CAPITOLO 7- Accordo

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 Dalla porta spalancata sul retro del locale erano uscite sei guardie del corpo, tutte vampiri, alte almeno due metri, seguite immediatamente da un losco figuro vestito in nero, pallido in volto, emaciato, dalla figura atletica e possente al tempo stesso: Trevor.
Aveva capelli nerissimi, tagliati corti sui lati della testa e lasciati lunghi per il resto, che gli ricadevano sulle spalle in un'onda tenebrosa, e un piercing lungo e puntuto che gli attraversava il setto del naso aquilino.
L'espressione degli occhi, marroni con scaglie rossastre, era quasi in ogni occasione torva, come se non fosse in grado di provare altro che astio, odio oppure rabbia. Quando ti fissava, con quello sguardo feroce, era come se ti aprisse un buco nell'anima.
Mentre l'uscio tornava cigolando a richiudersi, una figuretta esile era sbucata fuori all'ultimo istante, passando per un soffio dal piccolo varco rimasto, trotterellando immediatamente al suo fianco.
Pur non riuscendo a vedere bene quanto loro nel buio, avevo riconosciuto dai movimenti vagamente languidi, nonché dal colore biondissimo dei capelli, che contrastava in maniera netta quello corvino dell'altro vampiro, Jesse.
Visti uno affianco all'altro, non potevano sembrare più diversi: Trevor, con il suo metro e novanta di statura, poteva facilmente mischiarsi con le bodyguard che gli stavano attorno, mentre Jesse, che arrivava sì e no al metro e settanta, appariva quasi come un bambino o una ragazzina, al confronto degli altri.
Quello era il mio momento: potevo ancora scegliere se fuggire e rinunciare al mio folle piano, o se darvi atto, rischiando seriamente di farmi staccare la testa.
Il pensiero di Carter, con quel suo ghigno irritante, mi aveva dato la determinazione sufficiente a rischiare la seconda opzione.
Doveva pagare per ciò che aveva fatto a mio fratello.
Prendendo un grosso respiro, mi ero dunque avvicinato, pregando che i colossi vicino ai due non mi atterrassero prima che potessi aprire bocca.
Avevo sì e no fatto un metro, che Jesse aveva avvertito la mia presenza nell'aria, e aveva guardato in giro agitato, come se avesse fiutato un incendio.
Si era aggrappato a Trevor,mormorandogli qualcosa nell'orecchio, e quello aveva rivolto attorno il suo sguardo truce, più potente di quello del vampiro più basso, cercando di scovarmi.
Gli avevo risparmiato la fatica chiamandolo.
"Sono qui, Trevor." Gli avevo detto, entrando nel fascio di luce rossastra proiettata dal neon che sovrastava la porta, rinunciando al mio nascondiglio.
Era il momento: o mi avrebbe ascoltato, o mi avrebbe sicuramente ucciso.
Jesse, alla mia comparsa, aveva cominciato a sibilare come un cobra impazzito, ritraendosi all'istante nello spazio che c'era fra Trevor e l'uscio, mentre le sei guardie si erano risvegliate ed erano scattate immediatamente in avanti per prendermi.
Avevo alzato le mani sopra la testa guardando il vampiro alto e nero dritto negli occhi : sembrava l'unico del gruppo ad aver mantenuto calma e compostezza, e se ne stava piantato saldo nella sua posizione a fissarmi indietro.
Avevo già almeno un paio di mani al collo, quando dalla sua bocca era partito l'ordine:
"Fermi!"
I sei armadi si erano bloccati interdetti, tentennando incerti un paio di secondi, prima di lasciarmi andare.
Jesse era sbucato dalla sua tana improvvisata soffiando, seccato che il suo fidanzato non avesse comandato di sbriciolarmi le ossa.
Aveva aperto la bocca per parlare, ma era bastata un'occhiata trasversale del suo amante per metterlo a tacere.
"Dimmi perché non dovrei ucciderti subito." Aveva detto Trevor, rivolgendosi a me.
Il suo volto era come il marmo: inespressivo e duro al tempo stesso.
Mi ci era voluto un momento per raccogliere le idee, in modo da potergliele esporre senza farle sembrare ridicole : Carter era un fastidio per il potere accumulato da Trevor, era vero, ma se si fosse venuto a sapere del nostro piccolo patto, nel mondo dei Nightcreepers, per lui sarebbe stata la fine.
I vampiri non trattano con gli uomini, tanto meno con quelli assassini della loro specie, per loro siamo solo cibo e basta.
Certo, l'interesse di Carter nei miei confronti era curioso... ma non era il luogo adatto per pensarci.
"Perché ho un'offerta da farti." Avevo risposto asciutto, umettandomi la labbra e rendendomi conto che erano aride come il deserto.
"A meno che non sia la tua testa su un piatto d'argento, puoi anche sparire." Aveva grugnito, voltandomi le spalle per andarsene.
Dovevo giocare subito la mia carta, o non avrei mai saputo del nascondiglio di Carter. E io VOLEVO assolutamente scovarlo, se volevo avere l'occasione di affrontarlo ad armi pari.
"Nemmeno se riguardasse CARTER?" Avevo gridato, scandendo ogni parola con cura per essere sicuro che mi sentisse, nonostante i suoi poteri.
Sul momento, Trevor non si era affatto fermato, continuando per la sua strada, ma Jesse, che una volta tanto mi era tornato utile, lo aveva preso per un braccio, tendendo con curiosità le orecchie.
Avevo visto giusto: non correva evidentemente buon sangue –letteralmente- fra i tre.
Il vampiro moro si era allora bloccato,sbuffando sonoramente, tornando a girarsi nella mia direzione.
"Non me ne frega niente di quel piccolo stronzo!" Aveva commentato, abbassando con eloquenza le palpebre, tuttavia era chiaro che mentiva.
"Balle, Trevor! Lo so che Carter ti infastidisce, anche se non ne conosco esattamente il motivo..."
A dire il vero, forse una ragione riuscivo a vederla: il vampiro dai capelli color lattina aveva un carattere che poteva diventare un gran bel problema per chiunque, se solo si fosse messo in testa di voler fare lo spaccone.
Forse era per questo che molti dei Nightcreepers lo guardavano con astio o sospetto : non era tipo da stringere facilmente amicizie...
Ad ogni modo, il tono che avevo usato verso Trevor era stato un po'troppo deciso, infatti ora mi stava fissando con la morte nelle iridi sanguigne.
"Non sei il primo, comunque. Anche io lo sto cercando!" Avevo tentato di rimediare, sperando che non mi spezzasse in due l'osso del collo.
Fortunatamente per me, l'alto vampiro quella sera pareva essere aperto alle trattative, difatti, alla mia ultima affermazione, aveva stretto le palpebre, interessato.
"E allora?" Aveva domandato secco, tagliando corto.
Ecco la mia occasione.
"Allora posso aiutarti a toglierlo di mezzo." Avevo annunciato, sperando che non mi scoppiasse a ridere in faccia.
Trevor aveva, in effetti, ridacchiato,in un tono che, in bocca a qualcun altro, sarebbe stato divertito... ma che in bocca a lui risuonava terribilmente tetro.
"TU? E perché non potrei farlo IO?" Aveva riso beffardamente, aprendo le braccia, e rivelando sotto il cappotto dei pantaloni di pelle coperti di borchie. Tipico del suo carattere.
Avevo sorriso a mia volta, avendo in quel caso la risposta pronta:
"Non scherzare Trevor, sai benissimo che non lo puoi uccidere! Se gli altri vampiri ti scoprissero saresti morto prima di fare un solo respiro!"
Era vero: se si fosse azzardato ad eliminare un Nightcreeper di suo pugno, soprattutto uno in vista come Carter, conosciuto da molti, sarebbe stata una presa di posizione troppo audace, una dichiarazione di guerra potente. Molti lo avrebbero guardato con sospetto credendolo un dominatore, cosa che per la loro razza era assolutamente inaccettabile. Lo avrebbero linciato e bruciato vivo fino a renderlo un cumulo di ceneri.
Nel sentirlo, il divertimento (se mai fosse in grado di provare una sensazione del genere) gli era svanito dalla faccia.
"Va bene" aveva grugnito, spazientito. "...Allora mettiamola in questo modo: perché dovrei fidarmi di te?Specialmente dopo QUESTO" aveva afferrato poco gentilmente Jesse sotto il mento e lo aveva avvicinato, per renderlo meglio visibile ai miei occhi umani.
Come avevo intuito, le sue ferite ancora non si erano rimarginate: un grosso taglio gli squarciava la guancia destra e l'occhio di colore violetto, che se ne stava mezzo nascosto sotto la palpebra slabbrata dal taglio dei vetri.
L'altro occhio, che era invece di colore azzurro pallido, mi fissava con un misto di accusa e disprezzo.
"Mi dispiace" avevo mentito "Niente di personale" avevo quindi mormorato al giovane vampiro, guardandolo: era davvero bello come dicevano, con i lineamenti delicati e minuti, il naso piccolo e dritto, gli occhi grandi e la carnagione bianca, sotto una cascatella di ciocche bionde.Malgrado questo, però, dentro nascondeva ben altro, ed ero veramente seccato di non essere riuscito, al primo colpo, ad ucciderlo.
"Ti dispiace? Gli hai rovinato il lato migliore!" Aveva bofonchiato Trevor, lasciandolo andare e incenerendomi con lo sguardo –Dimmi come potrei fidarmi di te, dopo che hai osato sfidarmi in questa maniera!-
Sfidarlo! L'aveva chiaramente presa sul piano personale.
"Consegnandoti la testa di Carter." Avevo ribattuto, mettendomi a braccia conserte, sperando che non si accorgesse di quanto mi stessero tremando le mani in quel momento.
La conversazione stava prendendo una piega pericolosa, e se Trevor si fosse infuriato, per me sarebbe stata la fine.
"Hm!" Aveva esclamato, facendo uno spaventoso e inumano scatto con la testa: un qualsiasi essere vivente si sarebbe sicuramente ritrovato con il cranio a penzolare sulla schiena, se l'avesse fatto con la sua stessa violenza "...E tu rischieresti la tua piccola, fragile vita per farmi un favore?" Aveva alzato un sopracciglio scuro come la pece, dubbioso.
"Per motivi personali." Gli avevo risposto, lapidario "Ti ho detto che anche io lo sto cercando."
"Aah, guarda, guarda..." aveva sogghignato malignamente il vampiro : era da non credere, qualsiasi espressione assumesse, sembrava sempre e solo un mostro. Non riuscivo a comprendere come qualcuno riuscisse a dormire con lui, in particolar modo uno come Jesse... che d'aspetto era il suo esatto contrario.
"Spero che il tuo sia un motivo valido, Reiko..." era la prima volta che mi chiamava per nome, tuttavia,detto dalle sue labbra, non mi piaceva affatto come suonava "...Anche se non credo che tu ti sia scomodato a venire fin qui solo per dirmelo..." mi aveva trapassato con quelle iridi fulve e malvagie "...Vuoi qualcosa da me, non è vero?"
Ecco: finalmente avevamo raggiunto il punto.
"E' vero" avevo ammesso, non sapendo come strappargli l'informazione che mi serviva altrimenti. "Ho bisogno che tu mi dica DOVE si nasconde Carter."
Trevor aveva sgranato gli occhi incredulo, scoppiando subito dopo in una violenta e macabra risata,deformando la sua faccia e rendendola, pur se involontariamente,ancora più mostruosa.
Jesse era rimasto a guardarlo in silenzio, come se la cosa non lo impressionasse.
"Certo" aveva verseggiato il Nightcreeper fra le risa. "E perché non mi chiedi anche di portartelo di persona?"
"Trevor..." avevo cominciato, rollandogli occhi, ma non avevo fatto in tempo a terminare la frase che una delle sue mani lunghe e bianche si erano chiuse sulla mia gola.
"Ti rendi conto di quel che mi farebbero se si venisse a sapere?" Aveva digrignato i denti, che erano insolitamente lunghi e incurvati.
"Sì, ma..."
"Come hai detto tu prima, mi mozzerebbero la testa dal collo prima di poter anche solo dire AH!" Aveva aumentato la presa, conficcando il suo pollice nella mia vena giugulare.
"Trevor...Lasciam..." sentivo l'aria cominciare a mancarmi nei polmoni.
2E' un favore grosso, quello che mi chiedi... avrò bisogno di garanzie." Aveva continuato, sentendo il flusso del mio sangue palpitargli attraverso la pelle del dito, chiudendo in estasi le palpebre per un istante.
Non sapendo cosa rispondere, e avvertendo uno strano ronzio alle orecchie, avevo annuito, sperando solo che non mi mordesse, o sarebbe stato peggio della morte.
In quella posizione, ero totalmente impotente.
"Bene" aveva espirato Trevor, in tono gutturale. Aveva riaperto gli occhi, fissandomi con due iridi completamente rosse, questa volta, che indicavano la sua sete.
Aveva massaggiato il mio collo sempre nello stesso punto, poi, all'ultimo momento, aveva spostato il pollice verso la nuca, conficcandomi l'unghia nella carne,facendomi gemere dal dolore.
Quando aveva ritratto la mano, lungo il suo dito scorreva il mio sangue: se lo era portato alla bocca,succhiandolo avidamente, come se si trattasse del migliore fra i vini, rovesciando i bulbi oculari nelle orbite, rabbrividendo di piacere.
Tornato in sé, qualche secondo dopo,mi aveva mormorato :
"Il tuo sangue... come pegno. Se fallirai, non sarà Carter a ritrovarsi senza testa."
Queste erano dunque le condizioni dell'accordo.
Lo avevo guardato dritto nelle pupille: ero disposto a mettere in gioco la mia vita per trovare quel mostro?
Sì, lo ero. Sarei anche andato all'Inferno pur di averlo e rendergli ciò che aveva fatto a mio fratello.
Avevo annuito lentamente, sigillando il patto.
Trevor aveva scosso positivamente la testa a sua volta, grattandosi pensosamente la punta del naso. "Carter non si trova lontano da qui: la sua base è in una cripta del cimitero della cittadina di St.James-Fuori-Le-Mura. Non puoi sbagliare." mi aveva detto.
St.James... nel sentirlo, per poco non mi era mancato il fiato! Avevo sbagliato la mia ricerca fin dal principio, convinto che Carter si nascondesse in uno sfarzoso palazzo, qui, in città... e invece...
Avevo focalizzato la mia attenzione di nuovo su Trevor, che fissava rapito il sangue che mi colava dal taglio sul collo.
Aveva allungato una mano verso di me,per prenderne ancora, ma Jesse gli aveva afferrato il polso a metà percorso, guardandomi storto e trascinandolo via.
Trevor si era lasciato condurre, lanciandomi però un'occhiata famelica da sopra la spalla sinistra,mormorando, mentre sparivano nel vicolo, un roco e voglioso :
"Sangue orientale... il migliore..."  

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