- Ci sono delle cose che non sai. - si giustificò Natasha.
Provai a leggerle la mente ma non riuscii.
Smettila.
Non so di cosa tu stia parlando.
Stai proteggendo la sua mente dalla mia influenza. Non riesco a visualizzare il suo campo visivo.
Ti ho detto che devi farne buon uso. Non puoi cercare risposte nelle menti altrui quando la gente non è disposta a dartele. A meno che non si tratti di questioni di vita o di morte. Non è il tuo caso.
Va bene.
Perché riesce ad essere così saggio anche quando non ce ne bisogno?
- Cos'è che non so? - risposi alla rossa.
- Qui tutti conosciamo Peter, non ti serve sapere il perché. Magari lo scoprirai un giorno. -
- Io devo andare. - disse Stephen - E anche tu. - continuò.
- D'accordo. Ci si vede Natasha. -
Lo seguii in corridoio.
- Attenta a dove cammini. -
Innalzai le sopracciglia e mi fermai. Mi guardai attorno. Qualcosa sfiorò la mia spalla, che scatenò un brivido lungo la schiena.
- Stephen, a cosa dovrei prestare attenzione? Non c'è niente. -
- Certo, assolutamente niente. Te l'ho detto... Perché una volta sono caduto in questo punto esatto e mi sono fatto male. -
- Un essere immortale non dovrebbe sentire nemmeno l'urto di una caduta. -
- Mi ero rotto il braccio a dir la verità. Ma si da il caso che io abbia anche un alto fattore rigenerante perciò... -
- C'è qualcosa che non sai fare? -
- No. Sono perfetto. -
La sua espressione seria m'incudì paura.
- Scherzo. Forse... -
Prima di andarmene mi voltai ancora una volta e giurai di aver visto la porta della sala aprirsi da sola.
Ti è sfuggito un particolare, Stregone.
[...]
- Aspetta cosa? Tu lavori all'Avengers Tower?! - chiese MJ allibita.
- Si... Per uno stage. -
- Stage? Anche Peter! Ma perché diavolo lavorate tutti li?! C'è un posto per me?! -
- Ah... Ehm... Guarda io non so... - risposi imbarazzata.
Rialzai lo sguardo e vidi Ned e Peter uscire dalla caffetteria. Ned fece cenno verso noi, probabilmente volevano sedere con noi.
- Ehm, senti Michelle io devo andar-
- Ember! - esclamò Ned felice.
Peter iniziò a fissarmi e prese posto davanti a me. Non riuscii a staccargli gli occhi di dosso e per qualche motivo mi sentivo colpevole.
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Chromium.
Ciencia FicciónEmber Quade è nata a Reno, nello stato del Nevada. A pochi mesi di vita, dopo la scomparsa improvvisa del padre, lei e la madre furono costrette a trasferirsi a Detroit, dai genitori di lei. Dopo la loro morte fu la volta di Washington per questioni...