- Tu non hai l'autorizzazione per stare qui, chi ti ha fatto entrare?! -
Era uno degli A.I.M che faceva da guardia al laboratorio, intento a puntarmi quella strana arma contro.
- Potresti abbassare quell'arma? Non sono di certo una minaccia. Ho trovato... la porta... aperta? -
Il tizio mi guardava confuso attraverso la tuta che indossava.
Mi resi conto di non averla, stare lì sarebbe stato dannoso per il mio organismo.
Tornai sui miei passi e vidi che il pannello era tornato all'originale stato solido, non potevo più passarci attraverso.- Sono entrata da lì! Riapra la porta! -
- Ha voglia di prendermi in giro?! Quella non è mica una porta, può vederlo lei stessa! Mi dica da dov'è entrata immediatamente! -
Insistetti nel dire che quello fosse un pannello smaterializzante ma il tizio non ci credeva.
- Sergente Forson, abbiamo un intruso! -
L'uomo premette un pulsante dando il via ad un allarme e nel giro di pochi secondi mi ritrovai circondata da altri A.I.M.
Maledetta io quando mi sono alzata stamattina. Quà rischio la galera e verrò espulsa dal corso.
- Signorina...? - chiese una voce alle mie spalle. Nemmeno lui aveva la tuta, forse non era così pericolo come pensavo.
- Mi chiamo Ember Quade. La scongiuro mi lasci andare, sono qui per sbaglio. -
- Per sbaglio? Nah, niente accade per sbaglio o coincidenza. Stavo giusto cercando un soggetto per gli... Come ha detto che si chiama? -
Mi guardai attorno e intravidi una porta, peccato che si trovasse nell'altro lato della stanza.
- Ember Quade. Signor... Sergente Forson. Sono capitata qui per sbaglio, non volevo di certo essere d'intralc- -
- Certo che no. - mi interruppe sorridendo maliziosamente - Ma lei è capitata a fagiolo. Il destino è sempre generoso con noi, non è vero ragazzi? -
Tutti sorrisero simultaneamente e mi guardavano per poi scambiarsi un'occhiata. Facevano maledettamente paura.
- Mi spiace deluderla ma... Adesso devo proprio andare. -
Mi liberai della guardia e sgattaiolai verso l'uscita. Inciampai in un filo poco prima che potessi raggiungerla.
Mi aggrappai allo scaffale e mi rialzai in piedi. Il ginocchio iniziò a duolermi per l'impatto col pavimento, tuttavia, dovevo camminare e uscire da lì.Sentii un sparo trasformarsi in un rumore sordo alle mie spalle, mi affrettai a raggiungere la porta ed aprila il prima veloce possibile. La chiusi violentemente e mi appoggiai contro la parete.
Scivolai a terra e mi guardai attorno, ero nella sala principale.- Oh mio dio. Devo assolutamente andarmene... Giuro che denuncerò quell'uomo se solo prova a contattarmi. Sergente Forson me la pagh- -
- Tu sei uscita dalla parete. -
Mi voltai alla mia destra e vidi un ragazzo, abbastanza robusto e poco più basso di me, che mi indicava e guardava come se fossi un alieno.
- Che dici? Sono uscita da una porta. -
- No, ti ho vista anch'io. -
Stavolta era una ragazza dai capelli ricci, e indossava la stessa uniforme gialla del ragazzo.
- Sentite è stata una giornata difficile, non vi ci mettete anche voi- -
- Come sono loro? Gli A.I.M, intendo. -
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Chromium.
Science FictionEmber Quade è nata a Reno, nello stato del Nevada. A pochi mesi di vita, dopo la scomparsa improvvisa del padre, lei e la madre furono costrette a trasferirsi a Detroit, dai genitori di lei. Dopo la loro morte fu la volta di Washington per questioni...