Non si fecero neanche le sei del mattino che io ero già a bordo del primo treno disponibile che mi avrebbe poi portata all'aereoporto con il volo diretto per l'Italia.
Me ne sto seduta sul mio scomodo sedile a mangiucchiare una caramella per tenere a bada lo stomaco che brontola, guardo fuori dal finestrino da cui si può osservare il paesaggio verde dove sta passando ora il vagone e che presto si fermerà alla stazione da qui a pochi minuti. Nel frattempo il mio sguardo scorre lucido in cerca di risposte, di qualcosa che possa mettere a tacere almeno una delle mille domande che ormai mi stanno riscuotendo di punto in bianco il cervello.
La mia unica fortuna oggi è che gli orari del treno sono perfettamente a braccetto con quelli del volo che devo prendere fra poco, anzi, proprio ora si sta fermando emettendo quello stridulo rumore dei binari.
Appoggio la valigia sulla striscia nera che la tira con sè fino a far sparire con essa il resto sei bagagli della gente che viaggerà nei vari aerei, faccio la fila osservando da lontano i finestroni che affacciano direttamente sulle piste d'atterraggio e di decollo, mi aspettavo ci fosse più gente ma mi sbagliavo.
Il viaggio dura circa dodici ore, fra sonnellini da appisolata e tutta storta e caffè a volontà che mi viene offerto in continuazione, insomma, sopravvivo tutto il tempo e arrivo con mia non grandissima gioia in Italia. Se proprio devo essere sincera mi era un po mancato essere qui, semplicemente per l'aria di casa che si respira, la brezza fresca che soffia scompigliandoti i capelli mentre cammini per strada dove già la sera tardi al contrario del Giappone non c'è quasi nessuno.
Quando metto piede fuori dal taxi una folata di vento gelida mi colpisce dritta in volto facendomi raggelare, ma nonostante tutto mi stringo nella mia felpa larga nera con sotto il maglione grigio bello pesante per non morire di freddo. Inizio a camminare con l'intenzione di andare direttamente al carcere, anche perché non ho ne i soldi e ne ho avuto il tempo di chiederli a qualcuno per alloggiare in qualche hotel della zona, molto saggia come scelta direi.
-Porca miseria- borbotto stringendo i denti, mi mancano solo pochi isolati e quelle dannate mura mi si pareranno davanti come dei proiettili nel petto.
Quando arrivo a destinazione chiedo, con tanto di preghiera accompagnata dalla brutta cera di chi ne ha passate tante, di tenermi il borsone con i vestiti il tempo di fare visita a quel maledetto di mio padre. Credo che per poco i poliziotti non mi abbiano voluto dare l'elemosina per pena, anche perchè qui porta otto ore in meno al paese da dove sono venuta quindi il jet leg mi sta sbattendo sonoramente nel cranio come un martello pneumatico.
Mi scortano fino all'enorme sala visite che, al contrario dell'aereoporto, è piena di gente tutta seduta o in piedi che parlano con i loro parenti o quel che siano ammanettati di fronte a loro accomodati a tavolino con ognuno un poliziotto alle calcagna. Guardo uno per uno tutti loro, chi con il viso gonfio di botte e chi invece con il diavolo in corpo ricambia il mio sguardo con odio o disprezzo tale da farmi rabbrividire, ora capisco perchè non lavorano donne qui dentro.
-Come ha detto che si chiama?- sento chiedermi dal vice davanti a me, mi volto per guardarlo mentre mi da le spalle ma gira il viso di lato gettandomi una veloce occhiata.
-Rosy- mormoro cercando di non far udire a nessun altro ciò che sto per dire -sono la figlia di Alessandro Di Maria- i passi dell'uomo rallentano fino a far si che mi si affianchi, ora i suoi occhi mi guardano con un tale stupore come se non avesse mai sentito una cosa piu scioccante di questa.
Si schiarisce la gola continuando a camminare ed io tengo la sua velocità, si avvicina di poco osservando intorno a sè -Certo che non le poteva capitare di peggio, a parer mio signorina- annuisco debolmente non sorprendendomi più di tanto, l'ultima volta che venni ricevetti la stessa affermazione anche da altri due poliziotti che mi scortarono fino alla stanza separata da questa dove fanno fare le rare visite ai parenti dei carcerati in isolamento.
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Fake Bad Boy •Caleb Stonewall•
FanficCaleb ha un carattere duro legato al suo passato, ma se trovasse qualcuno più tosto di lui? Rosy diventerà una delle manager della nazionale giapponese, fra i due non scorre buon sangue e tutto sembra andare per il verso sbagliato nella vita di entr...