Lei era sulla porta, teneva in mano una bambina, o forse un bambino, non lo vedevo bene.
- Dimmi- balbettò.Rimasi lì, sulla porta, incantato dai suoi occhi.
Un anno. Eppure mi fanno ancora lo stesso effetto che mi facevano le prime volte che l'avevo incontrata.
Sentivo una strana sensazione, strana.- Hai dimenticato il tuo telefono- scossi la testa per togliere le immagini di me e lei insieme.
- G-grazie...- disse porgendo la sua mano tremolante per afferrare il dispositivo.- A domani- continuò.
Chiude la porta velocemente, neanche il tempo di salutarla.
***
Afferrai lo sciampo mentre ero perso nei miei pensieri: il mio cervello era rimasto all'evento di quel pomeriggio.
Si è sposata. Si è dimenticata di me. - continuavo a ripetermi.Quei pensieri mi davano fastidio, ma allo stesso modo sembravo essere tranquillo.
Dai troppi pensieri presi la giacca e uscì. Non avevo una meta, sapevo solo che dovevo uscire da quelle quattro mura che mi soffocavano.
Ero perso. Sono stato davvero coglione a trattarla così.
Sorrido come uno stupido a pensare ai bei momenti passati con lei: quando mi buttò nel fiume; quando tentò di nascondersi nell'armadio; quando portava Youssef al parco, persino d'inverno, solo per scappare da me; quando era in cinta del mio bambino...
A quest'ultimo ricordo, di nuovo, la sensazione che sentì qualche ora prima, si fece spazio su di me. E non me ne accorsi neanche che ero già davanti a casa sua e avevo appena suonato il campanello.
- Chi è?- disse con quella sua bellissima voce al citofono.
- I-i-o- balbettai tremolante.
Dopo qualche minuto lei era davanti a me che mi guardava stupefatta.
- Possiamo parlare, per favore?- dissi avvicinandomi.
Senza pronunciare nessuna parola, mi fece segno di entrare in casa. Dall'ingresso si sentiva un buonissimo odore.
- Hai cenato?- disse superandomi e guidandomi verso la cucina.
Scossi la testa negando.
- Perfetto, accomodati.- disse porgendomi un piatto di lasagne
Sorrisi sedendomi.
- Di cosa volevi parlarmi?- disse prendendo un boccone.
Il campanello mi interruppe ancor prima che io potessi iniziare a parlare.
- Oh, dev'essere arrivata. Ci metterò un po', scusami- disse uscendo.
Il pianto di un bambino iniziò a farsi sentire.
Mi alzai velocemente in cerca del piccolo.
La sua stanza era decorata di un azzurro tendente al blu, piena di giocattoli per bambini.
La sua culla era posta al centro della cameretta. Mi avvicinai lentamente con ansia.
Appena mi vide, smise di piangere presentando sul suo piccolo volto un sorriso che mi fece rallegrare il cuore. Sembrava che avesse visto la mamma, o anzi, il papà.
Mi chinai tremolante prendendolo in braccio. Mi guardava fisso negli occhi e sembrava voler dire qualcosa, ma si limitò a sorridere, che feci anch'io.
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Sahar's Story [IN REVISIONE]
RomanceATTENZIONE: la storia è in revisione, per cui ci saranno dei capitoli con ripetizioni o saltati. Sahar è una giovane ragazza marocchina. Pensava che il suo destino non le avrebbe mai sorriso, ma poi dei semplici occhi marroni le travolsero la vita. ...