224 6 32
                                    

-Chi lo sa se hanno notato la nostra assenza alla festa- dico in un sussurro, mettendomi poi a sedere fra le lenzuola arricciate del letto disfatto.

Caleb, mentre si infila le scarpe con ancora gli occhi leggermente gonfi per il sonno, volto di poco il capo per guardarmi con il suo sorrisino ad incorniciargli il viso. Mi stiracchio sorridendo a mia volta, avvicinandomi a gattoni fino ad avvolgere le mie braccia intorno al suo busto che da seduto resta comunque più grande di me.

-Se è così meglio ancora- borbotta allacciando i lacci degli anfibi neri in pelle.

Appoggio la faccia appicciandola contro la sua schiena nuda, così da poter sentire il cuore che gli batte regolarmente -Dici che la prenderanno bene? Cioè...non che mi importi ma tu vuoi seriamente stare con me stavolta?- chiedo impaziente, era un domanda che volevo fargli da quando abbiamo finito di far l'amore, questa notte stessa.

Lo sento sospirare profondamente e nel muoversi io mi allontano di poco permettendogli di riuscire a guardarmi meglio. Mi metto inginocchia sul materasso, il mio stomaco inizia a brontolare sonoramente facendoci ridacchiare.

-Ieri sera ti ho giurato di spiegarti tutto, giusto?- annuisco senza dargli neanche il tempo di finire, devo sapere tutto oppure il mio fegato ne risentirà di tutto questo stress -vedi, io ho dovuto mentirti su tutto e ti chiedo scusa per questo ma...la nostra vita è in serio pericolo Rosy e anche quella della mia famiglia- resto un po scossa, ma allo stesso tempo non comprendo a pieno la sua scarsa spiegazione priva di dettagli, insomma me lo aveva già detto questo.

Mi acciglio annuendo -Si Cal, ma me lo avevo già detto delle minacce- borbotto carezzandogli la coscia coperta dal jeans, lui arriccia le labbra in una maniera assai preoccupata afferrandomi saldamente e spalle con le sue mani grandi.

-E' molto più di questo, vedi io all'inizio non ci ho creduto poi tanto alle minacce che Camelia e suo padre mi facevano nei confronti miei e della mia famiglia, poi è cambiato tutto- i miei occhi si dilatano leggermente, sento sulla pelle la negatività nel tono del castano che ora ha gli occhi leggermente lucidi e guarda per terra -prima di partire, quando tu eri in ospedale con tua madre sono venuti degli uomini col passa montagne a casa mia ed erano armati fino al collo- un brivido fortissimo si impossessa del mio corpo immobile, dischiudo le labbra comprendendo a pieno tutto ora, ecco perchè quando sono poi arrivata all'isola lui era strano e poi ho scoperto quelle cose con Camelia, anche se non so che c'entri lei in tutto questo.

-I-io...perchè non me lo hai detto? Di quegli uomini intendo- chiedo con la voce strozzata dall'ansia, spero non sia accaduto nulla di grave e sia stato solo una specie di avviso.

Si passa una mano fra i capelli frustrato -Come potevo? Se scoprono che tu ora lo sai, quelli fanno saltare in aria casa mia senza alcuna pietà- strofina i palmi delle mani sul suo viso impallidito, ed io non posso far altro se non abbracciarlo e farlo calmare.

-Pensi che li abbia mandati Trevis?- domando un po titubante, lui alza la testa quasi preso alla sprovvista dalla mia domanda e avvicina il suo viso al mio.

-Peggio- sussurra piano -e se c'entrasse anche tuo padre in tutta questa storia?-

E sono ancora qui, seduta sulla panchina degli spogliatoi dei ragazzi mentre rimugino su quelle parole ormai da giorni interi. Ne sono passati più o meno tre o quattro da quella notte insieme a Caleb e non riesco a smettere di pensare a lui e a ciò che gli è capitato, perfino quando dormo faccio sogni strani in cui compaiono persone che avrei preferito vedere sottoterra.

Ripiego i paia di calzettoni puliti di ricambio ancora inutilizzati, infilandoli poi in una cesta che metterò da parte, e nel mentre lo faccio fuori cade leggera dal cielo una pioggerella piacevole che mai come oggi rispecchia a pieno il mio umore.

Fake Bad Boy •Caleb Stonewall• Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora