– Buongiorno Ember, dormito bene? –
– Si madre. Adesso devo andare a scuola e non posso trattenermi per la colazione, mangerò fuori. –
– Ember, non ricordi? Oggi c'è la visita guidata, puoi permetterti 5 minuti di ritardo... Rilassati. –
La bruna rifletté. In effetti la madre aveva ragione.
Ember Quade è una studentessa iscritta al corso di programmazione per computer di Doreen Green all'Empire State University, la cui classe oggi sarebbe stata ospite, per la sua eccellenza tecnica, all'istituto Howard Anthony Stark.
– Ah già la visita all'istituto Stark, ne farei volentieri a meno. Odio quel tizio, Tony Stark. –
– Ho conosciuto il Signor. Stark. – confessò la madre – Era amico di tuo padre, prima che lui fosse... estraniato da questa famiglia, ecco. –
– Un altro motivo in più per non averci niente a che fare. Spero tanto non sia presente. –
[...]
– Benvenuti all'istituto Howard Anthony Stark For Technical Excellence, ragazzi! –
Come non detto. È lui a fare il discorso di benvenuto.
– La vostra presenza la dice molto lunga, siete l'unico corso dell'Empire State University che è riuscito a passare il test d'ingresso. Ma, ci sono molti altri istituti oggi che saranno qui a farvi compagnia... ed eccoli! –
Erano 8 ragazzi e 3 ragazze, uno più scioccato dell'altro dalla bellezza del posto.
Le loro uniformi sono così.... gialle. Non le indosserei mai.– Ragazzi, lo sapete che questo non è un Decathlon... vero? – chiese Duncan, un mio compagno di corso.
Tutti scoppiammo a ridere e i tizi in giallo si scambiavano sguardi intimoriti tra loro.
Tornatevene alle vostre lezioni di chimica.
– Scherzi a parte, loro sono gli studenti della Midtown High School Of Science And Technology e hanno superato il test d'ingresso proprio come voi. Loro invece sono... –
Non prestai attenzione. Nemmeno mi importava delle altre scuole presenti, figuriamoci delle presentazioni.
Mi guardai attorno: questo posto era incantevole e la tecnologia era come se chiamasse.
Usami, mi diceva.
Tornai alla realtà, finalmente Stark aveva finito con le presentazioni e le varie generalità di quel posto.
Vi chiederete come faccia ad essere la prima del corso quando non sto nemmeno attenta alle presentazioni, bè, me lo chiedo anch'io.– Oh scusami. – disse uno dei tizi gialli finendomi addosso – Sono inciampato nel gradino. Io sono Flash, comunque. –
Sbatteva le ciglia come una femminuccia, sembrava avere un tic.
In più, ero come abbagliata dalla sua uniforme, era orribile quanto appariscente.– Flash? Sei della concorrenza? –
Il ragazzo sembrava essere parecchio confuso invece i due ragazzi dietro sembravano aver capito la mia battuta.
– Se Bruce Wayne sapesse che sei a una mostra di Tony Stark come la prenderebbe? Saresti cacciato via dalla Justice League? Corri via prima che qualcuno ti prenda. –
Del brusio si elevò in aria mentre io continuai il mio percorso.
A distanza di qualche minuto sentivo qualcuno ancora fischiare e ridere al ragazzo.Non sono di certo una che si prende gioco degli altri ma non so una che si lascia incantare ne distrarre facilmente, tantomeno da un bamboccio che ci prova facendo gli occhi dolci in una gita di studio severa come questa. È importante per me.
– Quelli che vedete oltre le pareti trasparenti sono gli A.I.M, un gruppo di scienziati che lavorano qui da molto ormai allo scopo di fornire una rivoluzione tecnologica alla società guadagnandone un profitto. Dediti al lavoro ma non molto socievoli, tuttavia. – spiegò, un po' perplesso, l'ultima frase.
– Perché indossano quelle strane tute? – chiese un ragazzo della Midtown affiancandomi davanti alla parete.
Stark gli sorrise e gli diede una pacca sulla spalla. Che fossero conoscenti?
– Stanno lavorando con del materiale radioattivo, perciò come ben saprai non consigliato toccarlo con le proprie manine. Vuoi percaso provare, Parker? –
Il ragazzo sbiancò ad un tratto, limitandosi a fargli cenno di no con la testa. Lo vidi deglutire, manco gli avessero puntato due mitra in faccia.
Continuammo con la visita per poi prenderci mezz'ora di pausa.
– Hai visto Duncan? – mi chiese Sophie, una mia compagna.
– È uscito con gli altri, credo siano al bar. – dissi indicandole l'uscita.
– Vieni con me? –
– No, sto leggendo le didascalie dei pezzi esposti. –
– D'accordo, se mai vuoi raggiungerci... –
Rimasi lì per qualche minuto e poi mi spostai verso gli A.I.M; sembravano delle persone molto dedite al lavoro e li ammiravo per questo.
– Non sono molto amichevoli come ho già detto. – disse una voce alle spalle. La riconobbi, era la voce di Tony Stark, ma a quanto pare anche lui riconobbe me.
– Ember Quade giusto? Conoscevo suo padre. –
– Ah si? Buon per lei. –
– So quello che è successo in famiglia e io mi rivedo molto in te. –
Mi voltai lentamente a guardarlo con sguardo interrogativo.
– Come vedi oggi sono qui a presentare uno dei tanti istituti di mio padre ma la verità è che non l'avrei mai fatto fino a qualche anno fa, quando scoprii la verità del perché mio padre non mi dava le giuste attenzioni che un figlio merita. –
– Impegnato col lavoro, immagino. Suo padre, come lei dopotutto Signor. Stark, era una persona davvero popolare sia per il suo fascino che per la sua conoscenza e il potere. –
– E come suo padre, Signorina Quade. Magari suo padre non era altrettanto famoso nel mondo, ma era ben conosciuto nel suo campo, ed era un uomo pieno di valori. Se non sapessi la situazione, potrei dire che lei Ember, gli somiglia molto nonostante la sua assenza. –
– Signor. Stark dove cerca di andare a parare con questi discorsi? Mi parli tutto tranne di quell'uomo che una volta era mio padre. –
– Spiacente ma devo, era la sua ultima volontà. – mi sussurrò all'orecchio.
– V- volontà? – chiesi cercando di guardare altrove.
Notai il ragazzo pallido di prima insieme a un compagno guardarci da lontano. Se ne accorse anche Tony ma lo ignorò.
– Mi dispiace che tu lo venga a sapere così, ma si, tuo padre ci ha lasciati, ma con onore. Tua madre non te l'ha detto? –
Dovevo credere ad un tizio sconosciuto che avevo odiato per anni o la donna che mi aveva messa al mondo? Non mi sarei fatta imbrogliare di certo da quell'uomo.
– Non nomini mia madre, la smetta. Sono venuta qui solo per il giro turistico non per parlare dei miei problemi familiari, e adesso mi scusi- –
Mi allontanai dall'uomo e vidi il ragazzo raggiungerlo per poi vederli uscire insieme.
– Tony Stark... non sarei nemmeno dovuta venire a questa stupida mostra. –
Mi appoggiai al muro e sentii un rumore meccanico, come se avessi sbloccato qualcosa.
Mi voltai e alla mia sinistra vidi un pannello smaterializzarsi.Ho le allucinazioni adesso. Quando esci da qui incontra uno psichiatra buono stavolta.
Avvicinai la mano lentamente e lo toccai. Era un materiale fluido: sembrava argento allo stato liquido, era così affascinante da osservare...
Mi avvicinai ulteriormente e lo attraversai... adesso mi trovavo nell'altra parte della parete.
STAI LEGGENDO
Chromium.
Science FictionEmber Quade è nata a Reno, nello stato del Nevada. A pochi mesi di vita, dopo la scomparsa improvvisa del padre, lei e la madre furono costrette a trasferirsi a Detroit, dai genitori di lei. Dopo la loro morte fu la volta di Washington per questioni...