Capitolo 12

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Will pov's

Quando sentii Nico dire che sarebbe andato lui la mia testa sembrò dividersi in tre. E ogni parte cercava dolorosamente di combattere l'altra. Mi dicevano di ascoltare la riunione in silenzio, di lasciar andare Nico e di andare con lui. Contemporaneamente. La parte razionale del mio cervello lo avrebbe lasciato perdere, dopo tutto quello che mi aveva fatto dovevo solo dimenticarlo. Il problema era l'altra parte, quella che proprio aveva eliminato la parola dimenticare dal vocabolario. Perché non riuscivo a restargli indifferente, come avrei potuto? Come si possono ignorare i suoi occhi o le fossette in quei rari sorrisi?
Non si può. E quando alla fine ebbi preso una decisione di cui poi mi sarei pentito, tornai nel mondo reale.
Chirone ci avrebbe dato tempo per decidere, discutere la vittima che avrebbe percorso quel viaggio. Ma sapevo già che non avrei permesso a nessuno dei miei fratelli di andare. Nei limiti di un semidio volevo concedergli un po' di pace. E se questo significava rinunciare alla mia...lo avrei fatto volentieri.
"Non ce ne sarà bisogno, andrò io" annunciai con il tono più convincente che riuscii a trovare. Tutti si zittirono, provocando un instantaneo silenzio di tomba. Per questo quando Nico parlò le sue parole sembrarono riecheggiare per tutto il campo.
-No. È fuori discussione-
Tutti si voltarono verso di lui che non si mosse di un centimetro. Si era alzato e continuava a guardare Chirone senza mai distogliere lo sguardo. Quest'ultimo mi chiese.
-Sei sicuro di voler partire per quest'impresa?-
Mandai giù spostando lo sguardo da Chirone a Nico in modo frenetico.
-Non voglio che nessun altro debba partire, in quanto capo cabina andrò io-
Pronunciate quelle parole, esse continuarono ad aleggiare tra di noi per un minuto. I rappresentanti delle case guardavano me, Chirone guardava loro e io guardavo Nico. Incrociai il suo sguardo e rimasi sconcertato. Non era arrabbiato, sembrava voler rimanere impassibile. Ma dietro c'era questa strana sfumature. Come se mi stesse implorando di cambiare idea. Guardandolo mi venne quasi voglia di ritirare ciò che avevo appena detto. Poi però spostai lo sguardo sul suo corpo magro e mi ricordai che non ne aveva le forze. Non poteva resistere da solo in un impresa del genere. Recuperata la lucidità aggiunsi.
-E nessuno mi farà cambiare idea- a quel punto Nico si voltò verso di me, e se uno sguardo avesse potuto uccidere lo avrebbe fatto. Dopodiché si avviò a passo spedito fuori dall'aula riunioni.
Poggiai le mani sul tavolo da ping pong. Mi sentivo crollare.
Era ovvio che non mi volesse tra i piedi, ma addirittura così tanto?
-Allora è deciso, partirete domani all'alba e che gli dèi siano con voi-
Tutti si congedarono e io come in trans lo seguii fuori. Poi mi fermai di scatto, cosa stavo per fare?
Sarei andato a cercarlo o direttamente in cabina? Presi a correre ripensavo a quello sguardo che mi aveva lanciato. Ripensando alle parole che mi aveva rivolto.

Nico pov's

Come poteva farmi questo? Avevo fatto di tutto per evitare che entrasse in qualsiasi tipo di pericolo. E lui cosa fa?! Si offre volontario. Come avrei fatto ad impedire che il sogno si avverasse se lui rendeva le cose così difficili? Poi c'era una parte della profezia che non mi convinceva per niente. Avevo il presentimento che la scelta nell'oscurità riguardasse me in prima persona. Inoltre non capivo il suo gesto. Perché non mi odiava. Le persone mi odiavano per molto meno di ciò che io avevo detto a lui. Veramente per i suoi fratelli mi avrebbe sopportato per tutta l'impresa? Una cosa era certa, anche se lui odiava me, di certo non ricambiavo. Ero seduto sotto il suo albero, che aveva perso ormai quasi tutte le foglie. Me ne cadde una in grembo, la raccolsi ed iniziai a giocarci, finché non si sbriciolò tra le mie mani. Alzai gli occhi e per poco non mi venne un colpo. Non appena riconobbi chi mi stava venendo incontro. Will stava correndo verso di me, inciampò anche un paio di volte, ma continuò a correre, correre verso colui che aveva cercato di ferirlo in tutti i modi. Non lo capivo. Non lo capivo. Non lo capivo. E per questo mi piaceva sempre di più. Si fermò fuori dal tappeto di foglie, mi alzai in piedi con lo sguardo fisso nel suo. Vedendolo restare lì, in silenzio, decisi che dovevo parlare io e che dovevo farlo con un tono indifferente. Cosa che non mi riuscì. Persi il controllo nel momento stesso in cui presi aria nei miei polmoni.
-Perchè ti sei offerto volontario? Perché mi fai questo?-
La sua espressione si indurì, ma la sua voce la sentii dolce come al solito.
-Sono veramente così insopportabile?-
Se solo avesse saputo quanto ogni singola cellula del mio corpo mi ordinasse di avvicinarmi.
-Perchè fai così, che ti frega se corro questo pericolo, lo hai detto tu stesso che ti sono completamente indifferente- il sorriso amaro che poi scaturì dalle mie labbra lo spiazzò completamente. Se solo avessi potuto spiegare perché non lo volevo in quell'impresa.  Ormai era tardi, non avevo scuse.
-Non capiresti- dissi stupendo mi da solo del tono freddo che avevo assunto.
-E allora spiegati- replicò
-Non posso-
-Perchè?!- disse esasperato.
-Tu mi odi! Perché insisti tanto dopo come ti ho trattato?-
Silenzio. Lui mi guardava stupito.
-Non potrei mai odiarti-
Disse guardandomi negli occhi
-Sei tu quello che mi odia...e anche se non capisco il perché, non riesco a far finta di niente-
Resta interdetto.
Come poteva non odiarmi.
-E non so il perché, ma al momento mi interessa sapere il motivo del tuo comportamento-
-Chi ti dice che non le pensi veramente quelle cose?-
-Perchè non sei così, perché ho visto il tuo sguardo il primo giorno di infermieria quando i tuoi amici erano con te. Perché non sei così e io lo so. Spiegati, parlami, mettimi al corrente di quello che ti frulla nel cervello. Perché fai così?- la sua voce sembrava una melodia con ogni nota più tranquilla dell'altra.
-Perchè tengo troppo a te! Non lo capisci?!- sbottai.
Mi fissava incredulo, ma io continuai.
-Lo avevi sognato, eri in pericolo per colpa mia, la mattina stessa abbiamo litigato. Solo uno stupido non mi avrebbe odiato dopo le cose che ho detto. Perché non mi odi..? Sarebbe stato tutto molto più facile-
Sembrò scuotersi e venne piu vicino. Mi prese il polso facendomi sobbalzare.
-Non mi importa in quanti pericoli ci cacceremo, finché sei vivo e vicino a me, starò una meraviglia. Non ti fai un idea di quanto tu mi abbia fatto stare male questi giorni. Una parte di me era convinta che tu mi odiassi, mi diceva di allontanarmi, ma tutto quello che volevo era starti vicino-
Disse dolcemente accarezzando il dorso della mia mano.
-Non puoi starmi vicino- mi salirono le lacrime agli occhi. Avevo fallito e non potevo farci niente. Avevo fallito e ora il veleno che mi scorreva nelle vene e che distruggeva gli altri. Quello che piano piano avrebbe distrutto anche me. Ma Will...lui somigliava così tanto l'antidoto che mi sembrava che il sangue che usciva dai battiti generati da lui non fosse mai stato così sano. Pieno di vita. Perché lui era pieno di vita e io non volevo spegnerla. Dove la mia pelle entrava in contatto con la sua però sentivo il fuoco, e come puoi pensare che un fuoco del genere si possa spegnere, se tutto quello che vuoi è averne ancora. Con l'indice mi asciugò le lacrime.
-Non sono riuscito ad odiarti Nico-
Il suo tono era lento e dolce
-Perché...- mi ritraei e feci un passo indietro.
Mi voltai e sospirai, sì interruppe.
-Per favore non venire in questa impresa- dissi implorante.
-Non ti lascerò andare da solo-
-Non capisci? Non voglio che tu venga! Preferisco andare da solo-
Urlai voltandomi verso di lui
-Darei la mia vita per salvarti- replicò senza distogliere lo sguardo. Quella frase mi sembrò talmente reale da spaventarmi. Lo fissai per qualche secondo.
-Tu non hai visto ciò che ho visto io, non puoi capire- mi si ruppe la voce
-Ti prego Will-
Incrocia le sue iride celesti e capii che non mi avrebbe ascoltato.
Provai inutilmente a dire qualcos'altro, ma le parole non volevano uscire. Non lo potevo convincere perché al posto suo avrei fatto esattamente la stessa cosa. Me ne andai rivolgendogli un altro sguardo prima di accelerare il passo e lasciarlo lì con le foglie che gli ricadevano tra i piedi.

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