25 Valerie

10 0 0
                                    

Respira.
Inspira.
Respira.
Ispira.
Respira: l'aria fresca della mattina riempiva i miei polmoni, dandomi la sensazione che stessi respirando. Ma io non sentivo per nulla quell'aria darmi sollievo dal peso che mi opprimeva il petto. Il mio sguardo era fermo e fisso sul quelle collinette verdi, con le querce del parco che sembravano toccare il cielo con le loro foglie rigogliose e verdi.
Haylee stava aiutando sua madre nel mettere il cesto da picnic sul tavolo in legno, sotto l'enorme quercia dove avevamo deciso di sistemarci, mentre il padre sistemava la tenda enorme per la notte. Avrei voluto solo rimanere nel buio della mia camera, e invece ero nel posto più luminoso e verde che poteva esserci dato, che  qualcuno, di mia conoscenza mi aveva obbligata a stare con lei e la sua famiglia.
<<Val, la smetti di stare lì come un vegetale e aiuti mia mamma così io aiuto papà?>> la sua voce mi irritò più di quanto mi aspettavo che potesse irritarmi, così alzai lo sguardo dal quel panorama stupendo per incontrare lo sguardo di Hay, duro come la pietra con quel suo modo di fare da mammina. Sbuffai, appoggiando le mani sull'erba morbida così da alzarmi da terra, sbattendo le mani sui jeans per pulirli, e senza risponderle le passai affianco andando da sua madre. <<Cosa posso fare Joy?>> chiesi sorridendo alla madre di Hay, che era intenta a tirar fuori le cose dal bagagliaio della loro Jeep.
<<Oh tranquilla Val, posso finire io qui, voi ragazze potete anche farvi un giro>> disse, voltandosi verso di me e rivolgendomi un sorriso dolce, portandosi con un tocco leggero delle dita alcune ciocche dietro l'orecchio. Annuii mordendomi appena il labbro inferiore per poi lanciare uno sguardo ad Hay, che stava bisticciando con il padre, <<Papà non vedi che quello non va lì?>> disse alzando gli occhi al cielo e sbuffando, <<Haylee, tesoro mio, fai fare al tuo papà, okay?>> rispose lui continuando a cercare di montare la tenda. Così pensai che non era giusto che Derek, il padre di Haylee, facesse tutto da solo, per questo con immenso dispiacere sgattaiolai dietro la Jeep lasciando la mia migliore amica, che probabilmente dopo mi avrebbe uccisa, a darsi da fare per entrambe.

Non so da quanto stavo camminando ma l'aria fresca, l'erba che si schiacciava sotto le scarpe per via del il mio peso e l'immensi alberi che mi sovrastavano, azzittivano i miei pensieri. Appoggiai una mano sulla corteccia ruvida di una quercia nel superarla finendo fuori da quel piccolo boschetto, trovandomi in una raduna. Portai un piede davanti all'altro camminando in quell'area con l'erba più alta che sfiorava i miei fianchi, feci scivolare sotto il palmo della mano qualche spiga e qualche fiore, godendomi quel lieve solletichio sotto al palmo. Sentii un rumore di un ramo secco che si spezzava e il fiato mi si bloccò in gola, la mia mente prese il sopravvento e pensai che un'orso stava per mangiarmi.
Sbuffai <<Quanto sei idiota Valerie, qui non ci sono orsi..>> dissi fra me e me, forse era uno scoiattolo o qualsiasi altro animale che viveva nei parchi.
<<Dylan a questo punto potevi andare con loro, io sarei rimasto a casa>> sentii quella voce così vicina, eppure non lo vedevo, ma senza neanche accorgermene ero già entrata nel panico, le gambe mi cedettero facendomi cadere come un sacco di patate per terra nascosta tra l'erba alta.
Respira. Ispira. Respira. Ispira.
Non funzionava, per nulla.
<<Damon, non ti avrei mai lasciato a casa, e poi ha detto Haylee che Val è andata in giro..quindi non sta lì, la saluto al volo e poi stanotte quando mia sorella sarà crollata dal sonno starò con lei, tu stai al nostro accampamento tranquillo tranquillo con la tua tristezza, semplice no?>> disse mio fratello.
Insomma ero solo un peso, allora perché non lasciarmi a casa? Pensai. E COSA? Triste? Pff, sbuffai, ma subito mi coprì la bocca con le mani. Cazzo, mi avranno sentito?
Deglutii ma sentì subito Damon rispondere a Dy <<Allora vai, ci vediamo dopo, tanto è inutile che io venga>>, non sentii la risposta di mio fratello ma potevo immaginarlo guardarlo, annuire e lasciarlo lì, nella distesa d'erba dove mi ero nascosta.
Fantastico, pensai.
Presi fiato e sollevai lo sguardo dalle mie gambe e tra gli steli d'erba che ondeggiavano appena davanti ai miei occhi lo vidi. Era in piedi con lo sguardo fisso su quella raduna, aveva qualche ciocca riccioluta davanti agli occhi, e mi fremettero le dita per la voglia che avevo di scostargliele solo per vedere meglio i suoi occhi.
Seguii i suoi movimenti nel mentre si abbassava e sedeva anche lui in mezzo l'erba alta, l'unica cosa che ci divideva, lo sentii sospirare pesantemente con il rumore dell'erba che scricchiolava appena sotto al suo peso immaginando che si fosse steso. Il cuore iniziò a martellarmi nel petto, e l'immagine del suo viso di quella sera e le sue parole mi rimbombarono nella mente come in un trip a ripetizione.
Non potevo reggere quel silenzio.
Non potevo reggere quella vicinanza, ma che era anche una lontananza.
Mi alzai di botto e scorsi subito la sua figura stesa nell'erba, i suoi occhi sgranati e fissi sul mio viso, e avrei voluto correre via. Più veloce di un cervo che sta scappando dal predatore, anche se ancora non sapevo se lui fosse il predatore o un mio simile.
Quei minuti sembravano ore e non riuscivo a muovere un passo.
"NON VOGLIO PIÙ VEDERLA"
Le sue parole mi colpirono come se fosse la prima volta che le ascoltavo.
<<Val..>> sussurrò lui facendo peso sui suoi gomiti nel sollevarsi, rabbrividì, e urlai alle mie gambe di muoversi e finalmente lo fecero, feci i primi passi incerti ma che diventavano più decisi a man mano. <<Valerie>> lo sentii dire, sapevo che mi stava tallonando ma non mi voltai, non potevo, perché se l'avrei fatto non l'avrei odiato ma semplicemente gli avrei detto di restare. <<Vattene>> dissi, con la voce che mi tradì, come tutto il mio essere che sembrava assolutamente non voler assecondare i miei pensieri ma il mio cuore.
<<Non posso, lo sai>> la sua mano scivolò contro la mia, il suo palmo aderì perfettamente con il mio, le sue dita si infilavano tra gli spazi delle mie come se fossero gemelle e strinse la mia mano delicatamente.
Non mi ero neanche resa conto che mi ero fermata in quell'istante stesso che mi aveva preso la mano, rimanendo dietro di me, sentendo il suo respiro incombermi addosso.
Il suo braccio scivolò attorno alla mia vita attirandomi così contro di lui, la mia schiena aderì contro il suo petto nel mentre mi afferravo fortemente il labbro inferiore con la mia mente che non riusciva a compiere un pensiero sensato.
<<Perché mi stai abbracciando?>> sussurrai, e per fortuna la mia voce non tremo nel dire quelle parole, sentii il suo mento poggiarsi sulla mia spalla vedendo con la coda dell'occhio il profilo del suo naso e un brivido mi corse lungo la schiena nel vedere le sue labbra così vicine alle mie, <<Se..se non vuoi più vedere una persona, abbracciarla è un contro senso>> sussurrai appiattendo le labbra fra loro.
Fece un sospiro e io riportai subito lo sguardo davanti a me mentre la sua mano ancora era stretta nella mia e il suo braccio si strinse di più attorno al mio busto, <<Dovrei non pensare e non fare tante cose, eppure eccomi qua>> disse, mormorando quelle parole vicino al mio orecchio sentendolo subito dopo respirare affondo con la punta del suo naso che sfiorava la pelle del mio collo, scatenando una serie di brividi percorrermi il corpo. <<Damon..>> sussurrai, non riuscii a dire altro e d'un tratto gli occhi si fecero pieni di lacrime. Non volevo piangere. Non dovevo, assolutamente no.
Lui non aveva fatto nulla, non mi aveva dato neanche la possibilità di spiegare, ed era sempre lui ad aver messo un muro tra me e lui.
<<Ssh..rimaniamo così, ancora per qualche minuto..immagino che avrai sentito Dylan..non sopporto più questa situazione Val, parliamone stasera, okay?>> disse, sussurrando quelle ultime parole, volevo dirgli di no, che non si meritava nulla..eppure mi ritrovai ad annuire e inclinare il capo all'indietro, posando la testa sulla sua spalla così lui sfiorò il mio collo con le labbra lasciandovi un bacio leggero.
Sembrava come un soffio di vita che tolse quel peso che avevo cercato di alleviare con l'aria, ma non avevo bisogno d'aria, avevo bisogno di lui.

La presenza del suo braccio attorno alla mia vita e la stretta leggera della sua mano sopra la mia, ancora la sentivo, come se lui ancora fosse dietro di me, con il mento sopra la mia spalla dicendomi che avremmo risolto tutto.
In mente mi passava tutto quello che avrei voluto dirgli, che era un coglione, che non meritava una sola mia parola. Eppure..mi ero trovata con la mente vuota e la bocca incapace di pronunciare qualsiasi cosa. <<Brutta stronza che non sei altro, mi hai lasciata con i mei senza dirmi nulla>> disse Haylee mettendomi un braccio sopra le spalle cingendo il mio collo in una morsa.
okay, mi stava strangolando.
<<Mi stai facendo male, sai?>> risposi con un gracchiò dato che non riuscivo a respirare per la sua presa, lei mi rivolse un ghigno maligno <<È quello il mio intento>> un ampio sorriso prese forma sulle sue labbra carnose.
L'unica via di fuga era di fargli capire che mi sentivo in colpa, quindi tirai fuori la mia migliore espressione di pentimento, guardandola negli occhi incurvando il labbro inferiore verso il basso facendogli il labbruccio tremolante e sussurrando un <<Mi dispiace, hai ragione>>
<<Sei comunque una stronza, sappilo, ma ti perdono>> disse lei lasciandomi andare, finalmente ripresi aria nei polmoni, trovandomi di nuovo assalita da Hay che mi abbracciò <<Più che altro ero in pensiero..tutto bene?>> mormorò vicino al mio orecchio.
Immaginai due persone in una raduna, in silenzio, ad ascoltare le proprie emozioni e pensieri differenti.
Chiusi e riaprii gli occhi per cancellare quell'immagine.
No, non stavo bene, ma annui lo stesso <<Certo, non preoccuparti, volevo solo stare un po' da sola..ma sto bene>> dissi, scostandomi un poco dal suo abbraccio rivolgendole un sorriso e lasciandole un bacio sulla guancia <<Andiamo? Sono davvero mooolto affamata>> dissi ridacchiando.
Lei mi ammiccò uno sguardo complice così ridemmo insieme, tornando insieme all'accampamento allestito dai suoi.
E con fatica cercai di non pensare a quanto il sole potesse metterci a tramontare, per lasciare spazio alla sera.
La sera che si faceva attendere.
Ed ogni minuto era una tortura, perché anche se non volevo, anche se non avevo nulla da spiegare, avevo il bisogno di tornare tra quelle braccia che erano un rifugio fantastico per i miei pensieri tormentati.

Due persone. Due mondi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora