Capitolo 24

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La neve seconde candida dal cielo, il giardino della villa è bianco, ed a ogni mio passo sento i piedi sempre più freddi. Il cuore sempre più caldo per l'emozione, adoro questo periodo dell'anno in qui tutti sono più buoni e ci si fa regali sperando di rendere qualcun'altro più felice, vedere che si emozionano nel vedere che è quello che hanno sempre desiderato. Alzo lo sguardo verso il cielo è un fiocco di neve mi cade sul naso facendomi ridere <Luna!> volto lo sguardo verso la voce e vedo Noah venirmi in contro, sorride, i denti tanto bianchi e perfetti che rubano la scena alla neve. Gli occhi brillano, si copre con un cappotto color caramello e un berretto scuro che lascia uscire un ciuffo biondo, è così bello che ogni volta che lo vedo mi stupisce. Sorrido anch'io. <Luna> dice di nuovo ma questa volta non vedo la bocca muoversi <Luna> questa volta sento anche qualcosa squinterni la spalla, lui però è lontano. Non riesco a capire cosa succeda. <Dai pigrona> lo sento ridere e lentamente lo scenario natalizio sta sparendo <Noah> grido allungando un braccio, tutto diventa bianco e sparisce.

Apro gli occhi e mi ritrovo davanti il vero Noah che mi sorride, la sua mano è posata sulla mia spalla e i nostri volti sono a pochi centimetri uno dall'altra <Stavo facendo un sogno bellissimo> borbotto coprendomi gli occhi con una mano <Ah si? E cosa stavi sognando?> chiede sedendosi sul letto togliendomi la mano, sorride e mi lascia un leggero bacio sul naso <Forse è meglio adesso del sogno> ora mi bacia, le labbra morbide che sanno di menta mentre mi accarezza dolcemente la guancia.

Quando si allontana è come se la realtà torna a circondarci e guardo la sveglia appesa alla parete, segna le 6:30 del mattino <Ma che ci fai qui a quest'ora?> chiedo mettendomi a sedere, nemmeno quando andavo a scuola mi svegliavo così presto e non mi piace nemmeno essere già sveglia <Voglio farmi perdonare per ieri> cerco di capire a cosa si stia riferendo, a cosa abbia fatto di male per volere il perdono <Cos'hai combinato?> incrocio le braccia al petto sospettosa <Per averti evitato, è stato ingiusto da parte mia> mi prende la mano disegnando dei piccoli cerchi, quando capisco cosa ha appena detto getto la testa all'indietro e rido <Ti ho già perdonato Noah! Ieri sono stata benissimo con te e le frittelle, mi ha ricordato quando eravamo piccoli> si alza in piedi e mi tende la mano <Si, lo so. Ma ora voglio farmi perdonare a modo mio perciò in piedi signorina> mi alza di peso facendo appoggiare i piedi nudi sul pavimento freddo <Ma perché così presto Noah! Ho ancora sonno> brontolo facendo finta di fare una bambina capricciosa <Perché adesso tutti dormono qui e nessuno ci vedrà> si dirige al armadio e dopo aver aperto le ante ci curiosa dentro per poi estrarne una camicetta rossa e dei jeans <Su vestiti> lascia andare i vestiti tra le mie braccia e rimane a fissarmi <Se vuoi che mi vesta devi uscire da qui> lo sgrido, arrossisce di colpo e dopo aver balbettato qualcosa di indecifrabile esce dalla mia stanza.

Mi vesto nel minor tempo possibile ed esco raggiungendolo in soggiorno, mi da una rapida occhiata e mi afferra la mano trascinandomi con lui <Fai piano> dice quando passiamo per il soggiorno del palazzo. Entrambi camminiamo quasi in punta di piedi e cerchiamo di trattenere le risate, dopo aver attraversato varie porte ci ritroviamo nei garage sotterranei.

Noah si avvicina alla Mercedes nera lucida e fa scattare la serratura illuminandola <Aspettiamo il tuo autista?> chiedo, loro non vanno mai in giro con l'auto ma si fanno sempre scortare da qualcuno <No guido io> mi apre la portiera come un vero gentiluomo <Hai la patente?> chiedo stranita, non me lo aveva mani detto e non pensavo nemmeno che la potessero avere dato che hanno tutti il loro autista <Certo, cosa credi? Non siamo mica nel medioevo! Su sali> ride indicandomi il sedile, mi siedo e subito mi chiude la portiera.

Fa il giro dell'auto e si siede accanto a me, mi osserva qualche secondo con uno strano luccichio negli occhi e poi accende la macchina, ingrana la marcia e usciamo dal palazzo. <Posso sapere dove andiamo?> chiedo quando usciamo definitivamente dai cancelli in ferro che delimitano il confine della tenuta <No, è un segreto> continua a sorridere, gli occhi gli luccicano come quando eravamo piccoli e mi stava facendo vedere qualcosa che sicuramente mi avrebbe fatto piacere.

Sarò io la tua principessa Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora