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Finisco di fare il letto ripiegando le lenzuola azzurre e rimettendole dentro il piccolo armadio, richiudo le ante mettendo il cuscino appoggiato contro la testiera in legno e sospiro soddisfatta uscendo dalla camera richiudendomi la porta alle spalle.

Mi dirigo in bagno intenta a darmi una bella rinfrescata prima di uscire di casa, apro l'acqua fredda gettandomela sul viso per poi chiuderla e asciugarlo. Premo il bottone del tubo di crema per il viso prendendone una manciata, per poi scalmarmela sulla pelle morbida e riposata. Faccio un bel respiro guardando il mio riflesso, sorrido uscendo dal bagno per andare a fare colazione al piano di sotto.

Scendo la lunga scalinata sistemandomi la maglietta di cotone a maniche lunghe bordeaux, stamattina per stare più comoda ho messo i leggins neri al posto del jeans e sotto delle scarpette nere da ginnastica. Arrivo davanti la porta della cucina iniziando a sniffare l'aria, c'è un odore talmente buono da far venire l'acquolina.

-Ma buongiorno- sento bisbigliare da vicino i fornelli, e ovviamente non poteva mancare l'artefice della mia sofferenza verso il cibo in questo momento.

-Buongiorno carnefice del mio stomaco- borbotto con la voce assonnata avvicinandomi a lui, sta maneggiando una spatola per girare i pancake al cioccolato ed i miei occhi sono appena rimasti estasiati a quella vista.

Inizio già a leccarmi le labbra affamata, prendo i piatti, il succo dal frigorifero all'ace e posiziono tutto in tavola in modo perfetto.

-Devo ancora capire dove sono le forchette e i coltelli- dico tornando accanto al biondo, lui scoppia a ridere facendo saltellare il piccolo panetto morbido dal buon profumo da una parte all'altra della padella.

-Veramente ne sono felice che tu non lo sappia- afferma ridacchiando, mi acciglio non comprendendo e lui continua -sei pericolosa con un coltello- chiarisce beccandosi uno schiaffo sulla spalla da parte mia, che gli fa poco e niente in verità.

-Avanti, muoviti a servirmi che devo andare a fare la spesa uomo!- i suoi occhi saettano verso di me fulminandomi mentre alza in aria la spatola come a volermi colpire, ed io scoppio a ridere prendendo posto a tavola.

Finisce di cucinare e si avvicina posizionando tre pancakes nel mio piatto e di più per lui che ho scoperto mangi quanto un maiale in pensione.

Iniziamo a mangiare chiacchierando di tanto in tanto, ho scoperto tra le tante cose che la sua compagnia è rimasta sempre la stessa se non diventata più piacevole di prima. Non ha mai più parlato di ciò che è successo in quei giorni non appena abbiamo messo piede fuori dall'aereo, tornati in Giappone, quindi neanche io ho tentato di riproporre l'argomento.

È passata quasi una settimana, saranno sei giorni mi pare, oggi è sabato e mi sento alquanto felice della scelta di ritornare qui per rilassarmi un po e distrarmi da tutto il resto. Bevo il mio succo a pochi sorsi rimurginando su ciò che mi sta accadendo, al cambiamento radicale che voglio applicare alla mia vita un volta e per tutte senza ripensamenti.

-Ci sei?- sobbalzo sopra la sedia in legno alta quanto uno di quegli sgabelli dell'ikea e per poco non cade per terra, Axel ride passandomi una mano davanti alla faccia mentre lui è seduto di fronte a me.

-Scusami, ero sovrappensiero- dico portando una mano sul petto ancora spaventata, lui continua a ridermo in faccia e in tutta risposta gli tiro un quasi calcio da sotto il tavolo beccandomi un'occhiataccia.

-Ti staco dicendo- prende un boccone di pancake, quasi l'ultimo, guardandomi negli occhi -quando hai finito di fare la spesa, mentre io porto la macchina a fare benzina, tu puoi chiamarmi e andiamo con quella in ospedale- propone tornando a bere, lo guardo inclinando la testa di lato riflettendo sul programma della mattinata che non mi sembra niente male.

Fake Bad Boy •Caleb Stonewall• Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora