Aprii gli occhi ridotti a due fessure a causa della luce del sole che entrava dal finestrino dell'auto di papà e mi stesi alla meglio sul sedile.
"Ti sei svegliata?" Mi chiese mio padre lanciandomi un'occhiata fugace per poi tornare con lo sguardo sulla strada.
"A quanto pare" risposi con la voce un po' rauca stropicciandomi gli occhi.
Mio padre non rispose, ma del resto, non lo faceva mai.
Da quando mia madre e mia sorella ci avevano lasciati le conversazioni tra noi rimasero sempre molto limitate, non perché non ci volessimo bene, per carità, ma perché penso che quella storia abbia profondamente toccato entrambi e che tre anni non fossero ancora abbastanza per andare avanti e per imparare a bastarci.
Mia sorella era la mia metà, facevamo tutto insieme. Ci piacevano le stesse cose, le stesse canzoni, gli stessi film. Stare con lei mi bastava, motivo per cui non ho mai stretto grandi amicizie.
Ricordo di aver ringraziato i miei più e più volte di averla messa al mondo. E lo pensavo davvero. Insieme contro ogni ostacolo. Almeno fino a quando...
L'aiutavo con i compiti perché benché fosse molto sveglia era assai pigra ed io, che sono sempre stata il cervello e la 'Secchiona'di casa, ho sempre amato ripassare con lei tutte le materie che avevo fatto io anni prima.
La cosa che più amavo studiare insieme a lei era letteratura inglese, in particolare modo il romanticismo e l'età vittoriana. Ho sempre pensato che il romanticismo inglese fosse uno dei più bei movimenti mai nati prima. E forse lo penso ancora ma, lo studio non è più nei miei interessi primari.
Da quando se ne sono andate mia madre e mia sorella i miei voti in qualsiasi materia hanno iniziato a calare vertiginosamente. Nella mia vecchia scuola riuscivo a malapena a mantenermi sufficiente per essere ammessa all'anno successivo.
"Hai molto potenziale, potresti fare di più"
Questo era tutto quello che i miei insegnanti riuscivano a dirmi.
Ma a me non interessava affatto quello che avevano da dirmi. Non vedevo l'ora di uscire da scuola e di tornarmene a casa per stare da sola con i miei mille pensieri aspettando un padre impegnato a risolvere un caso dietro l'altro, ma troppo impegnato a mettere in piedi una cena e una conversazione con sua figlia.
Fu lui a volersi trasferire in quella nuova città.
Ricordo perfettamente che circa un mese prima entrò in casa dicendo che c'era un caso che necessitava la sua attenzione e che avremmo dovuto trasferirci.
"Ricordi quell'amico che avevi quando tu e... insomma quando eri piccola?"
"Non proprio" risposi senza nemmeno guardarlo continuando a giocherellare con la forchetta nel piatto.
"Non importa. Era il figlio di una coppia di amici che uscivano con me e tua madre anni fa. Stanno a Beacon Hills da qualche anno e ci aiuteranno ad ambientarci" disse il tutto con fare sbrigativo. Come se avessi avuto bisogno di una balia.
Per me non cambiava assolutamente niente. Solo la città era differente.
Avrei continuato a fare il minimo indispensabile a scuola e starmene a casa per tutto il resto del giorno.
Il mio flusso di pensieri venne interrotto dalle parole di mio padre
"Eccoci. Siamo arrivati" disse puntando con l'indice il cartello stradale.
Non riuscii a dire niente, mi limitai semplicemente ad annuire.
Non vidi niente di particolarmente interessante.
Dall'auto si vedeva il centro di Beacon: la centrale dello Sceriffo, qualche negozio sparso in qua e là, un centro commerciale, l'ospedale della città e poco distante da tutto quello, la Riserva.
Poggiai la testa contro il finestrino fissando intensamente quel grande mucchio di alberi.~
'Questa sarà la nostra nuova casa" disse mio padre indicando una piccola villetta modesta con un piccolo giardino affiancata da altre villette simili.
Il colore della struttura era di un rosa pallido, mentre la staccionata e il porticato erano bianchi.
Mi diressi verso l'ingresso di quella che sarebbe stata la mia nuova casa e aspettai che mio padre venisse ad aprire la porta.
Davanti a me si trovavano le scale che portavano al piano di sopra, a destra il salotto e a sinistra una piccola cucina.
Presi i miei bagagli e decisi di salire le scale ritrovandomi di fronte a tre porte.
Una nascondeva il bagno mentre le altre due erano camere.
Entrai in una delle stanze notando con immenso piacere quanto fosse luminosa a causa di una grande finestra proprio davanti al letto ad una piazza e mezzo.
Davanti al letto si trovavano la scrivania di legno bianco, le mensole dello stesso tipo di legno ed un armadio anche troppo grande.
Iniziai a disfare la valigia rendendo quella camera sconosciuta un po' più mia.
Riposi i miei abiti e scarpe nell'armadio e appesi un quadro con le fasi lunari proprio affianco alle mensole. Dopo di che, sistemai sulle mensole alcune fotografie raffiguranti la mia famiglia e qualche candela.
Dopo circa un'oretta finii di risistemare dando un'occhiata soddisfatta alla mia nuova camera.
Mi affacciai alla finestra per osservare quello che era appena diventato il mio quartiere e intravidi alcuni ragazzi passeggiare con gli zaini in spalla dai quali fuoriusciva una sorta di retino, forse tipico di uno sport locale.
Spostai lo sguardo e scorsi una chioma bionda insieme a due uomini intenti a parlare.
Mi sporsi un altro po' per cercare di vedere meglio e vidi che uno degli uomini era proprio mio padre che si stava avviando verso la nostra porta d'ingresso seguito dagli altri due.
"Aubrey? Puoi scendere un attimo?"
"Un secondo!"
Una volta arrivata di sotto trovai mio padre che stava sforzando un sorriso cercando di essere cordiale con quelli che sarebbero stati i nostri nuovi vicini di casa.
"Lei è mia figlia,Aubrey. Non so se ve la ricordate, era poco più che una bambina di 8 anni quando giocava con te" disse rivolgendosi al ragazzo.
Passai velocemente lo sguardo imbarazzata da mio padre agli altri due.
Il ragazzo aveva i capelli biondi con qualche ciuffo che gli ricadeva sul viso, gli occhi castani, il nasino all'insù e un'espressione a tratti buffa.
Aveva la pelle molto chiara ed era molto alto.
Non ricordavo, almeno fino a quel momento, di aver mai visto quel ragazzo.
"Ti ricordi di Aubrey?" Chiese il padre al ragazzo di fronte a me, chiaramente imbarazzato quanto me da questa riunione di cui nessuno ricordava niente.
"Si,certo! Giocavamo al parco quando eravamo piccoli, ricordi? Giocavamo sempre ad Harry Potter. Tu eri fissata con Hermione e dicevi che assomigliavo a Draco, ma me la prendevo perché era antipatico!" Le parole del ragazzo uscirono come un fiume in piena, talmente entusiasta di condividere quel ricordo che nel giro di pochi secondi mi riaffiorano alcuni momenti legati a quei pomeriggi passati a giocare insieme.
"Newt? Sei davvero tu?" Sorrisi debolmente
"In carne ed ossa" rispose fiero
"Newt che ne dici di portare Aubrey a fare un giro della città?" Gli suggerì suo padre.
"Certamente. Sempre se ti va" mi sorrise Newt "Prendi un giacchetto, fa un po' fresco qua"
Annuii dirigendomi verso la mia camera a prendere il mio amato giacchetto di pelle rosso prima di avventurarmi insieme al mio amico di infanzia alla scoperta di quella nuova città.
~
" Sei contenta di esserti trasferita?"
" Per me è indifferente a dirla tutta"
"Scusa la domanda indiscreta, ma dove sono tua madre e tua sorella?"
Sentii i muscoli irrigidirsi in tutto il corpo e mi fermai di colpo ignorando il suo sguardo attento su di me.
"Mia madre e mia sorella sono morte in un incidente tre anni fa"
Non guardai Newt ma sentii la bocca aprirsi e boccheggiare cercando di far uscire un suono sordo,cercando di dire qualcosa che però non disse.
"Mi-mi dispiace, io non sapevo che.. scusami, io.."
Ripresi a camminare e finalmente lo guardai in faccia notando tutto il suo imbarazzo " Non fa niente, non potevi saperlo ma non ne voglio parlare, va bene?" Cercai di sorridergli debolmente nascondendo tutto il dolore che avevo negli occhi.
"Assolutamente" si fermò di colpo e in imbarazzo mi chiese "Ti andrebbe di venire ad una festa stasera? A dirla tutta è un compleanno di una ragazza di qua, ma che festa sarebbe senza qualche imbucato?" Sorrise passandosi una mano tra i capelli color fieno.
" Una festa?"
Mi ero appena trasferita in una nuova città, non conoscevo nessuno e forse andare ad una festa non era una delle cose in programma nel primo giorno, però non avevo intenzione di iniziare la mia nuova vita standomene in camera tutti i giorni. Mia sorella non avrebbe voluto che io mi chiudessi in me stessa, avrebbe voluto che mi godessi a pieno i miei diciassette anni.
"Capisco se non ti va, d'altra parte sei appena arr-"
"Ok"
"Come?"
"Vengo" risposi sorridendogli
"Davvero? Grande! Allora è meglio tornare a casa così ci diamo una sistemata prima di andare là"
Newt mi sorrise e iniziò ad incamminarsi accanto a me.
~
"Ci vediamo tra un'oretta allora, ti vengo a suonare"
"Perfetto!"
Chiusi la porta e mi affrettai ad andare a prepararmi per la festa.
Dopo la doccia decisi di asciugarmi i capelli in una piega liscia e di optare per un vestito floreale a manica lunga, molto molto semplice proprio come il trucco che indossavo solitamente.
Spruzzai qualche goccia di profumo sul mio collo e nell'interno dei polsi aspettando che Newt suonasse.
Dopo pochi momenti lo sentii suonare ed entrare parlando con mio padre di quella festa.
Poche volte mio padre mi diceva di no e sapevo che quella volta non lo avrebbe fatto perché stavo facendo esattamente quello che voleva che facessi: amicizia.
Scesi le scale velocemente.
"Ciao, sei pronta?" Mi sorrise Newt che indossava un paio di pantaloni neri e una camicia bianca.
" Prontissima. Ciao papà ci vediamo più tardi"
"Ciao tesoro, fai attenzione"
Andai dietro a Newt chiudendo la porta dopo di me e iniziammo a camminare verso il luogo della festa di compleanno di quella sconosciuta.
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Coup de Foudre ||Dylan O'Brien||
FanficUna ragazza si trasferisce nella cittadina di Beacon Hills in seguito ad una vicenda familiare che la sconvolge nel profondo. Non appena arrivata incontra un vicino molto disponibile che la invita ad una festa... Lei non sa che quella sera inco...