Una ragazza si trasferisce nella cittadina di Beacon Hills in seguito ad una vicenda familiare che la sconvolge nel profondo.
Non appena arrivata incontra un vicino molto disponibile che la invita ad una festa...
Lei non sa che quella sera inco...
Mi ritrovai di fronte ad un grande stabilimento di mattoncini color rosso sporco ed una miriade di studenti pronti ad entrare. Detti un'occhiata in giro e feci un respiro profondo puntandomi proprio di fronte all'entrata. "Ei, andrà tutto bene" mi sorrise Newt dandomi una pacca sulla spalla come a darmi un po' di coraggio che sembrava essersi completamente smarrito. Lo guardai, uscendo dallo stato di trance nel quale mi trovavo, e annuii velocemente mostrando il più falso dei sorrisi. Nella mia testa riaffiorava un solo pensiero: se Jade fosse stata ancora viva, sarebbe stata con me. Entrai nel portone fingendomi disinvolta, dirigendomi verso la segreteria per sapere quale sarebbe stato il mio armadietto. Dopo pochi istanti la segretaria mi indicò il mio armadietto e stampò il mio orario in modo che potessi confrontarlo e seguire tutte le lezioni. "Ottimo, abbiamo quasi tutte le lezioni insieme" sorrise Newt. Mi avvicinai per guardare meglio quel foglio. "Vedi? Matematica, biologia, filosofia" disse indicando le materie sul foglio. "Purtroppo io non seguo letteratura inglese, non a quell'ora perché sono impegnato con chimica avanzata" mi sorrise lanciandomi uno sguardo fugace. Sembrava come sentirsi in colpa di non potermi 'tenere d'occhio' tutto il tempo. Non avrei mai dovuto dirgli dell'incidente. L'unico amico che mi ritrovo ad avere dopo anni sta con me solo perché gli faccio pena. "È lo stesso. Posso cavarmela anche da sola" risposi con tono leggermente altezzoso. "Scusami, intendevo dire che-" "Non preoccuparti, capisco" disse il biondo con un'espressione atona. Mi sentii sinceramente dispiaciuta per lui, non ero che un'ingrata nonostante questo i miei rapporti con le persone non erano mai andati a gonfie vele proprio perché non riuscivo ad esprimermi come volevo quindi lo degnai di un ultimo sguardo prima di lancire un veloce sguardo al mio orario notando che la prossima lezione era proprio Letteratura Inglese. "C-ci vediamo a pranzo Newt" dissi guardandolo e lui annuì increspando le labbra in un sorriso, come se avesse letto la tristezza che regnava nei miei occhi castani. "Grazie" risposi facendogli un sorriso sincero. Vagavo tra i corridoi della scuola cercando la classe di letteratura e quando finalmente la trovai bussai alla porta non essendomi accorta di essere leggermente in ritardo. "Si? Avanti" disse la professoressa Aprii la porta lentamente ed entrando vidi tutta la classe seduta che mi stava fissando. Non sarebbe stato facile essere quella nuova. "S-salve, mi scusi sono in ritardo, io sono-" "Sei la ragazza nuova e si, sei in ritardo" disse l'insegnante guardandomi meglio attraverso le lenti dei suoi occhiali. "Non riuscivo a trovare la classe" risposi cercando di difendermi. "Per questa volta faremo un'eccezione, ma ti consiglio di ricordarti bene dove si trova questa classe,Signorina..." "Stenfield. Aubrey Stenfield" dissi con un tono di voce atono. "Siediti pure dietro al signor McCall, dove c'è il banco vuoto" Andai verso il mio banco senza guardare niente se non la punta dei miei piedi e mi sedetti tirando fuori dalla borsa il libro. Mi ricordo benissimo che continuai a cercare all'interno della borsa la mia penna, ma non la trovai. "Tieni" mi sussurrò una voce all'improvviso. Alzai lo sguardo e di fronte a me trovai il ragazzo della festa, Stiles. Mi stava sorridendo mentre teneva in mano una penna che distrattamente gli cadde di mano. Era davvero un imbranato. Mi chinai per prendere la penna e lo fece anche lui quindi ci ritrovammo a prendere entrambi la penna da terra creando una scena a dir poco ridicola. "Dovresti, ecco, tieni" disse lui velocemente. "Grazie" dissi sorridendo. "Non solo siamo in classe insieme dunque, ma anche compagni di banco" sorrise il ragazzo guardandomi. Venne interrotto da una voce in lontananza, sicuramente quella dell'insegnante. "Stilinski? Vuole continuare lei a parlare delle caratteristiche dei poeti romantici?" Fece questa domanda con una punta di sarcasmo. Non sopportavo quella, dunque decisi di aiutare Stiles meglio che potevo sussurrando ciò che sarebbe dovuta essere la risposta che lui iniziò a ripetere come se fosse un pappagallo "I poeti romantici sono degli innovatori in quanto introducono il concetto di genio individuale e di istinto" L'insegnante si abbassò gli occhiali sopra il naso, rimanendo esterrefatta dalla risposta e anche scioccata visto che il suo intento era quello di provare quanto Stiles fosse disattento in quel momento. Continuò a spiegare e lui mimó un 'grazie' e mi sorrise. Durante la lezione anche Scott McCall si girò e capii che si trattava del ragazzo della festa quindi anche durante letteratura non sarei stata da sola e questo rendeva le cose un po' più semplici. Prima che la campanella suonasse la voce isterica dell'insegnante che avevamo di fronte suonò di nuovo. "Per Venerdì ricordatevi di scrivere il progetto sui poeti romantici , sceglietene uno a piacere ed esaminatelo perché lo esporrete alla classe a coppie" A coppie? Di bene in meglio, odiavo studiare ma ancor di più studiare a coppie. Non mi trovavo mai d'accordo con gli altri. "Argent Alten, McCall Martin" Iniziò a dire i nomi delle coppie che avrebbero lavorato insieme. "Stenfield e Stilinski" disse infine la professoressa lanciando un'ultima occhiataccia ad entrambi. Non mi piaceva quella donna. ~ La campanella suonò e la classe si dileguò velocemente. Fui una tra gli ultimi ad uscire per dirigermi verso il mio armadietto. "Aubrey?" Sentii una voce alle mie spalle dunque decisi di girarmi. "Oh, ciao Stiles. Hai bisogno di qualcosa?" "In realtà volevo chiedertelo io" prese a grattarsi la nuca come se fosse in imbarazzo. "Sai, sei nuova e magari ti serve una mano" Lanciai una rapida occhiata al ragazzo, chiusi il mio armadietto e iniziai a camminare verso l'aula dove si sarebbe tenuta la prossima lezione ritrovandomi Stiles a camminare accanto a me. Non gli avevo risposto e lui nonostante tutto continuava a venirmi dietro quindi decisi finalmente di rispondere. "No, cioè si, cioè in realtà mi ambiento in fretta" sorrisi ad un tratto. "Oh va bene, allora. Ci si vede in giro" rispose fermandosi di botto lui. "Certo" risposi senza voltarmi. "Oh, Aubrey?" Disse ancora una volta, stavolta con il tono un po' più alto in modo che sentissi. Mi voltai. "Grazie di avermi aiutato in classe" sorrise il ragazzo toccandosi i capelli velocemente. Sorrisi di nuovo. E stavolta si trattava di un sorriso sincero poi tornai a voltarmi per dirigermi verso la classe di biologia dove, fortunatamente, incontrai Newt, sinceramente felice di vedermi come lo ero io. La lezione passò in fretta e insieme ci avviammo verso la mensa. ~ "E invece che mi dici di Letteratura?" "Stiamo facendo un ripasso sul Romanticismo, ma odio alla follia quell'insegnante-" "Jennifer Blake? Sembra una tosta e molti ragazzini del secondo anno le sbavano dietro. Una volta è entrata in classe di alcuni miei compagni mandando a tutti un messaggio sul telefono dicendo che quello sarebbe stato l'ultimo che avrebbero ricevuto per quella lezione. È un po' strana" "Si lo è in effetti. Non ho fatto a tempo ad arrivare che subito ha assegnato un lavoro di gruppo" dissi giocherellando con la forchetta causando un risolino da parte del mio amico biondo. "Ah si? E insieme a chi saresti?" "Stiles Stilinski. Sai.. per caso chi è?" "Mh, Stilinski? Oh si, certo. Giochiamo insieme a Lacrosse. O meglio, io gioco, lui sta in panchina. Il Coach ha un po' la fissa della vittoria ed è convinto che Stiles non porterebbe a questo risultato. È il migliore amico di Scott-" "Mccall. Si, lo so. A dire il vero li ho conosciuti alla festa ieri sera" dissi distrattamente continuando a giocare con il cibo che avevo nel piatto. Non sentii Newt parlare dunque posai lo sguardo su di lui e fu pronto a rispondere. "Allora già lo conosci" "So chi è" In realtà quel ragazzo dal naso all'insù e dai mille nei sul volto era stato l'unico ad aver attirato la mia attenzione a quella festa e sapere di farci un compito insieme un po' mi innervosiva, ma decisi che non l'avrei detto a Newt. "Aubrey? Mi senti?" "Come?" Probabilmente Newt mi aveva detto qualcosa, ma io non avevo sentito perché mi ero completamente persa tra i miei pensieri, come succedeva spesso. "Ti ho inoltrato il suo numero. Hai detto che devi consegnare un progetto con lui e questo presuppone lo studiare insieme" rispose distrattamente Newt con il cellulare in mano. Annuii. "Ei ragazzi! Vi va di unirvi a noi per il pranzo?" Scott era di fronte a noi, con fare caritatevole che ci stava indicando un tavolo poco distante da quello dove ci trovavamo io e il biondo. "Si, certo" sorrise il mio amico guadagnandosi un'occhiata fugace da parte mia. Non avevo niente contro Scott o Stiles o nessun'altro, ma preferivo stare in disparte senza dare troppo nell'occhio. Ci dirigemmo tutti dietro Scott che ci presentò al resto del tavolo. "Loro sono Kira, Lydia, Allison, Isaac e Stiles" "Ciao Newt, ciao..." iniziò la biondo fragola che sembrava già conoscere il mio amico, probabilmente perché giocava nellq squadra di lacrosse. "Aubrey" disse ad un tratto Stiles guardandomi e guadagnandosi un'occhiata generale da parte di tutto il tavolo, oltre che il mio imbarazzo. "Che ho detto?" Rispose il ragazzo in modo sarcastico e Scott fece un sorriso seguito da tutti gli altri. Ci sedemmo insieme a loro e ascoltandoli capii che Newt conosceva quei ragazzi e forse proprio per questo aveva accettato di sedersi con loro, io mi sentivo un pesce fuor d'acqua e nel giro di qualche secondo mi ritrovai a fissare un punto indefinito nel vuoto. Sentii un suono ovattato, poi sempre più definito che si concretizzo con una mano sulla mia spalla. Era Newt. "Aubrey, stai bene?" "Si, bene" sorrisi e in quel momento mi resi conto che non era l'unico che aveva l'attenzione rivolta su di me. Stiles mi stava guardando e non capivo bene il perché. "Quando ti sei trasferita?" Mi sorrise Lydia. "Ieri" dissi con naturalezza. "È buffo, di solito le persone tendono ad andare via da Beacon Hills" disse Isaac con tono atono provocando occhiatacce da parte di quasi tutto il tavolo, per poi continuare "Ma, di sicuro ti divertirai" fece una smorfia più che un sorriso. "Intende dire che è una piccola città e come avrai notato, non c'è molto da fare" concluse Scott come a nascondere qualcosa di quello che aveva appena detto Isaac. "Abitavamo a New York. Sono qui con mio padre che lavora in polizia per risolvere un caso di che so io, non mi occupo delle cose di mio padre" risposi con fare ovvio e sbrigativo. Solo in quel momento i miei dubbi si fecero sempre più vivi notando che tutti quelli presenti al tavolo si guardavano senza dire niente. Come se avessero un segreto da custodire. Un segreto di cui al momento non sapevo niente. Per fortuna la campanella suonò ed io salutai fugacemente per poi alzarmi ed andare verso l'uscita. Camminai velocemente verso la strada che portava a casa mia e quando finalmente arrivai mi ricordai di essermi dimenticata le chiavi.
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