza non gira più come una giostra. A proposito di stanza mi accorgo che non sono più in quella di Noah ma nella mia, dalla finestra non entra nessun tipo di luce e ciò vuol dire che è ormai sera.

Sento qualcosa di bagnato gocciolarmi dalla fronte, ci passo una mano e mi ritrovo a stringere una pezza zuppa di acqua, il mio corpo è avvolto da una coperta ma vorrei tanto averne qualcuna in più, sento ancora molto freddo <Finalmente ti sei svegliata> volto lo sguardo e vedo mamma ferma sulla soglia di camera con un vassoio tra le mani, appoggio la pezza sul comodino e mi tirò a sedere appoggiando la schiena alla testata del letto <Che è successo? Non ricordo niente> mi tornano in mente gli occhi di Noah, lui che mi sveglia dal bellissimo sogno, eravamo in camera sua e dopo buio, non riesco a ricordare più nulla

<È arrivato Noah qui da noi tutto spaventato con te in braccio, diceva che ti aveva trovata addormentata in camera sua, ti sei svegliata e poi sei svenuta> oh mamma, ero in braccio a Noah? Che imbarazzo! Allo stesso tempo, però, vorrei tanto ricordarmelo, sapere cosa provavo a stare nelle sue braccia <È rimasto e si è assicurato che tu stessi bene, ha voluto che ti provassi la febbre. Si è spaventato molto> non avrei mai pensato che fosse molto apprensivo, o meglio, l'ho sempre saputo quando ero piccola lo è sempre stato, ma non pensavo lo sarebbe stato anche ora che siamo grandi e che abbiamo preso strade differenti. <E ho la febbre?> chiedo, l'espressione della mamma è tutt'altro che felice, so di per certo che qualche calcolo nella sua mento lo ha già fatto <Si, quando sei arrivata sfioravi quasi i 40, ora però si è abbassata a 38,5> mamma si siede sul letto e posa il vassoio tra me e lei, sopra vi è un piatto con del brodo caldo, molto probabilmente di pollo, e del pane. Ma lo sguardo di mamma è ancora puntato su di me <So che vuoi dirmi qualcosa, mamma> forse se iniziò io questa conversazione finirà prima, via il dente via il dolore, no?

<So bene che ora non stai bene, voglio solo ricordarti cosa è successo l'ultima volta che tu e Noah siete stati beccati. Perciò cercate di stare più attenti, non voglio che tu te ne vada prima del tempo, okay?> mamma si alza di nuovo lasciandomi li il vassoio. Pensa che io e Noah stiamo insieme? E se fosse deduco che a lei non dia fastidio <Mamma ma io e Noah..> alza una mano per fermarmi <Non voglio sapere niente, ti dico solo di essere prudenti. Ora cerca di mangiare qualcosa, devi rimetterti in forze, domani è il tuo compleanno> ora sorride e mi saluta uscendo dalla camera.
Sento il viso tornare bollente e me lo copro con entrambe le mani <Oh dio, Noah mi ha tenuto in braccio> sussurro ancora incredula.

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