Capitolo 15

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Nico pov's

Solo quando mi trovai immerso nelle ombre mi resi conto di non essermi ripreso affatto. Ma dovevo farcela. Continuavo a sentire il calore di Will, che era accanto a me, ed ero consapevole di questo molto più che negli altri viaggi nell'ombra. Poi di colpo, così come era iniziato il viaggio finì. La prima cosa che cercai con lo sguardo fu il suo. Era scosso, ma pur sempre accanto a me sano a salvo. Fui sollevato. Così tanto sollevato da non preoccuparmi delle mie di condizioni. Sentii le gambe cedere e se ne accorse anche lui. Mi mise il braccio sopra le sue spalle e mi strinse a se.
Il contatto con il suo corpo mi rassicurava, non mi sembrava di essere appena uscito dal buio. Stavo semplicemente bene.
- Grazie -
Iniziò a guardarmi male e mi chiesi cosa avessi fatto di sbagliato. Poi capii che era arrabbiato per il viaggio nell'ombra.
- Will, sto bene, davvero, tra un paio di ore potremo ripartire-
Mi lanciò un'altra occhiataccia e poi si guardò intorno.
- Non mi interessa quando ripartiremo, adesso troviamo un posto dove tu possa riposare -
Non cercai di replicare, non volevo peggiorare la situazione.
Mi disse che sarebbe tornato subito e partì correndo, solo allora mi accorsi di dove eravamo atterrati. Eravamo in un grande parco. Da una parte la città, dall'altra campo di erba verde. Quando alla fine mi sedetti capii che non avrei resistito sveglio a lungo. La stanchezza mi stava portando via e Will doveva sbrigarsi. Non potevo addormentarmi, non era la cosa migliore per un semidio addormentarsi nel bel mezzo di un campo in un'impresa. Avremmo dovuto prendere il treno per la tappa successiva, dovevamo continuare a muoverci. Mi alzai e cominciai a girare a vuoto, mentre il mio cervello pensava a tutti i possibili scenari per un attacco a Will che intanto era solo. Iniziai a pensare che sarei dovuto andare con lui, ma la parte razionale di me sapeva che poteva cavarsela.
Respira
Respira
Continuai a ripeterlo per minuti dentro di me.
Sembrava che stessero passando ore mentre lo aspettavo. E ogni volta che sentivo dei passi e ancora prima di girarmi sapevo che non erano i suoi perdevo un battito. Passavo da uno stato di ansia da toglierti il respiro al dovermi sedere perché non riuscivo a tenere gli occhi spalancati. Cominciavo a vedere sfocato
Quando finalmente lo vidi correre verso di me ebbi un tuffo al cuore. Mi alzai di scatto provando a raggiungerlo. Caddi a terra miseramente.
- Nico - esclamò precipitandosì accanto a me.
Si sedette e appoggiai la testa sulle sue gambe.
- Scusa se ci ho messo tanto, ma non trovavo la stazione per i biglietti così...-
- Zitto - lo interruppi.
- Non ti preoccupare -
- Mi preoccupo invece, guarda come sei messo -
- Sono solo un po' stanco, piuttosto, hai scoperto dove siamo? - chiesi
- Si, siamo in Ohio, ho preso dei biglietti per Chicago -
- Okay, fra quanto parte il treno? -
- Due ore, tempo che tu userai per riposare -
- Ordini del dottore? -
- Ordini del dottore -
Sorrisi, avevo bisogno di dormire o non sarei arrivato neanche alla stazione. Chiusi gli occhi.
Iniziò a disegnare dei piccoli cerchi sul mio braccio, aveva le mani calde e sembravano marchiare la mia pelle fredda. Mi resi conto di essere steso ancora sulle sue gambe e aprii gli occhi all'improvviso. Se ne accorse.
- Scusa - disse allontanando la mano.
- Non ti do noia? -
Inizialmente sembrava non capire, poi si accorse.
- No, ma se non stai comodo ti puoi spostare, pensavo di averti svegliato -
- No -
- Grazie - aggiunsi piano.
- Di cosa? -
- Di esserti fidati di me -
Lui sorrise e quel sorriso rimase impresso anche nelle mie palpebre chiuse. Poco dopo crollai nelle braccia di Morfeo.
Non furono sogni tranquilli.
Ero di nuovo nella stanza. Di nuovo qualcuno era dentro la gabbia.
Di nuovo era Will. Era svenuto, parlava nel sonno, sussurrava " non lo fare ti prego "
Poi il sogno cambiò e stavolta ero io ad essere rinchiuso.
" Cosa sceglierai? " Faceva la voce.
E per l'ultima volta cambiò la scena. Will era in piedi a dieci metri da me. Provai a correre verso di lui che non appena lo raggiunsi mi rivolse uno sguardo supplicante e crollò a terra.
Mi alzai di scatto con un Will che mi osservava stranito. Mi accorsi di avere i brividi quando una lacrima solcó la mia guancia.
- Ehi, che succede? - disse alzandosi a sua volta e venendo più vicino a me.
Non risposi. Mi avvicinai abbracciandolo.
Era sorpreso, ricambiò l'abbraccio solo dopo qualche secondo. Pensai di aver sbagliato fino a quando non mi strinse a se. Mi rilassai, sembrò che le mie cellule avessero finalmente trovato il modo di andare d'accordo e sprigionavano calore. Ero stufo. Ogni volta che mi sentivo così qualcosa andava storto. L'impresa in questo caso. Che fosse un'impresa, che fosse una promessa infranta ero stufo e non avrei lasciato che anche stavolta tutto andasse a rotoli. Non sapevo cosa fosse quel tutto, ma ci tenevo.
- Sono stufo, andiamo dobbiamo sbrigarci -
mi guardò male per poi seguirmi verso l'uscita del parco.
- Che ore sono ?-
Chiesi mentre acceleravo il passo.
- Il treno parte tra mezz'ora, c'è ancora tempo. -
- Non si sa mai -
Dopo quelle parole Calò il silenzio, finché dieci minuti dopo arrivammo alla stazione. Davanti alla stazione c'era un grande piazzale con una statua al centro. Non mi ero ripreso del tutto, mi fermai un attimo e sentii il dolore alle gambe affiorare lentamente. Pensai che in treno ci sarebbe stato tempo di riposare e che ormai era quasi ora, ce l'avevamo fatta. Ma un semidio non deve mai pensare una cosa del genere. Avvertii una folata di vento, incrociai gli occhi di Will e capii che l'aveva sentita anche lui. Feci in tempo a scorgere solo la coda della chimera che un secondo dopo ci attaccò.
- Will attento! - esclamai tirando fuori la spada.
Corse verso di noi e non era esattamente rassicurante dato che i suoi balzi equivalevano ad almeno quattro dei nostri passi.
La cosa positiva o negativa dell'essere un semidio è che in battaglia noti dei particolari completamente inutili. Come ad esempio il fatto che il piazzale in quel momento fosse completamente deserto. Se i mortali avessero avvertito quello strano cambio di atmosfera, o che fosse stato un Dio maligno ad allontanarli non mi interessava. In quel momento avevo due problemi più grandi, la chimera e la seconda chimera che ci aveva appena raggiunti. Avremmo sicuramente perso il treno.
Intanto Will aveva tirato fuori l'arco e Incoccato una freccia. Quando le due chimere balzarono, lo persi di vista. Ero un tantino occupato nel non farmi uccidere dal leone o dalla sua simpatica coda di serpente. Menai un fendente e graffiai il fianco della creatura.
Non riuscivo a respingerla, non riuscivo a tirare colpi abbastanza profondi. Lo stavo solo infastidendo. Stavo per perdere ogni speranza di farcela, fino a quando non mi voltai verso Will.
La chimera aveva una freccia conficcata nella zampa destra, tuttavia continuava ad avanzare verso il figlio di Apollo. Invece lui stava stringendo la gamba con una mano e impugnando il pugnale con l'altra. La cosa preoccupante però era il suo colorito che stava piano piano  assumendo una sfumatura verdognola. Se durante il breve periodo passato al campo avevo imparato una cosa, era che Will era negato con qualsiasi tipo di arma dotata di lama. Mi assalì la paura, e con essa un eccessivo moto di rabbia. Non volevo che succedesse qualcosa a Will o meglio all'impresa per due stupide chimere. Tutto questo in pochi secondi, nei quali la mia chimera aveva avuto tempo di prendere la rincorsa e attaccare. Scartai velocemente ritrovandomi sul fianco della bestia e infilzandolo. Cominciai a sentire il vento sempre più forte, avevo addirittura difficoltà ad impugnare bene la spada. Strinsi l'elsa più forte e attaccai per primo. La chimera saltò e mi ritrovai al di sotto, rialzandomi mozzai il serpente, che cadde a terra dimenandosi. Anche la chimera cadde a terra dolorante, mi avvicinai e due secondi dopo ne restava solo polvere.
Il vento non ebbe neanche il tempo di portare via le ceneri del mostro che già ero partito verso Will.
Will che in quel momento era a terra con la chimera a pochi metri pronta a scagliare l'ultimo attacco. Non sarei arrivato in tempo, le gambe sembravano di pietra e il vento mi soffiava contro. Letteralmente. Gli artigli si conficcarono nel braccio e nel busto di Will facendogli emettere un suono strozzato.
Scattai con tutta la forza rimasta, affondai la spada fino all'elsa e infine osservai le polveri ricadere sopra il corpo insanguinato di Will.

Will pov's

Osservavo la chimera venire verso di me e poi accadde tutto talmente in fretta che il mio cervello registrò solo poche cose. Dolore. Nico. Polvere di chimera. Dolore.
Nico era lì accanto a me e mi aveva appena salvato la vita. Cosa che avrei dovuto fare io con lui. Mi tirò su, accostandomi al suo petto e subito lanciò uno sguardo allarmato alla mia gamba. Cosa che ovviamente feci anche io, la sentivo andare a fuoco. Ogni singola cellula sembrava volersi separare dalle altre. Eppure era una ferita così piccola.
A giudicare da come Nico mi guardava non dovevo avere un bell'aspetto. La coda mi aveva morso e solo in quel momento realizzai il perché di tanto dolore. Ovviamente il serpente era velenoso.
- Andiamo, dobbiamo prendere il nostro treno -
- Non credo...la tua gamba, Will, mi dispiace....io -
- Ehi, non c'è niente di cui tu ti debba dispiacere. Ora andiamo, voglio arrivare in tempo e se non mi aiuterai dovrò arrivarci da solo - lo guardai sfidandolo a lasciarmi da solo. Dopodiché mi tirò su e si fece passare il braccio intorno alle spalle. Cercavo di non mostrare il dolore che stavo provando, fallendo miseramente. Ad ogni passo contraevo le dita, stringendo la spalla di Nico mentre la gamba cedeva. Per quanto mi impegnassi non riuscivo a non appoggiarmi a lui. Entrammo in treno appena in tempo, salimmo, cercando di non dare nell'occhio. Provai a camminare da solo, un paio di volte. Entrambe Nico dovette riprendermi al volo. Alla fine arrivammo nel cabina e mi aiutò a sedermi. Non sapevo come avrei fatto con la gamba. Intanto mi concentrai sul mio braccio, almeno fin quando non notai che anche Nico era ferito. Si stava mettendo a sedere, digrignó i denti quando la sua schiena toccò il sedile. Alzò lo sguardo e notó il modo in cui lo stavo guardando.
- Will, sto bene, sei tu che sei messo male -
- Se non ci fossi stato tu, probabilmente non sarei neanche vivo - replicai io
- Ma ti ho salvato -
- Già, probabilmente sarei più utile da morto, almeno negli inferi non sarei d'intralcio -
Il cambio di espressione di Nico mi stupi e quasi mi spaventò.
- Devi smetterla - disse in tono più calmo di quello che avrei immaginato. Come se in quelle parole avesse messo più calore di quanto in realtà ne possedeva.
- Oggi ti ho salvato perché volevo farlo-
Cercai di replicare senza riuscirci perché mi interruppe
- E non mi fermare. Continui a dire di non avere niente di speciale, la verità è che senza di te sarei solo -
Ebbi un sussulto a quelle parole ma mi rimproverai. Gli facevo pena, mi stava consolando. Continuò ad osservarmi e si sedette accanto a me, iniziando a recuperare le vende per il braccio.
- Con qualsiasi altro semidio non avresti corso rischi, chiunque altro avrebbe battuto quell'affare -
Provai a dirlo nonostante la voce continuasse a spezzarsi. Il dolore si era propagato in tutto il corpo, mi salirono le lacrime quando ebbi una fitta alla ferita rimanendo senza fiato.
Ero arrabbiato e spaventato, l'impresa era iniziata da un giorno e già avevi mandato tutto a rotoli. Nico smise all'istante di srotolare le bende, incrociando i suoi occhi nei miei. Riuscivo a leggere la preoccupazione e la paura, ma nei suoi gesti non c'era il più vago ricordo dell'agitazione.
- Ma tu non sei qualunque altro semidio, tu sei speciale. Perché riesci ad infondere fiducia persino in me. Sei diverso dagli altri. Fai coraggio ma senza combattere. Sei gentile anche quando non sei nella parte del miglior medico del campo. Sei speciale per questi e tanti altri motivi..."
Le sue guance erano di un rosso accesso e probabilmente anche le mie. Alzò lo sguardo e solo a quel punto mi resi conto di quanto fossimo vicini. Per un attimo, solo per un attimo mentre i suoi occhi si fondevano con i miei, scordai la ferita. Poi mi assalì una fitta e sentii il dolore pulsare, come se ad ogni battito una nuova dose di veleno fosse iniettata nelle mie vene. Strinsi la gamba un ultima volta poi sentii la presa allentarsi lentamente. Le braccia formicolavano ed ebbi la sensazione di scivolare via.
La voce di Nico che mi chiamava e poi solo il nero.

Okay questo capitolo non mi piace, ma è venuto così. Quindiiii spero non faccia troppo schifo e fine.

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